giovedì, marzo 16, 2006

WHITE ZOMBIE biography


Fabietto, virtuoso chitarrista dei tiratissimi "Maybe Looser" ci racconta la vita di uno dei gruppi che più hanno influenzato artisti del calibro di Mailyn Manson, ma che in Italia non hanno mai avuto particolare fortuna...

Formati nel 1985 dal chitarrista Tom Five e dal cantante Rob Straker (proveniente dal Massachussetts), gli White Zombie vennero alla ribalta della scena di New York grazie a un sound violento e rumoroso che si ispirava a MC5 e Blue Cheer. Rob "Zombie" era un personaggio caricaturale (un nichilista punk senza ritegno), ma la caricatura fini` per diventare un oggetto di culto e trasformare l'heavy metal.

Dopo i singoli God's On Voodoo Moon e Pig Heaven e l'EP Psycho-head Blowout (Caroline, 1986), ancora immaturi e orientati a un dadaismo psichedelico, usci` il primo album, Soul Crusher (Silent Explosion, 1987), caratterizzato da un sound ispido e barbaro alla Birthday Party, con Straker nei panni del primo Cave, ma anche dalla sensibilita` ossianica dei Black Sabbath. Il pandemonio brutale di Rat Mouth, la danza scomposta di Scum-Kill, la cacofonia continuata di Shack Of Hate hanno in comune il modo demente di suonare e cantare (per non parlare di Future Shock, per urla e colpi da asilo). Nonostante il darkrock magniloquente di Drowning The Colossus mettesse chiaramente in luce i loro debiti verso quella tradizione, i White Zombie sembravano piu` che altro discepoli del rock anti-estetico di New York, quello che passa per gli Honeymoon Killers e i Pussy Galore. Qualche campionamento faceva presagire sviluppi non ortodossi.

Il nuovo chitarrista John Ricci impresse la svolta decisiva, verso lo speedmetal degli Slayer, sul successivo Make Them Die Slowly (Caroline, 1989) di due anni dopo. I punk molesti del primo disco vennero spazzati via dalla galoppata alla Deep Purple di Demonspeed e dal pow-wow galattico di Disaster Blaster (forse il loro capolavoro), affogando gli ultimi palpiti ribelli nei fremiti d'acciaio di Acid Flesh e nella grandeur omicida di Godslayer.

La Sexorcisto (Geffen, 1992), composto nel 1990 ma pubblicato soltanto due anni dopo, il primo album del complesso ad essere prodotto e suonato in maniera professionale, si ispira all'ondata grunge di Seattle, che a sua volta i White Zombies avevano ispirato. Al nuovo chitarrista Jay Yuenger si deve gran parte della responsabilita` della svolta che ha portato il gruppo dalle sue origini di suono lento, oscuro e "grinding" a un grunge ballabile e melodico, ferme restando le prerogative "ossianiche" dovute ai testi di Straker (unico supertiste con la bassista Sean Yseult della formazione originaria). Il disco segna anche la maturazione nell'uso del campionamento, che diventa di fatto il quinto strumento della formazione (naturalmente tutti gli "spezzoni" sono tratti da film dell'orrore).
L'incedere "cingolato" di Welcome To Planet Motherfucker nasconde un riff di buon vecchio rock and roll sotto una patina di alta tecnologia e una serie di trucchi da film di vampiri. Un rombo da panzer ancor piu` terrificante mette in moto il cerimoniale inquietante di Soul Crusher e il ralenti' subsonico di Warp Asylum arriva al limite dei Melvins. Lo spiegamento di potenza heavymetal ha pochi eguali nella storia del genere. Meno sismico ma piu` trascinante e` l'attacco continuato di Black Sunshine. Accanto ai riff fanno bella figura anche alcune melodie da manuale, come il grido epico di I Am Legend, degno dei Pearl Jam. Fuori dal tracciato super-heavy avvengono le cose piu` sinistre, come la messa nera di Spiderbaby. Lo show personale di Yuenger inizia in Thunder Kiss '65 con un repertorio impressionante di assoli indemoniati, stilettate fulminee e galoppate mozzafiato, e continua per un'ora. L'altro protagonista del sound e` il basso, un gigantesco ripetitore di istinti bradi sotto forma di riff cupissimi a tutto volume. In questo zoo di "psicolizzati", "schiacciatori di anime", "ragni bebe'", "mostri cosmici" e aberrazioni assortite, in questo gran calderone di voodoo, demonismo, fanta-horror e naturalmente sesso, si celebra la quintessenza dell'immaginario malefico di quella generazione. Cio` che fa di La Sexorcisto un classico del grunge e` soprattutto la costruzione accuratissima e articolata dei brani.

Nel frattempo il complesso si era stabilito a Los Angeles. Nel 1992 il nuovo batterista Phil Buerstatte (dei Last Crack) ha sostituito Ivan de Prume, che era stato con loro dal 1986.

Astro-Creep: 2000 (Geffen, 1995) accorcia ulteriormente le distanze dall'industriale di Ministry e Nine Inch Nails, con un sound molto piu` denso, un atteggiamento meno clownesco e piu` hardcore, campionamenti meno banali e Johnny Tempesta (ex Exodus e Testament) alla batteria. Ormai abilissimi a manipolare tutti gli stereotipi del genere, i White Zombie rendono ancor piu` accessibile la loro musica iniettando ritmiche metronomiche nei riff pachidermici delle due parti di Electric Head, raffreddando con un piglio robotico il rock and roll di Super-Charger, sottolineando una ripetitivita` meccanica nel marasma di schitarrate e tribalismi di I Zombie, scimmiottando il techno nelle progressioni incalzanti di More Human Than Human (il loro massimo hit). Di davvero truculento non c'e` piu` nulla, e due dei numeri migliori hanno poco a che fare con il loro passato: una grottesca Real Solution #9, con il canto filtrato e quasi un tip tap, e El Phantasmo, che eccede in loop ed effetti fino alla parodia. Cosi` ripulito, il loro grand guignol non fa piu` paura neppure agli amanti della new age.

Supersexy Swingin' Sounds (Geffen, 1996) e` un album di remix.

Il gruppo si sciolse alla fine del 1998. La Rob Zombie Band pubblichera` i mediocri dischi solisti Hellbilly Deluxe (Interscope, 1998) e Sinister Urge (Interscope, 2001).

I White Zombie rappresentano una generazione di ragazzi cresciuti guardando alla televisione i serial dell'orrore ("Night Of The Living Dead", "Gilligan's Island"), passando ore al cinema a rivedere i film di George Romero, leggendo riviste come "Fangoria". Al tempo stesso rappresentano i ragazzi dei sobborghi, cresciuti in mezzo al rap, per i quali il campionamento e` uno strumento d'espressione del tutto naturale. E infine rappresentano i ragazzi delle metropoli, cresciuti ripetendo ogni sabato notte il cerimoniale del Rocky Horror Picture Show.

Le varie incarnazioni del gruppo hanno in comune la personalita` di Straker, fanatico dell'orrore, ma in realta` ogni disco e` opera soprattutto del chitarrista di turno, e questo spiega le apparenti metamorfosi dello stile. Straker ha garantito la continuita', grazie al suo omaggio continuato a quella sottocultura. Se i Cramps usano quegli stereotipi per gozzovigliare, Straker li idolatra e vi si immedesima, secondo una tradizione che era iniziata con i Blue Oyster Cult.

Fabio

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1 Comments:

Blogger D.M.M. said...

I white zombie hanno spaccato per un annetto... poi hanno iniziato a fare cagare... SEI TROPPO PRETERNZIOSO!!!

11:04 AM  

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