giovedì, ottobre 12, 2006

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


IL DISCO ANALIZZATO OGGI PER LA RUBRICA STORICA E' UNO DEI CAPOLAVORI MASSIMI DEL METAL, UNO DI QUEGLI ALBUM DA AVERE PER FORZA, CHE NON PUO' MANCARE NELLA COLLEZIONE DI NESSUN AMANTE DELLA MUSICA VIOLENTA... ECCO A VOI GLI SLAYER!

Fare una recensione di “Reign in Blood” non è per niente semplice, ormai su questo capolavoro assoluto sono state spese tutte le parole possibili, e credo che la quasi totalità di voi già sa che si tratta di uno dei masterpiece assoluti non solo Thrash, ma del Metal in generale.
Credo che nessun metallaro possa rimanere fermo di fronte ad una canzone come “Angel of Death”, dove gli Slayer danno una lezione sul significato che deve avere la parola “violenza” associata alla musica, creando una song che rimarrà per sempre come simbolo della più pure aggressione sonora, con un Dave Lombardo che da spettacolo dietro le pelli, sia per velocità che per potenza, e con un Tom Araya di una cattiveria impressionante alla voce. Credo che questa sia una delle canzoni più influenti nella storia della nostra musica, una di quelle song che hanno davvero segnato un epoca ed un modo di fare musica, con centinaia di gruppi che la hanno presa ad esempio senza però mai riuscire ad eguagliarla.
Gli Slayer sono riusciti ad offrire al pubblico un disco che contiene un classico dietro l’altro, basti pensare alla devastante accoppiata “Altar of Sacrifice/Jesus Saves” oppure alla mitica “Criminally Insane” per capire la forza distruttrice contenuta tra i solchi di questo album.
Un discorso a parte lo merita sicuramente “Raining Blood”, un pezzo che, forse più di molti altri contenuti nel platter, rimarrà nella storia della musica, grazie alle sue atmosfere che trasudano malvagità e alla carica di odio che sembra sprigionare ad ogni nota. Davvero incredibile la prova di Araya alla voce, che mai come in questa canzone riesce a dare all’ascoltatore quella sensazione di “oscurità” che rende il tutto davvero maestoso.
Un altro grande pregio del disco sono le canzoni, se così si può dire, meno famose, tipo “Reborn”, “Piece by Piece” o “Reborn”, song che farebbero la felicità di qualsiasi gruppo Death/Thrash attualmente in circolazione.
La prova della band è davvero sopra le righe, con tutto il gruppo impegnato a martellare senza pietà gli strumenti, con l’unico scopo di spazzare via qualsiasi cosa gli si pari davanti. Si potrebbe forse obbiettare qualcosa sugli assoli della coppia Hanneman/King, ma io ritengo che il loro modo, sicuramente particolare, di porsi di fronte alle parti solistiche, faccia parte degli Slayer, credo infatti che questo loro modo sporco e apparentemente minimale di suonare abbia aiutato molto il gruppo a trovare un suono così incredibilmente personale ed imitato.
Originariamente “Reign in Blood” sarebbe dovuto durare 46 minuti, alla fine delle registrazioni il gruppo si è ritrovato con 36 minuti di musica, solo questo basterebbe per capire quanta violenza si può trovare dentro questo vero e proprio manifesto della musica Thrash.
Il suono del disco è giustamente ruvido e cattivo, in studio il gruppo non ha certo ricercato la perfezione ma, visti i risultati direi proprio che la ragione sta totalmente dalla loro parte.
Come già ho avuto modo di dire nel corso della recensione, credo che questo sia stato uno dei dischi che maggiormente ha influenzato l’Heavy Metal nella sua storia e, per capire quanto questa influenza sia forte ancora oggi, basta andarsi a sentire la quasi totalità dei dischi Thrash/Death che escono di questi tempi, quasi tutti portano il marchio Slayer ben impresso tra le tracce.
Il 1986 è stato davvero un anno di grazia per la nostra musica, spero solo che prima o poi si possa avere un altro anno in grado di eguagliarlo, credo la musica Metal, quella fatta col cuore, ne abbia davvero bisogno.