CHI L'HA VISTO?
Inizia oggi su DIFFERENTMUSIC una nuova rubrica gestita dalla nostra amiche Lisetta. Ci occuperemo di quei gruppi spariti nel nulla e dei quali non si è saputo più nulla... comprese notizie dello scioglimento o del proseguimento di carriera. Iniziamo coi PROZAC +, gruppo che per un certo periodo è parso in grado di costruire qualcosa di concreto nella scena punk melodica, ma che poi è imploso in sè stesso. Ora ci sono i SICK TAMBURO (progetto parallelo).
Si sono formati sul duro fronte del palco. E, dopo tanta gavetta, sono riusciti a sfondare, grazie a due album di successo come "Acidoacida" e "3 Prozac +". La loro è una musica che si esalta soprattutto nei concerti. I Prozac +, infatti, sono una band nata per suonare dal vivo. Lo dimostrano anche l'esperienza di supporter degli U2 nelle due date del "Pop Mart Tour '97" e la massacrante sequenza di oltre duecento concerti in due anni. Sono esibizioni piene di vigore, in cui Eva (voca), Gian Maria (chitarra) ed Elisabetta (basso) sanno martellare l'uditorio con i loro brani iper-veloci, duri e melodici insieme: un punk aggiornato in chiave pop e condito d'ironia.
Durante i loro concerti, i fan più scalmanati rinnovano rituali punk: sputano e tentano a ripetizione di invadere il palco, "pogano" e urlano qualche amichevole volgarità all'indirizzo della band. Ma Eva, l'esile cantante dalle variopinte parrucche, non perde il tempo neanche per un attimo: salta, balla e canta con invidiabile energia. Tutto rievoca apertamente l'era punk, con tanto di sirene dell'auto della polizia nello stile dei Clash di "Police on my back".
Nel 1997 l'album Acidoacida li ha proiettati nelle top ten italiane, in forza di un riuscito cocktail di punk e pop, con testi che descrivevano, in modo forse superficiale ma senz'altro efficace, il disagio giovanile. Un disco facile, ma non banale, trainato dalla deliziosa "Acida", in bilico tra ritmi martellanti e melodia. Il loro primo exploit era stato però "Pastiglie", un pezzo ironico sulla vita da "impasticcati", che era valso loro una certa notorietà nella scena underground italiana.
I loro testi hanno provocato malumori e qualche polemica sulla loro presunta "tossico-filia" (Prozac è la marca di un noto antidepressivo). In effetti, più di un sospetto di ruffiano "scandalismo" suscita un testo come quello di "Betty tossica": "Ha 15 anni ma ne mostra 30/ vive nei parchi assieme ai gatti/ tutti si innamorano di Betty tossica/ un'eroinomane, la più bella che c'è". Ma la band si è sempre difesa sostenendo che i loro testi "non fanno altro che mostrare un approccio laico e non moralista al disagio giovanile".
L'altra accusa, invece, è quella di convertire il punk a facili melodie. "In fondo - replica Gian Maria Accusani, chitarrista e autore dei testi - anche i pezzi del punk californiano a cui ci ispiriamo erano delle canzoni con melodie anni '60, ma suonate più dure". Non si può dare torto, in effetti, a questi discepoli dei Ramones, perché i loro brani riescono a graffiare anche solo con un paio di accordi azzeccati e un refrain accattivante.
Quella dei tre punk venuti da Pordenone, insomma, è una formula ibrida, che accontenta i nostalgici dei Sex Pistols strizzando l'occhio alle classifiche. Al punto che Acidoacida è riuscito a vendere oltre 160mila copie.
Ma il rischio che Accusani diceva di temere più di ogni altra cosa - "la ripetitività" - è emerso puntuale con 3 Prozac +, il loro secondo album, che sbatte in copertina rifiuti e desolazione. Un disco che si compiace nel presentare tutto ciò che è squallido (le immagini del cd mostrano nel dettaglio: merce avariata, gomme abbandonate, discariche abusive), ma che non riesce ad essere immediato e comunicativo come Acidoacida. Molti brani girano a vuoto e sembra di riascoltare pezzi precedenti, ritoccati con un arrangiamento diverso. Prosegue l'approfondimento del disagio, con pezzi come "Stonata" ("Mi sento bene/ solo se mi faccio male."), "Ordine e disordine" ("Mi uso e abuso di me/ mi spingo sempre oltre il limite/ Ma il limite non so più dov'è, il limite non esiste"). E i rimandi a una vita fuori dalle regole continuano, come in "Pds" (che non sta per Partito democratico della sinistra, ma per "persa-diversa-sconvolta"), in cui Eva canta: "Sono così come sono, così mi piaccio/ Sono così diversa, diversa fuori e dentro/ Sono così, non cambio, nata così per scherzo".
Troppo per non suscitare il sospetto che la band di Pordenone sia vittima di qualche prematuro segno di manierismo e di stanchezza. Intanto, "3 Prozac+" è stato anche tradotto in inglese per il mercato internazionale.
Il successivo album Miodio segna una nuova tappa nel progresso della band, con piccole evoluzioni nell'organizzazione delle melodie e degli arrangiamenti, ma sempre nel solco della collaudata formula di un pop-punk frizzante e un po' straniato. I testi confermano una ironia di fondo (a cominciare dal titolo, da leggere indifferentemente come "Mi odio" o "Mio Dio"), ma anche la consueta analisi del malessere esistenziale giovanile. I brani sono ancora una volta gradevoli, anche se un po' ripetitivi, intonati con approccio cantilenante dall'inconfondibile Eva e - in quattro casi su tredici, compreso il singolo "La storia di Piera" - dal più aspro Gian Maria Accusani. In generale, si ha l'impressione di un disco che tenta con fatica di intraprendere la strada di una maturazione indispensabile per il futuro della band.
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