Biography : CYPRESS HILL
Tutto iniziò nel 1985 in una stradina di un quartiere povero della grande e maledetta città degli Angeli. Los Angeles più che un paradiso è un inferno; quei tre ragazzini che si incontravano nei dintorni di Southgate lo sapevano bene, se lo portavano dentro come un'illuminazione. La stessa illuminazione che li colpì alla vista della piccola collina vicino al grande stradone polveroso. Il nome della via: Cypress Avenue. Indizi si sussurrano a bassa voce. Intanto i tre ragazzini continuano a vedersi ed uscire insieme, iniziano a progettare le prime rime ed i primi scratch che vengono improvvisati su una consolle antidiluviana( a quei tempi il nome del gruppo era Devasting Vocal Excellence); tutto ciò non importa, tutto ciò non è limitante. E' la gavetta, la dura gavetta, ed i Cypress Hill la conoscono fin troppo bene.
Come immaginare formazione più eterogenea: Dj Muggs è un italoamericano trapiantato a forza a Los Angeles da New York, Sen Dog è un cubano (fratello di quell'incredibile Mellow Man Ace che mostrò al mondo il rap in spanglish e che lo distribuì a tutti i suoi "hermanos") e B-Real un messicano dalle origini cubane. I tasselli del puzzle sembrano non tornare. Apparentemente. L'alchimia che si viene a creare tra i tre è magica: le scarne produzioni di Muggs (che si affida a notevoli campionamenti funky spesso inframezzati da sonorità tipicamente ispaniche) permettono ai due mc (dai flow notevolmente diversi ma altrettanto caratteristici) di giostrarsi il microfono con la maggior libertà possibile, svincolati da riff pesanti e ripetitivi. E' il 1991, nasce "Cypress Hill" omonimo album d'esordio del trio di Southgate. La produzione spetta alla Columbia-Ruffhouse che, lungimirante, ha intuito al volo le potenzialità del gruppo.
Il primo singolo è "The Phuncky feel one" la cui b-side è "How i could just kill a man", hit underground che colpì il panorama musicale direttamente in volto. La domanda macabra di B-Real (come posso uccidere un uomo?) risuonava ossessiva per le strade di Los Angeles sconvolte da faide tra gang e drive-by shooting. Una colonna sonora involontaria. L'album vende bene ed il nome dei Cypress Hill inizia a girare con sempre più consistenza; canzoni come "Real estate", "Hand on the pump" e "Latin lingo" rimangono impresse nella memoria collettiva (tanto che vengono riproposte live tuttora a più di dieci anni di distanza), ma è la prima traccia "Pigs" a sconvolgere la critica. Pigs, porci, soprannome nemmeno troppo velato per i poliziotti di Los Angeles colpevoli di numerosi episodi di razzismo legati ad un uso del potere che diviene abuso dello stesso.
Passano due anni ad ecco la conferma. La perla: "Black Sunday". Muggs continua a sfornare beat che ora si colorano di sonorità più cupe. Fitte linee di basso che ottenebrano la mente e l'assopiscono, sonorità ossessive, ipnotiche. "I wanna get high" è la colonna sonora di una generazione di stonati (il mondo ancora si chiede il perchè della frase "catch a hoe and another hoe..Merry Christmas!"), "Hits from the bong" la segue e la completa, l'interludio "Legalize it" non necessita di commenti.
Il lato oscuro del disco si risolve in "Cock the hammer", "A to the K" e "Lick a shot", pezzi di una caratura incredibile che verranno ripresi in versione rock nel disco "Live at the Fillmore".
