martedì, giugno 19, 2007

RECENSIONE DELLA SETTIMANA

MERCOLEDI' SCORSO E' USCITO IL NUOVO DISCO DEL REVERENDO MARILYN MANSON. UN DISCO DIVERSO, PIU' MATURO, NEL QUALE GLI ECCESSI, COME AVEVAMO GIA' VISTO NEL LIVE DI MILANO, SONO STATI MOLTO MA MOLTO RIDIMENSIONATI...


TITOLO : Eat Me, Drink Me
ARTISTA : Marilyn Manson
GENERE : Hard Rock
ANNO : 2007
PROVENIENZA : Ohio (USA)

Spogliato. Così si presenta l’artista, struccato e paurosamente simile alla persona, all’anagrafe Brian Warner. Dimenticate il “God Of Fuck”, scordatevi l’Anticristo, lo spauracchio, il freak depravato che ha scandalizzato il mondo intero. Dopo aver passato gli ultimi mesi a dimostrarsi artista a trecentosessanta gradi, passando in maniera inaspettata e abile da poesia a pittura a recitazione, dopo aver messo sotto i riflettori matrimonio e separazione dalla starlette Dita Von Teese, Manson ostenta un lavoro strettamente autobiografico, scevro delle collaborazioni importanti (Trent Reznor, Twiggy Ramirez, John 5), orfano della violenza verbale e della furia iconoclasta come svuotato degli anthem elettrici che hanno caratterizzato il personaggio più pericoloso della storia recente del rock. Musicalmente si riparte dal picco commerciale di “Personal Jesus”: i suoni sono ora vicini alla new wave, alla ballata gotica sofferente e suadente, sempre obbligatoriamente pennellata in tinture plumbee e orrorifiche, cariche della sessualità perversa e vampiresca di cui il personaggio si è sempre fatto portatore. Protagonista assoluto degli undici pezzi, Manson canta la disperazione amorosa aiutato dall’ex bassista Skohld, autore di una prova sopra le righe nella inedita veste di chitarrista: drammatico, teatrale, depressivo ma anche elettrico e vibrante sa movimentare l’umore statico della raccolta con assoli importanti. Un album lento, depressivo e pesante, e necessario nel percorso dell’artista, oggi poco credibile nei panni dello shock-rocker, che tenta una via inedita e intimista, colpendo nel segno con il goth pop di “Heart Shaped Glasses”, la dark love story di "If I Was Your Vampire" e le reminescenze di David Bowie di "Putting Holes in Happiness". Il problema è uno solo: dopo la prima metà l'album scivola nella perdizione, tra un occhiolino ai fan storici e degli strascichi tormentati che abbassano considerevolmente la valutazione finale. C'è poi da interrogarsi sulla veridicità delle dichiarazioni del nostro, che gira con una ragazza della metà dei suoi anni e continua a dichiararsi cuore spezzato... ma preferiamo fermarci alla musica: di album interamente validi Marilyn Manson ne ha fatto uno solo a parere di chi scrive, e questo "Eat Me, Drink Me" non sfugge alla regola di una discografia fatta di album belli solo a metà. Togliendo tutta l'effettistica inoltre non rimane una voce così bella da poter far brillare quest'album, parzialmente inconsistente. Speriamo l'umore non influisca sulle prove live, perchè se così fosse le tenebre calerebbero sempre più fitte su Marilyn Manson.