mercoledì, maggio 10, 2006

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


La recensione di questa settimana non poteva che essere dedicata al nuovo lavoro dei RED HOT CHILI PEPPERS, uscito pochi giorni fa in Italia e prontissimo a scalare le classifiche di tutto il mondo.

TITOLO : Stadium Arcadium
ARTISTA : Red Hot Chili Peppers
GENERE : Rock / Funky
ANNO : 2006
PROVENIENZA : California (USA)

Questa volta nessuno è morto, nessuno è uscito dal gruppo, nessuno è nudo... questa volta è solo un doppio album.
Le band crescono, invecchiano, peggiorano, migliorano, cambiano pelle. Il modo in cui viene recepito il cambiamento dipende da come i fan sono cresciuti, invecchiati, peggiorati o migliorati nel frattempo. Se un surfer capellone palestrato si esaltava per il funk corposo di dischi come Mother’s Milk e venti anni dopo ancora non si arrende all’idea che le cose siano cambiate, magari ascoltando Stadium Arcadium si irriterà e ne parlerà male, dicendo ad alta voce che i Red Hot Chili Peppers ormai fanno schifo, si sono venduti, si sono ammosciati, non c’hanno più la carica. Poi magari c’è uno che venti anni fa ascoltava solo i Beach Boys. Per venti anni ha ascoltato soprattutto i Beach Boys, e ora che anche i Red Hot ascoltano i Beach Boys e ne traggono ispirazione magari dirà che Kiedis e compagni finalmente hanno trovato la loro vena creativa, finalmente scrivono canzoni, finalmente sanno cantare. Insomma, dipende dal punto di partenza.

Il punto di arrivo però rimane lo stesso. Ed è questo avventuroso miscuglio di pugni e carezze, muscoli e sentimenti. Il punto di arrivo è, senza mezzi termini, una delle due-tre rock band più grandi al mondo. Lo dicono i numeri. E raramente mentono. Che questa super rock band dopo più di venti anni di successi e tragedie ancora abbia voglia di registrare ben 38 nuovi brani perché ne ha voglia è il vero bonus. Alla fine ne hanno scelti 25 per un album doppio. Dal sapore epico, fin dal titolo. Quel surfer capellone non potrà non apprezzare il disco funk di 21st Century. Quel fan dei Beach Boys, che avrà già amato l’ultimo album By The Way, adorerà ballate come Hey. Poi ci sarà quello che dirà che un brano come She Looks To Me dovrebbe avere come sottotitolo: “L’ennesimo brano dei Red Hot Chili Peppers”. E nell’economia di 25 brani ci sta.
Però nessuno, né il surfer né l’amante dei Beach Boys, né l’ultimo arrivato né il fan della prima ora, potrà negare che John Frusciante è uno dei migliori chitarristi della sua generazione. Così sicuro di sé ormai da trasformarsi senza vergogna in Santana e Clapton in Warlocks e Hard To Concentrate. E in una delle due tre rock band più importanti al mondo il chitarrista fa la differenza.