Il periodo è incredibilmente prolifico: live, show, festival. L'ispirazione non manca e si vede soprattutto in studio. 1995 il terzo passo: "III-Temples of Boom". "Who be the one steppin in the room? Everybody welcome to the Temples of Boom!" Recita così la prima traccia di quest'album allucinato che si proietta come ampliamento di "Black Sunday". Le sonorità si fanno più criptiche presagendo la svolta intimistico-simbolica di "IV". Questi templi del Boom sembrano i potetici simulacri dove viene praticato il culto dei Cypress Hill. Come il cipresso sulla collina-cimitero di "Black sunday" anche "III" si affida molto alla grafica. I teschi iniziano a campeggiare sulle copertine e sui manifesti con maggior frequenza; i toni cupi di grigio e blu che descrivono le ipnotiche geometrie dei templi introducono a quello che è considerato uno degli album più allucinati dell'intera produzione dei "tres delinquentes"
"Boom biddy bye bye", "Killafornia", "Locotes", "Illusions"; ogni pezzo suona come un classico irrinunciabile. Su tutti "Throw your set in the air", superba jam-song che conquista le folle e le platee di mezzo mondo. Ma qualcosa si sta rompendo all'interno ed all'esterno di un gruppo che è sempre stato esempio di coesione e distensione. Gli attacchi di Ice Cube alla sua voce (accusata di essere quella di un castrato) ed alla sua persona non sono piaciuti a B-Real che snocciola insulti in rima su "No rest for the wicked" al grido di "Muggs, make it rough!" (Muggs, fallo cattivo!). Ice Cube non si tace e, nel disco della Westside Connection "Bow Down", si proclama "King of the Hill".
Ora i rapporti sono distesi (la partecipazione dei Cypress ad una sua colonna sonora lo dimostra), ma il buon Cube ha proprio colto un granchio incredibile nell'insultare i Cypress Hill: il futuro lenirà le ferite, ma i pezzi di dissing sono tutti li, nel passato, e, per quanto male facciano, non possono fare a meno di ricordare che Cube non ne è uscito a testa alta.
Gli anni che vanno dal 1996 al 1998 sono anni bui. L'alchimia si è rotta.
Solo Muggs sembra tenere le redini del gruppo; nello stesso anno (1996) produce il suo primo disco solista ("Soul Assassins" nel quale mette a disposizione dei migliori mc mondiali i suoi beat)
La Collina si adagia sulle sue incomprensioni.
1998:il mosaico si ricompone. Muggs richiama B-Real e Sen (gli screzi maggiori erano infatti tra le due voci trascinanti) integrandoli con il percussionista Eric Bobo e con Barron Ricks (membro dei Call'o da wild). La cupezza non è svanita, è solo limitata e convogliata in un progetto di ampia portata dal titolo "IV". Quarto album. Sintetico, criptico al limite dell'incommerciabilità. I fan capiscono e gridano al miracolo. Il mondo dell'hip hop viene sconvolto dai beat di Muggs che, per l'occasione, si permette di integrare i suoi campioni a parti suonate con la massima disinvoltura. La copertina è esemplificativa: tre teschi che si coprono gli occhi le orecchie e la bocca. Non c'è più nulla da dire, nulla da vedere e nemmeno da sentire. Solo fidarsi ed adagiarsi alla poltrona in attesa dei Cypress Hill.
Il 1998 consegna al panorama musicale un gruppo rigenerato. L'incredibile massa di proseliti che segue i Cypress Hill nelle continue esibizioni live (massa altamente eterogenea, come il gruppo d'altronde...) si unisce alle folle dei grandi festival. Inizia così una nuova stagione live per i Cypress Hill, una stagione che li vede impegnati prima nello Smoked Out festival e poi nello Smokefest (al fianco di primizie del calibro di Outkast, Rage Against the Machine e Limp Bizkit) manifestazioni che permettono al trio di Southgate di guadagnarsi un'ottima fama anche nel panorama rock.
1999, soffia un'afosa brezza ispanica: "Los grandes exitos en espanol"; Sen Dog e B-Real, forti delle loro radici latine, sentono il bisogno di riproporre i loro pezzi migliori nella lingua che gli ha visti crescere e muovere i primi passi nel mondo del rap: quel "latin lingo funky bilingual" che era già stato ispiratore di un brano omonimo ("Latin lingo" in "Cypress Hill" del 1991). Nasce così "Los grandes exitos en espanol", una specie di greatest hits
un ottimo lavoro, molto curato e ragionato (grazie anche all'aiuto di Mellow Man Ace) e, soprattutto, estremamente fedele ai pezzi originali pur mantenendo quella carica di calore ed innovazione data dal rap in spagnolo (un vero e proprio ritorno alle origini). L'unico pezzo che non viene ritoccato è "Tres equis" (anche questo presente nel primo album) che era già stato inciso completamente in spagnolo; l'ultimo brano, l'unico inedito, è di un'incredibile potenza metrica e sonora: "Siempre peligroso" (che vede la partecipazione di Fermin IV dei Control Machete) è il classico pezzo-pogo che scatena il panico nelle menti assopite.
