venerdì, settembre 23, 2005

I martiri del rock : KURT COBAIN

Kurt Donald Cobain nacque il 20 febbraio 1967 in una piccola città nello stato di Washington. Era il primogenito di Donald, meccanico, e di Wendy, casalinga che in seguito trovò lavoro come segretaria. Nel giro di tre anni l'arrivo della sorella Kin completò la famiglia. I primi ricordi di Cobain, bambino curioso e vivace, sono davvero felici: cantava, disegnava, recitava, ma poi, intorno al suo ottavo compleanno, la madre chiese il divorzio e così incupito e chiuso in se stesso, Kurt visse per circa un anno con lei, prima di trasferirsi dal padre. Ad accentuare il problema della sua vita familiare fu il fatto che la casa in cui abitava era un parcheggio per roulotte nel centro di Aberdeen, una rinomata comunità di taglialegna non certo per la loro disponibilità verso disadattati sensibili ed estrosi. A Kurt, spesso in mediocri condizioni di salute, veniva somministrato il Ritalin, per mitigare la sua iperattività di fanciullo. In seguito gli vennero però diagnosticate bronchiti e scoliosi. Nonostante questo, la sua fragile struttura venne messa in secondo piano dal suo carattere sempre più ostinato. In un elogio commemorativo, lo zio Larry Smith ha raccontato di quando Kurt fu picchiato da un taglialegna di quasi cento chili. Il ragazzino non reagiva, anzi, sorrideva mostrando il dito medio al suo aggressore ogni volta che veniva sbattuto a terra. Alla fine, l'omone lasciò perdere e se ne andò. Ma non tutte le paure sono visibili a occhio nudo. Per alcune persone, come per Cobain, possono esistere in un punto del corpo dove nascono le urla. Nel 1979 la famiglia Cobain dovette affrontare il suicidio di uno zio. Cinque anni dopo un altro zio morì suicida. La vita in famiglia non era certo facile. Quando Donald Cobain si risposò con una donna già madre di due figli, il rapporto già teso con il padre andò in pezzi : buttato fuori di casa, Kurt andò a vivere con degli zii, prima di tornare nella casa paterna. Un altro scontro lo costrinse tuttavia a fare ancora le valige. E poi ancora. In breve, tra il 1975 e il 1984, Kurt visse un po' con suo padre, con i nonni paterni e con tre zii. Finalmente, convinse sua madre a ospitarlo nella sua abitazione. La permanenza durò un anno. Anche Wendy Cobain si risposò e l'impatto di un figlio eccentrico su una ambiente già in crisi creò una fortissima tensione. Una sera, dopo avere scoperto che il marito la tradiva, Wendy gli puntò un'arma alla testa minacciando di ucciderlo. I figli videro la madre che tentava di caricare l'arma senza successo. Alla fine, la donna esasperata raccolse tutte le armi da fuoco che c'erano in casa, uscì nel cuore della notte e le gettò nel fiume Wishkah. Il giorno seguente, dopo aver pagato due ragazzi per ripescarle, Kurt vendette le armi e col ricavato ci comprò il suo primo amplificatore. Nel frattempo il punk rock stava prendendo piede ed esprimeva le stesse cose che Cobain sentiva: disperazione, rabbia, mancanza di artificio. Abbandonò la scuola, fu cacciato dalla casa materna e rimbalzato dal divano di un amico alla macchina parcheggiata sul retro dell' abitazione di un altro conoscente. Per un po' Cobain visse addirittura sotto un ponte : quello che attraversava il fiume Wishkah. Parlò con il suo amico Chris Novoselic della possibilità di formare un gruppo; nel giro di un paio d'anni e dopo aver cambiato qualche nome, nacquero i Nirvana. La liberazione letterale e spirituale di Cobain giunse finalmente nell'autunno 1987. Olympia ed Aberdeen distano solo sessanta chilometri, ma per Kurt rappresentavano due estremi, come il paradiso e l'inferno. La prima divenne per lui la base psicologica. Trasferitosi a vivere nella nuova città con la sua ragazza, Tracy Marander, Kurt scoprì una comunità che accolse e apprezzò il suo talento. Subì il fascino di Calvin Johnson, leader dei Beat Happening e capo della K Records, il cui marchio, Cobain, si fece tatuare sull'avambraccio. Oggi si può dire che i giorni ad Olympia equivalsero all'istruzione e alla vera formazione di Cobain. Battezzò "Calvinisti" i seguaci di Johnson, si dedicò a collage e disegni e iniziò a scrivere testi e a provare seriamente con i Nirvana. Nel 1988 il gruppo aveva ormai registrato una serie di demos e pubblicò il suo primo singolo con la Sub Pop, Love Buzz / Big Cheese . Nel 1989 il loro album di debutto "BLEACH" dimostrò che si trattava di qualcosa di promettente ed insolito. Era sconvolgente e abrasivo, ma possedeva una qualità che era stranamente familiare, che trasmetteva un senso di conforto. I Nirvana partirono in tour, sostituirono il batterista Chad Channing con Dave Grohl e si prepararono a registrare nuovamente. A questo punto avvenne il grande passo. "NEVERMIND" uscì