DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA
PER LA CLASSICA RUBRICA DEDICATA AI PEZZI DI STORIA, ECCO BLIZZARD OF OZZ, PUNTO CARDINE DELLA DISCOGRAFIA DI UNA DELLE ICONE DEL METAL...
Nel 1980 I Black Sabbath erano già un’istituzione nel mondo dell’Hard Rock da quasi dieci anni: capolavori come “Paranoid” o “Masters Of Reality” avevano lasciato quel segno indelebile che avrebbe permesso loro di entrare a pieno diritto nella storia della musica. Nello stesso anno illustri sconosciuti (come Iron Maiden o Judas Priest) aprivano i battenti, ispirandosi dichiaratamente alle sonorità e all’estro introdotti di fresco proprio dal Sabba Nero.
Nonostante ciò, quando il frontman della band Ozzy Osbourne, reduce dalla dolorosa morte del padre, ruppe definitivamente i rapporti con il socio Tony Iommi non fu cosa facile per lui trovare un contratto da solista.
Senza crederci veramente fece un ultimo e disperato tentativo con la Jet Records, i cui dirigenti, dall’altro capo del filo, rabbrividirono non appena sentirono pronunciare il nome Black Sabbath …spronato dalla manager (nonché futura consorte), fissò lo stesso un appuntamento con la compagnia alla quale la stessa Sharon si presentò in modo alquanto singolare, dando modo ai discografici di vedere per primi in lei lo specchio femminile di Ozzy: per imbonire l’atmosfera infatti la signora pensò bene di portare con sé alcune colombe e librarle poeticamente nell’aere, in segno di pace e armonia.
Nonostante un esordio così bizzarro i primi minuti (ancora senza il diretto interessato) passarono in tutta tranquillità e si prospettava una firma sotto i migliori auspici: l’ingresso di Ozzy avvenne mezz’ora più tardi del previsto in una scena che doveva essere del tutto spettacolare. Mr Osbourne entra nella sala riunioni ubriaco fradicio, in uno stato pietoso e completamente incosciente, rovinando tutta l’idilliaca atmosfera creata dalla sua agente: non appena gli si avanzarono proposte di compromesso (come quella di smettere le sue vesti di maledetto o di scrivere testi più canonici) l’ex Sabbath andò su tutte le furie, saltò sul tavolo e afferrò una delle colombe che ancora svolazzavano qua e là per la stanza, affondandole i canini nel collo. Ecco il Madman in tutto il suo splendore! Fortunatamente, nel terrore generale, qualcuno capì che il mondo del rock non poteva prescindere da un’icona del genere e lo scritturò dandogli carta bianca: quello che ne sortì è un disco fondamentale, probabilmente uno dei migliori lavori dell’ Ozzy solista.
E se superclassici come “I Don’t Know”, la memorabile “Crazy Train” e la più intima “Goodbye To Romance” (una splendida ballata che, filtrata dalla voce di Ozzy, sembra il malinconico lamento di un ubriacone) provvidero al successo commerciale dell’album altre canzoni contribuirono invece a avvolgere “Blizzard Of Ozz” con un alone di esoterismo.
Questo è infatti il disco di “Suicide Solution”, brano in cui sentirete il nostro elencare gli alcolici e gli effetti dei rispettivi abusi con la minuzia che si addice ad un sommelìer indemoniato: sebbene i riferimenti al suicidio si limitino a pochi e vaghi versi la morte del giovane americano John M. (uccisosi proprio sulle note del pezzo) bastò a far inveire migliaia di associazioni benpensanti su un presunto culto luciferino da parte del cantante. Del resto l’inequivocabile copertina e l’altro brano del disco, quello dedicato al famoso satanista Aleister Crowley ( “Mr Crowley”, appunto ) non giocarono certo un ruolo di difesa nei confronti di Ozzy, ormai divenuto capro espiatorio nazionale: inoltre la sfortunata morte, avvenuta solo due anni dopo durante un incidente aereo, dell’ottimo chitarrista e amico Randy Rhoads (che debutta proprio in questo album) peggiorò ulteriormente le cose. Con questo debutto Ozzy Osbourne diveniva in assoluto il nemico dell’America bene, il cancro della gioventù corrotta, il bersaglio per antonomasia delle varie associazioni di genitori cattoliche e della censura repubblicana. Quelle stesse entità che lo definirono “un pericolo fatale per la cultura giovanile dell’occidente tutto” e che oggi paiono aver spostato la propria attenzione su icone più giovani e di tendenza come quella di Marilyn Manson. Che Satana sia un attento osservatore delle mode musicali? Non è dato saperlo: quel che è certo è che oggi, qualche donna casalinga ( quando non strenuamente impegnata nella censura al rock satanico) si divertirà ad assistere alle gesta di un rimbambito ultracinquantenne e dei suoi cari nella serie Tv “The Osbournes, senza sapere che (forse) nella pentola di famiglia cuoce una succulenta colomba...
(metallab)
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