Come detto in precedenza "Los grandes exitos en espanol" è un disco di transizione. La realizzazione, seppur difficoltosa e certosina, non placa le aspettative feroci dei fans.
Esce "Skull&Bones". Due cd, uno rap classico ed uno rock. Due cd non per la commercializzazione (che si sa, ne risente notevolmente) ma per far capire che la loro anima si divide in due parti imprescindibili e complementari. "Skull side" è, a mio parere, una gemma grezza. Grandi idee, grandi progetti, ma una realizzazione che risente della poca cura e passione. Le basi non incidono particolarmente (anche se pezzi come "Highlife" e "(Rap) Superstar" rimangono dei capolavori) e gli mc sembrano trascinarsi stancamente in attesa di qualcos'altro. In attesa di qualcosa di nuovo. "Bones side": i dubbi si dissipano immediatamente. Una miscela esplosiva di rap-rock che ha il pregio di fondere in se il meglio di entrambi i filoni. Un crossover inestricabile dove la rabbia di Sen e la voce meliflua di B-Real si incastrano alla perfezione. Brad Wilk(batteria): RATM, Christian Olde Wolbers (basso) e Dino Cazaares (chitarra): Fear Factory, Andy Zambrano (chitarra) e Jeremy Fleener (basso): SX-10. Questa volta non ci si è sprecati in quanto ad ospiti, e, con una formazione così, ti senti quasi obbligato a dare il meglio di te.
La nuova carica musicale e compositiva nata dalle sperimentazioni dei Cypress trova la sua dimensione ideale nell'ambito live, settore nel quale i Cypress Hill hanno sempre dimostrato di non avere nulla da imparare anche da gruppi ben più quotati. La nuova line-up per i tour prevede (oltre agli inamovibili Muggs, Sen Dog e B-real) Eric Bobo alle percussioni, Jeremy Fleener ed Andy Zambrano alle chitarre e Franck Mercurio al basso.
Viene alla luce "Live at the Fillmore" (storico locale di S.Francisco) nella duplice veste di album e DVD. E'il primo live-album dei Cypress Hill e devo dire che se ne sentiva tutto il bisogno.
Muggs inizia a lavorare febbrilmente su beat e campioni, vengono contattati diversi musicisti (con il solito zoccolo duro formato dagli SX-10) ed ospiti, si scaldano le voci ed i microfoni: tutto è pronto per "Stoned Raiders". Il singolo trainante è "Lowrider" che ricorda, nelle sonorità spagnoleggianti e nel ritornello musicale, le prime espressioni funk del trio di Southgate, ma non lasciamoci ingannare, "Stoned Raiders" non è un ritorno al passato bensì una riproposizione in chiave moderna delle sonorità che hanno caratterizzato la loro carriera. Pezzi rap tipicamente west coast ("Southland Killers", "L.I.F.E.", "Lowrider") si alternano a jam-song ("Red, Meth & B", "Kronologik"), a brani visionari ("Memories", "Psychodelic vision") ed a incroci rap-rock ("It ain't easy" e la magnifica "Triuble"). La storia del gruppo sembra concentrarsi in 73 minuti densi di musica, 73 minuti di passione e di ricordi; 73 minuti di innovazione.
2002: progetti di transizione in attesa di un nuovo disco; Muggs pubblica "Dust", un disco interamente curato da lui che riprende le sonorità trip-hop espresse assieme a Tricky e le integra con produzioni drum&bass. E' l'ennesima dimostrazione della duttilità di Muggs, un produttore che non ha nulla da invidiare ad altri più famosi e commercializzati. Il 2002 è anche l'anno di "Stash", un breve ep di 6 tracce destinato al mercato statunitense, dove si trovano remix di brani classici come "Illusions", "Throw your set in the air" e "(Rap) Superstar". "Stash" è il preludio, l'attesa; un antipasto che preannuncia un ben più lauto banchetto. Due anni, due anni è il tempo che abbiamo dovuto aspettare per gustarci il "pasto". 2004: "Till death do us part", "Finchè la morte ci darà una parte". Frase sibillina che suona come un manifesto di "eternità musicale". I Cypress Hill sono qui, nel mondo del raap, nel mondo del rock...nel mondo della musica che conta. I Cypress Hill sono qui e lo sono per restare.
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