nel settembre 1991 con scarsa pubblicità e ancor meno aspettative. Nell' arco di qualche mese divenne il primo disco punk rock a raggiungere l'apice delle classifiche e vendette alla fine dieci milioni di copie in tutto il mondo. Stracolma dei conflitti del suo autore, la musica presentò Kurt Cobain al mondo. Era violenza e rifugio, colpiva nell' esatto momento in cui leniva il dolore. Al di là del messaggio in esso contenuto, fu il carattere di Nevermind a catturare quel che gli ascoltatori desideravano esprimere. Esso urlava. Fuori dal palco, invece, Cobain era tranquillo, malinconico ed introverso. E gli episodi che lo avvolgevano in maniera vorticosa avevano spesso una risonanza molto maggiore rispetto alla realtà. I Nirvana stavano cambiando il volto della musica degli anni '90 e, nonostante i tentativi di Cobain di starsene in un angolino, lontano dalla luce dei riflettori, era sempre nell' occhio del ciclone. Si portò dietro storie di droga che lo afflissero fino alla fine dei suoi giorni. La sua storia di amore con Courtney Love, lasciò una scia di racconti, come un sentiero carico di detriti. Mesi dopo il matrimonio della coppia (avvenuto alla Hawaii il 24/2/92) e poche settimane dopo la nascita di Frances Bean (18/8/92), Kurt se ne stava seduto sull' erba a giocare con la sua bambina al "MTV Video Music Awards". Sorrideva al ricordo della sua amorosa baldoria punk con Courtney Love. "Mi spiace" disse. "Era una specie di rituale animale di accoppiamento. Adesso sono papà, è cambiato tutto." In realtà era cambiato ben poco. Le voci sul consumo di eroina della moglie durante la gravidanza condussero a una lunga battaglia con il dipartimento dei servizi sociali all'infanzia di Los Angeles per la custodia di Frances Bean. Una lite domestica, durante la quale la polizia requisì un certo numero di armi da fuoco, procurò titoli a lettere cubitali anche quando i Nirvana non stavano suonando. Dopo l'uscita di "INCESTICIDE", una raccolta di singoli e brani minori, la formazione registrò "IN UTERO", prosecuzione ispirata e meno commerciale di Nevermind. Il disco del 1993 fu al centro di una controversia con la Geffen, l'etichetta dei Nirvana, che verteva sulla produzione dell' album. Gli amici si cominciarono a preoccupare per i tentativi di Cobain di combattere l'eroina. Ma c'era la musica. In Utero raggiunse il primo posto delle classifiche. Il gruppo fu ospite principale ad un concerto di beneficenza a favore delle vittime dello stupro in Bosnia, partì per un tour e partecipò a una brillante esibizione a "MTV Umplugged" che, tristemente divenne una specie di epitaffio dei Nirvana. Le amicizie e il matrimonio, malgrado la pessima pubblicità da cui era circondato, sembravano dare a Cobain il gusto più vero della felicità e, addirittura, della pace che non aveva mai conosciuto. E poi, naturalmente, c'era Frances Bean: la splendida bambina che portava il nome dell' attrice Frances Farmer, un'altra figlia di Seattle che fu tormentata dalla celebrità e dallo scontro della sua visione artistica con i suoi demoni personali. Al di là delle difficoltà, sostengono gli amici, Kurt si rese conto che sua figlia era stato il regalo più grande. Il fatto che il mondo lo stia piangendo insieme alla sua famiglia testimonia il potere dell' incertezza e del bisogno di purificazione condivisi da Cobain. Malgrado i tentativi di dipingerlo in modo diverso, Kurt Cobain non era la reincarnazione o la manifestazione del nuovo idolo della sua generazione. Era semplicemente Kurt Cobain, un elemento singolare e paradossale di una generazione piena di individui singolari e paradossali come lui. Era un uomo estremamente fragile che possedeva però un urlo così penetrante da esplodere nel silenzio delle radio di fronte al rock dell' epoca di Nevermind. Era un appassionato genuino della musica, che aveva restituito ai suoi idoli quanto essi avevano dato a lui. A volte era dolce, altre passivamente antisociale e preferiva ritirarsi in se stesso piuttosto che sputare in faccia a coloro che voleva evitare. Era figlio di un divorzio, marito e padre. Era tossicodipendente. Era un appassionato difensore dei diritti delle donne e degli omosessuali. E ormai, è un altro numero nelle statistiche del tasso nazionale dei suicidi, raddoppiato negli ultimi dieci anni. Kurt Cobain è morto a ventisette anni. Lascia una moglie che lo amava, una figlia che non lo conoscerà mai e milioni di sconosciuti le cui vite sono state certamente arricchite dalla sua presenza.

MARCO S.

2 Comments:

Blogger D.M.M. said...

C'è chi pensa bene... lei è una troia tossica da 4 soldi...

2:32 PM  
Blogger D.M.M. said...

Anche il vecchio Cliff arriverà... abbi pazienza

3:02 PM  

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