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ULTIMO GIORNO LAVORATIVO DELLA SETTIMANA (PER VOI) E ULTIMO POST FINO A LUNEDI'.
BELL'ARTICOLO DEDICATO ALLA COMPILATION HC USCITA DI RECENTE...
SEE YA!
p.s. : PER IL WEEK END VI CONSIGLIO : S.D.E. LIVE STASERA ALL'AURORA E S'AGAPO' DOMANI...
QUATTROASSI COME BACK 4 JAMI...
In primis, perché esce quasi in contemporanea con la versione italiana del documentario American Hardcore, un’opera che da una parte ripercorre in maniera toccante le origini e l’apice della scena hardcore mondiale, dall’altra si crogiola nel dichiarare morto lo spirito della scena con il finire del glorioso decennio, così da inficiare gli sforzi di tutte quelle persone che da allora si sono fatte il cosiddetto mazzo per portare avanti (con alterne fortune e più o meno encomiabile attitudine) quei valori e quegli ideali.
In secondo luogo, perché siamo reduci da un periodo di ristampe che hanno scandagliato in lungo e largo l’indimenticabile prima ondata italiana, quella dei vari Raw Power, Negazione, Declino, Crash Box, Indigesti e chi più ne ha più ne metta, ma che hanno anch’esse fermato le lancette alla fine degli anni Ottanta, ovverosia al termine del primo (e in qualche modo irripetibile) slancio creativo.
In realtà, mi permetto di dissentire in qualche modo da questa visione categorica delle vicende e degli accadimenti. Non tanto perché errata in via di principio, quanto perché viziata da una sorta di “mood” nostalgico proprio più dell’universo rock cui l’hardcore si opponeva che dello spirito iconoclasta e creativo dei pionieri dello stesso.
In realtà, più che finire, la scena mutò e in qualche modo si definì/spostò, così che venne ineluttabilmente meno parte della varietà iniziale, con la conseguente codificazione di un linguaggio che via via finì per stabilizzarsi e (purtroppo) livellarsi. Eppure al contempo si innescò una nuova reazione a catena, che portò nel decennio successivo alla nascita di moltissime realtà, tutte volte a riaccendere la fiamma e a proseguire quanto iniziato dalla generazione precedente.
Al di fuori di ogni discorso accademico sulla fedeltà ai principi originari e sulla validità delle nuove strade intraprese, resta indubbio che le nuove leve misero anima e corpo nella creazione di una nuova scena e fecero del tutto per non sfigurare di fronte ai predecessori.
Questa raccolta, dicevamo, ripiana in qualche modo la situazione e riporta in vita alcuni delle migliori espressioni di quel periodo: Growing Concern, Think Twice, Open Season, Maze, Creepshow e Reality. Quello che accomuna queste band è la scelta di abbracciare una filosofia positiva che prende spunto dall’originario movimento straight-edge e ne attualizza il messaggio, così da allargarla a ogni aspetto della vita quotidiana e della crescita personale. In breve, l’hardcore non viene utilizzato come mera espressione di ribellione e di guerra alla società, ma anche come tappa dell’evoluzione individuale, come scelta di seguire valori positivi e di fare la propria parte per migliorare la società, come volontà di utilizzare un approccio mentale costruttivo e non meramente “contro”.
Perfetta sotto questo profilo la scelta di corredare il booklet con i testi dei brani e brevi dichiarazioni da parte di alcuni dei protagonisti, così da rendere accessibile anche a chi non era presente allora il pensiero e l’attitudine di quelle formazioni.
Ovviamente, ciascuno resterà della propria opinione, ma sarebbe davvero cosa sciocca fare come chi asserisce che il rock è morto negli anni Settanta. L’hardcore in fondo non potrà mai realmente morire, visto che non è uno stile musicale ma un modo di porsi nei confronti della vita: se così non fosse, sarebbe davvero futile continuare a scriverne nel 2008.
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