martedì, settembre 12, 2006

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


TITOLO : Our darkest days
AUTORE : Ignite
GENERE : HC
PROVENIENZA : California (USA)
ANNO : 2006

Ci sono band che danno alle stampe album a ripetizione, di livello anche decente dal punto di vista della qualità, ma musicalmente concepiti con lo stampino. Ci sono invece gruppi che si prendono il loro tempo, attendendo l'ispirazione che spesso può tardare ad arrivare, ma che quando si manifesta, fa sì che venga fuori un lavoro eccellente come questo "Our Darkest Days".

Gli Ignite sono una formazione californiana nata nel 1994, da sempre impegnata nel politica, e sostenitrice di progetti come Earth First e Medici Senza Frontiere. Dal lato prettamente musicale, sono i promotori di un hardcore molto convinto e di pregevole fattura, nel quale i temi sociali sono, ovviamente, i predominanti.

La loro formula, sin dagli albori, si è andata via via sempre più perfezionando, creando uno stile originalissimo e immediatamente riconoscibile nel panorama hardcore melodico (una rarità nel genere) grazie al carisma e all'eccezionale voce del frontman Zoli Teglas. Punto di arrivo del percorso formativo della band è stato il precendente "A Place Called Home", che è però uscito nell'ormai lontano 2000, a testimonianza dell'accuratezza con la quale gli Ignite hanno costruito "Our Darkest Days", che riesce nella quasi impossibile impresa di migliorare quanto di buono la band ha creato nella sua carriera.

E' la voce di Teglas il vero valore aggiunto del gruppo: il cantante ha un'estensione vocale unica per un gruppo di questo tipo, che veramente non ha nulla da invidiare alla quasi totalità dei cantanti metal. Ed è proprio il cantato che impreziosisce in modo assoluto tutta l'ultima fatica degli Ignite, anche perché la band ha affinato ed elevato il proprio stile oculatamente, curando maggiormente la coesione fra la voce e la struttura melodica, ed affiancando alla maggioranza di tracce spiccatamente hardcore melodico una manciata di pezzi meno serrati ed orientanti al punk rock. In questo senso si segnalano la splendidamente strutturata “My Judgement Day" e la trascinante "Three Years".

Ma nominare una canzone rispetto ad un'altra significherebbe fare un torto al disco in sé, poiché la qualità media è altissima; una menzione la merita però “Slowdown”, sicuramente una delle tracce più riuscite per l'impostazione vocale di matrice metal inserita in un contesto hardcore. Questo connubio produce dei risultati eccellenti per la verità lungo tutto l'album, ma in modo particolare nella traccia in esame. Da segnalare anche "Bleeding", la quale ricorda nei suoi canoni qualche pezzo più tirato degli Offspring, e la cover di un classico degli U2, la famosissima "Sunday Bloody Sunday", riletta ed interpretata in puro stile Ignite. Il lavoro si conclude con la classica ballata acustica rilassante e ben arrangiata, e con un pezzo di world music, genere musicale che concludeva per la verità anche l'album precedente e che diviene così ulteriore tratto distintivo della formazione.

E' sempre difficile sbilanciarsi, soprattutto per giudizi estremamente positivi, ma di fronte ad un disco che entusiasma anche dopo numerosi ascolti l'acquisto non può che essere consigliato, potendo già affermare con sufficiente sicurezza che "Our Darkest Days" è sicuramente una delle migliori uscite discografiche del 2006 nell'intero panorama punk hardcore.

ANDREA APRILE (punkwave)