DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA
Solito appuntamento con gli album che hanno scritto la storia della musica.
Oggi ci spostiamo in California, a Los Angeles precisamente, dove nel 1989 è uscito un disco capace di creare un mito...
L’annosa questione è: quante delle doti intellettuali necessarie alla costruzione di un album di buona musica, ( genio, inventiva, creatività, ironia, passione, consapevolezza, senso estetico, attitudine…) potrebbero tornare utili nella creazione di un album di puro rock’n’roll, magari estremo, ma lontano da qualsiasi fronzolo o orpello di sorta? La risposta è: poche, forse un paio. In tutte le vicissitudini della propria esistenza, le sfumature più estremistiche del rock (punk, heavy metal, hardcore, hardrock) hanno collezionato una sfilza impressionante di facce di merda, e pochissime fra queste si sono poi rivelate all’altezza di un discorso artistico degno di tale nome: perciò non sforzatevi di scavare troppo al di sotto del luogo comune che vuole Axl, Slash, Izzy e compagnia bella degli stronzi da competizione imbottiti di anfetamina fino al midollo. Loro erano degli stronzi da competizione, e per quanto riguarda l’anfetamina diciamo che cominciarono a comprarne all’ingrosso non appena questo disco gli mise qualche soldo nelle tasche. Nonostante questo, anzi, proprio per questo, la potenza insita in “Appetite for Destruction” è qualcosa di inestimabilmente puro e grezzo che puzza esattamente come tutto quel marciume di cui la loro Hellhouse a Los Angeles era piena zeppa: cinque fatti persi si sentivano tanto cazzuti da poter registrare il miglior disco del mondo, ma non ne avevano i mezzi. Così registrarono alla bell’e meglio un semplice rock album e ne venne fuori un capolavoro di cafoneria sonora da far perdere la testa anche al più sfegatato dei fan di Iggy, con tutti i luoghi comuni che piacciono al punk-rocker medio: dalla canzone dedicata allo speed al pezzo ispirato dalla vita notturna fino ad arrivare agli svariati inni al sesso e alle puttane di fiducia, quasi una per ogni componente della band, quasi una per ogni pretestuoso virtuosismo di Slash. Certo quando avessero avuto finalmente i mezzi per incidere un disco che fosse davvero un capolavoro della musica, allora arrivarono i disastri, con quel pappone a due strati di “Use Your Illusion” ambizioso e lambiccato, noioso fino alla morte destinato, grazie a tutti gli dei del rock, ad essere spazzato via dall’ondata grunge che arrivava da Seattle e che mise in ginocchio i Guns fino a trasformarli in quelle spassose macchiette che vedete oggi in TV. Morale per i nipotini: se vuoi essere un artista la tua idiozia ti si ritorcerà contro, ma se sogni di diventare un rocker, tienitela stretta.
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