THE ORIGINAL SOUNDTRACK
Ci sono film che diventano cult per intere generazioni, per intere sottoculture, abbattendo barriere e diffondendosi in tutto il pinaeta. IL CORVO è senza dubbio uno di questi : cult movie per tutti i dark, è una pellicola accompagnata da una colonna sonora d'eccezione, premiata nel 1995 con l'MTV Movie awards.
Durante la notte di Halloween Detroit viene assediata e messa a ferro e fuocodalla banda di Top Dollar. La gang fa irruzione nell'appartamento di Eric Draven e della sua fidanzata Shelley: la ragazza viene picchiata e stuprata, muore poco dopo all'ospedale, mentre Eric viene scaraventato fuori dalla finestra e si sfracella al suolo. Un anno più tardi un corvo si posa sulla tomba del giovane, la sua anima torna in vita ed Eric risorge per vendicarsi dei suoi assassini.
La colonna sonora, grazie ai suoi illustri partecipanti, è allo stesso tempo oscura, violenta e a tratti poetica proprio come il film.
Forse i dark più accaniti avrebbero gradito una scaletta più orientata verso le sonorità dei figli del buio, ma questo disco tutto sommato non sfigura affatto accanto a classici del calibro di Pornography, Disintegration, Closer ed Unknown Pleasures.
Gli unici autentici protagonisti della scena dark qui presenti, sono gli immensi Cure che aprono le danze con Burn, i Jesus & Mary Chain, shoegazers più che mai in Snakedriver ed i Violent Femmes un gradino meno convincenti in Color Me Once, ma tutti gli altri esecutori chiamati all'appello hanno qualcosa in comune con loro.
Ne sanno qualcosa gli Stone Temple Pilots, l'adesione al filone grunge e la ricercarta somiglianza con la voce di Eddie Vedder permise alla band di vendere qualche milione di copie coi primi due lavori Purple e Core, ma la mancanza di personalità fece velocemente perdere loro terreno.
I Rage Against The Machine propongono la consueta miscela esplosiva, Darkness è cross-over al fulmicotone che si inserisce fra le migliori realizzazioni di Zack de la Rocha, Tom Morello & Co; gli Helmet si pongono nella stessa area ma più spostati verso i Primus ed i Red Hot Chili Peppers più funk.
I Pantera deviano verso il filone nu-metal, anche se i risultati ottenuti non sono al livello dei grandi nomi del settore, più convincenti i robusti riff costruiti da Rollins Band e For Love Not Lisa.
Non ha bisogno di presentazioni Trent Reznor, qui impegnato a smussare le spigolosità rumoristiche della sua creatura: Dead Souls ha in sé tutto lo spirito dei Nine Inch Nails ed i Machines Of Loving Grace mandano a memoria la lezione industrial-pop in Golgotha Tenement Blues.
Chiude i giochi lo sbadiglio provocato da Jane Siberry, di It Can't Rain for All the Time non può colpirci altro che il titolo.
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