mercoledì, settembre 06, 2006

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


RIPRENDE LA NOSTRA AMATA RUBRICA DEDICATA AGLI ALBUM CHE HANNO SCRITTO PAGINE INDELEBILI NELLA STORIA DELLA MUSICA. OGGI TOCCA AGLI AEROSMITH, UNA DELLE MIE BAND PREFERITE IN ASSOLUTO, CAPACI DI DELIZIARE TUTTO IL MONDO CON DISCHI INCREDIBILI...

Pump è il secondo dei tre "Big Ones" degli Aerosmith, i tre gioielli della discografia della veterana band di Boston.
Gioielli non solo dal punto di vista qualitativo davvero eccelso, ma anche dall'incredibile successo commerciale che quei tre album riscossero: una vera fonte di singoli e hits che spopolarono tra gli anni '80 e i '90 e che vennero successivamente raccolte nella compilation "Big Ones" (appunto!).
Pump dunque, arriva in un periodo d'oro per gli Aerosmith già forti del successo di quel "Permanent Vacation" che al suo interno conteneva gli inni immortali di "Dude (Looks Like A Lady)", l'incessante battito della batteria di "Rag Doll", la strappalacrime "Angel" e quanto altro ancora che fecero la gioia di tutti: dagli amanti dell'hard rock (davvero in voga all'epoca), fino al pubblico di Mtv (allora diverso da quello attuale, ma non di tantissimo alla fin fine ;) ).
Ma stiamo parlando di "Pump" o sbaglio? E allora perchè tutta questa introduzione su "Permanent Vacation"? Beh, semplicemente perchè con "Pump" la storia si ripete! Si ripete e oserei dire che addirittura migliora, sotto tutti i punti di vista.
"Pump" rappresenta in pieno quello che gli Aerosmith sono stati (e sono tuttora): una band fortemente rock, col maledetto vizio di azzeccare i ritornelli e i refrain per rendere irresistibili le canzoni, potenziate dai riff inossidabili di Perry e dalla voce unica di Tyler.
Già, i Toxic Twins (non so se si chiamavano ancora così allora, ma sicuramente lo sono stati per un bel pezzo) sono gli assoluti protagonisti di un album stellare, fatto di 10 astri più luminosi che mai! Dall'iniziale "Young Lust" alla conclusiva "What It Takes" è un susseguirsi di brani ad alto potenziale radiofonico, ma anche ad alto tasso artistico non semplicemente commericiale e fine a se stesso.
"Love In An Elevator", "The Otherside", "Janie's Got A Gun" e la già citata "What It Takes" sono gli assi portanti di questo disco, che hanno contribuito largamente alle fortune della band, ma anche pezzi come "Young Lust", "F.I.N.E." e la splendida "Voodoo Medicine Man" sono qualcosa di imperdibile e persino i pezzi "più deboli" (le viroglette non sono messe a caso) come "My Girl" e "Monkey On My Back" sono dei mezzi capolavori, tanto che è davvero difficile trovare difetti a questo album che, effettivamente, risulta esserne privo.
Qualcuno potrebbe obiettare sulla svolta commerciale degli Aerosmith di questo periodo, ma se il risultato è questo, allora ben venga questa svolta (ed il risultato sarà infatti il medesimo anche nei successivi due album… se non tre).
Da avere, da ascoltare, da amare. AVVERTENZA: NON CONTIENE PUNTI MORTI!