I martiri del rock : JIMI HENDRIX
Jimi Hendrix è stato considerato all’unanimità il più grande chitarrista elettrico di tutti tempi. La sua vita si concluse tragicamente. Era il 18 settembre 1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di una stanza del Samarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessiva di barbiturici. Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata “misteriosa” come un po’ tutte quelle delle rockstar. Intorno al patrimonio di Hendrix si è scatenato un vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, fu uno degli artisti più sfruttati dall'industria discografica, che non esitò a pubblicare tutto ciò che egli aveva suonato. L'ultima uscita, in ordine di tempo, è “The Jimi Hendrix Experience”, un box di hit e inediti assemblato dalla Hendrix Foundation (di fatto il padre di Jimi, Al).
Ma al di là del valore dei suoi dischi (Are You Experienced? ed Electric Ladyland i migliori), il musicista americano segnò la storia del rock inventando un nuovo stile di suonare la chitarra, uno stile vulcanico, che ruppe con la tradizione e aprì nuove frontiere alla sperimentazione sugli strumenti musicali in genere.
Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 lascia la scuola per darsi al vagabondaggio, guadagnandosi da vivere con gruppi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver prestato servizio militare come paracadutista, a 21 anni si inserisce nel giro dei session-man. Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo primo complesso e ottiene un contratto per esibirsi regolarmente. Jimi è già padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della sua chitarra, ma l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani fenomeni bianchi. La fama del prodigioso chitarrista giunge però alle orecchie di Chas Chandler, ex-Animals, manager a New York in cerca di nuovi talenti. Chandler lo porta con sé a Londra, dove gli procura una sezione ritmica, lo introduce negli ambienti rock e nel colorato mondo del flower-power inglese, propiziando l'amicizia con Donovan. Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli “Hey Joe” e “Purple Haze”, cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso. Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro, oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo.
L'eco delle gesta dell'indemoniato performer giunge così in America. Nel frattempo, nel '67, viene pubblicato Are You Experienced?, primo album della Jimi Hendrix Experience, il trio che il chitarrista ha formato col bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell. E' una straordinaria opera prima, che segna il passaggio da un rock-blues ad alto potenziale a una musica magmatica che rincorre la psichedelia arricchendola di richiami all'esoterismo afroamericano ma, soprattutto, di un modo di suonare la chitarra mai visto in passato.
Il punto di partenza è il blues, con cui Hendrix cala nel suo sound lo stesso aroma di zolfo del Delta blues di Robert Johnson, ma utilizzando ogni possibile effetto (distorsioni, delay, wah-wah) e ogni parte del suo corpo (tutta la mimica della mano, del braccio, persino della bocca) per tirar fuori dallo strumento il maggior numero di suoni, voci, timbri, quasi fosse un corpo posseduto da esorcizzare. Con Hendrix, nasceva la moderna chitarra elettrica: non più semplice strumento, ma voce e orchestra al servizio del rock. Si passa così dalla grinta sensuale di “Foxy Lady” al soul viscerale di “Fire”, dall'attacco epilettico di “Manic Depression” alla lunga cavalcata psichedelica di “Third Stone From The Sun”, durante il quale la voce (filtrata e rallentata) mormora parole oscure e la chitarra si impenna in un caos di sibili e vibrazioni, fino all'esplosione finale.
Il festival di Monterey (18 Giugno 1967) è la consacrazione di Hendrix come animale da palcoscenico. Al termine della sua estenuante esibizione (con una versione demoniaca di “Wild thing”), dopo aver dato fuoco alla chitarra, raccoglie un'ovazione interminabile. In breve la sua Fender, simbolo fallico, idolo sacrificale, immolata sull'altare del palco al termine dei suoi concerti, con tanto di roghi e distruzioni selvagge, diventa la più potente icona del rock.
Dopo l’uscita di Axis bold as love, disco più morbido con tenere ballate come “Little Wing”, “Bold as love” e “Castles made of sand”, arriva il terzo album, il doppio Electric ladyland, con il bolgie frenetico di “Crosstown traffic” e le due lunghe jam psichedeliche di “Voodoo Chile” e di “1983”. E’ l’occasione anche per cogliere meglio il senso delle liriche di Hendrix, sempre inquiete ed equivoche, piene di riferimenti alla morte, alla religione, alla magia e al soprannaturale. “I miei testi nascono spesso dai sogni che faccio – aveva raccontato -. Ad esempio ‘Purple Haze’ è la ricostruzione di quando ho sognato di camminare sott’acqua”. E le ballate blues mettono in luce tutta la compostezza del suo canto, che riesce ad essere insieme limpido e lancinante, calmo e sofferto, acido e caldo.
Ma già nel 1968 comincia il declino fisico, morale e artistico di Hendrix. Insorgono i primi dissidi all'interno dell'Experience. E lo stesso chitarrista sembra più dedito agli atteggiamenti provocatori che alla musica. Viene arrestato in Svezia per aver sfasciato una camera d'albergo. L'anno dopo si separa da Chandler. Viene arrestato due volte la prima per teppismo, la seconda per droga. Quindi si trasferisce a New York, dove frequenta le "Black Panther". Ma il palco è ancora il suo regno. Ad agosto, trionfa a Woodstock con una versione tutta distorta dell'inno americano (“Star spangled banner”), con la sua chitarra che imita i bombardamenti del Vietnam.
La sua smania di libertà tracima in eccessi continui. “Sono gentile con le persone finché non cominciano a urlarmi intorno – racconta in un’intervista a Melody Maker -. Qualche volta vorrei mandare al diavolo il mondo, ma non è nella mia natura. Quello che odio è la società di oggi, con le sue relazioni di plastica e i suoi compartimenti stagni. Io rifiuto tutto questo. Nessuno mi ingabbierà mai in una scatola di plastica”. Ma Jimi comincia a sentirsi stritolare dalla macchina del successo di cui lui stesso è stato un docile ingranaggio. E l’angoscia gli cresce dentro. Come scrive il critico Paolo Galori, l’ultimo Henrix è “un musicista solo e visionario, pronto a volare ancora più in alto, fino a bruciarsi le ali, distrutto dagli eccessi nel disperato tentativo di non replicare se stesso di fronte a chi gli chiede prove della sua divinità”. E lui, il suo epitaffio, lo aveva già scritto: "La gente piange se qualcuno muore, ma la persona morta non sta piangendo. Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, perda il controllo e faccia tutto ciò che vuole”.
Dopo aver formato il primo complesso rock di soli neri, la Band of Gypsies, con Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso, si esibisce nell’agosto 1970 all'Isola di Wight. Un mese dopo, lo ritrovano morto a Londra, vittima di un’overdose di barbiturici. “Prima o poi doveva succedere”, commenterà laconico Chandler.
Gli afro-americani, che avevano già perso per morte violenta sia l'"apostolo" Martin Luther King, sia il leader del loro orgoglio Malcom X, perdono anche colui che aveva restituito la paternità nera al rock’n’roll. La morte di Hendrix, seguita 16 giorni dopo da quella di Janis Joplin e nove mesi dopo da quella di Jim Morrison, chiude un’era: quella dei raduni oceanici, della contestazione in musica, della psichedelia senza confini, del rock dell’utopia estrema. Addio sogni hippy, addio età dell’Acquario. Gli anni ’70 sono già alle porte, nuovi generi e nuove rockstar sono in arrivo, ma l'eco della chitarra distorta di Hendrix continuerà a risuonare in tutta la musica che da lì in poi ascolteremo.
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