martedì, maggio 02, 2006

THE ORIGINAL SOUNDTRACK


Col ritorno dal mio recente viaggio in terra Scozzese, inizia una nuova rubrica di DIFFERENT MUSIC, dedicata alle colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema mondiale, lasciando il segno nei nostri stereo.
Partiamo proprio dalla Scozia, con la Colonna sonora di Trainspotting, un film culto accompagnato da musiche strabilianti.

Dover parlare di Trainspotting significa non saper da dove iniziare: il film, il libro, la colonna sonora, Irvine Welsh, gli attori presenti nella pellicola, la brit early '90 techno-trance scene, il problema della droga e della microcriminalità giovanile, l'opportunità o meno di proiettare film simili nelle sale cinematografiche.

Noi siamo contro ogni forma di bigottismo e siamo qui ad esaltare quello che è stato indubbiamente uno dei fenomeni narrativi e cinematografici inglesi dello scorso decennio, uno di quei fenomeni "alternativi" che lentamente ed epidemicamente divengono "di massa" e punto di riferimento per un nuovo genere che si stacca dai precedenti e diventa "a sé stante".

Che tipo di musica poteva ascoltare il protagonista tipo di un romanzo simile?
Di quali pillole musicali poteva nutrirsi?
In quali generi potevano identificarsi i giovani di quel periodo?
I chitarroni dei Guns e della scena grunge avevano già spazzato via il rock troppo plastificato degli anni '80; gli abituali frequentatori dei dance floor si erano stancati della dance a battuta lenta da ballare sulla mattonella e trovarono nuovi stimoli dapprima nella breve stagione dell'acid-jazz e subito dopo in quella più fortunata della house e della techno.

Il soundtrack di Trainspotting riesce a coniugare tre anime.
La prima anima è quella dei classici del rock, qui rappresentati da due intoccabili, due icone che sovente raccontano storie metropolitane ripiene di sesso sfrenato, droga, violenze e piccoli crimini: Lou Reed (presente col superclassico Perfect Day tratto dal capolavoro Transformer) ed Iggy Pop.
Il film contribuì non poco al rilancio in grande dell'Iguana, qui protagonista con la trascinante Lust for Life (una via di mezzo fra la spensierata cavalcata rock e la potenza di uno schiaffo in pieno volto piazzato proprio in apertura del disco) e la soffusa Nightclubbing, azzeccata scelta che ci introduce alla seconda anima della colonna sonora: la club-culture.
I rave party, spesso clandestini, furono straordinari momenti di aggregazione acida all'alba degli anni '90.
Extasy a volontà per l'anima fondamentale del disco come del film.
Gli Underworld riuscirono con Born Slippy (tema portante e caratterizzante del lavoro) a portare la techno music in vetta alle hits: è un brano epocale che diventerà per sempre uno dei massimi punti di riferimento del genere.
Non da meno sono le prestazioni dei Leftfield (altri paladini del movimento) e dei Bedrock.

E' soprattutto la parte finale del disco a spostarsi prepotentemente verso le sonorità techno, alla quale strizzano l'occhio, ma in maniera meno esasperata, i momenti trance di Primal Scream e Blur: Sing è una delle tracce più belle della colonna sonora.
I Blur sono l'anello di congiunzione con la terza anima del disco, l'anima brit-pop, che in quegli anni impazzava nelle classifiche inglesi (e non solo), alimentata ad arte dalla sfida (più che altro inventata dalla stampa specializzata per sostenerne le vendite) Blur - Oasis.
Oltre alla band di Damon Albarn (che appare anche da solo nella conclusiva Closet Romantic) ci sono Pulp (gettonatissimi in quei giorni), Sleeper ed Elastica (la quale leader Justin Frischmann era proprio la fidanzatina di Albarn).

C'è anche spazio per le eteree visioni di Brian Eno, artista trasversale ed ipnotico al punto giusto, tanto da poter degnamente figurare nella tracklist, e per il techno-pop dei New Order, altri intoccabili se non altro per essere stati la derivazione iper commerciale dei Joy Division.

Trainspotting è un bel compendio musicale per "viaggiare" indisturbati; un disco che mi sento di consigliare vivamente a chi segue costantemente le evoluzioni della club-culture ma non disdegna i grandi classici, specie se strafatti e maledetti.
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