martedì, ottobre 25, 2005

RECENSIONE DELLA SETTIMANA



TITOLO : Contraband
AUTORE : Velvet Revolver
GENERE : Hard Rock
ANNO : 2004
PROVENIENZA : Los Angeles (USA)

Sono sempre stato un fan incredibile dei Guns n' Roses : li reputo il gruppo che mi ha cambiato la vita, segnando il passaggio di ascolto tra la muscia che ascolti da bambino e quella che ascolterai "da grande". Avevo 11 anni quando ho sentito per la prima volta Appetite for Destruction e da quel momento è stato amore.
A quasi 20 anni dall'uscita di quel disco e a dieci anni dallo scioglimento della band, gli attriti tra i componenti dei Guns'n'roses sono diventati ormai leggendari, quasi come l'attesa per l'uscita del fantomatico disco "Chinese Democracy". E mentre Axl litiga a destra e a manca con musicisti e casa discografica, Slash, Duff McKagan e Matt Sorum hanno pensato di occupare il tempo in maniera più produttiva, mettendo in piedi una band assieme a Dave Kasher (chitarrista dei Wasted Youth e Dave Navarro) e a Scott Weiland degli Stone Temple Pilots. Insomma, un super-gruppo atteso con la stessa intensità degli Audioslave ma che personalmente, preferisco mille volte alla nuova band di Chris Cornell.

Forse i Velvet Revolver rappresentano l'ennesima operazione commerciale della scena rock degli ultimi anni, ma il talento e la mente di questi artisti uniti insieme, non poteva non produrre un disco che, almeno sul piano tecnico, fosse ineccepibile. Lo stile del gruppo è quello dei veccchi tempi e non pare anacronistico rivedere, nel 2005, teschi, cilindri, bottiglie di Jack Daniel's e Black Death Vodka.
Per quanto riguarda la qualità del prodotto a livello di canzoni, qualche difettuccio c'è : l'originalità non è il forte di questi artisti, che nel mettere insieme i propri stili non creano nulla di nuovo. Ciò che ne viene fuori è una sorta di revival dell'alternative rock americano anni 90 con una spruzzata di hard rock.
La chitarra di Slash la fa da padrona in gran parte dell'album, dando incredibili scariche di purissimo hard rock in brani come "Do it for the kids" o "Illegal I song".
La voce di Scott sembra miscelarsi benissimo con le sonorità dei Revolver, anche se a tratti farebbe sicuramente piacere a tutti, sentirla più naturale e meno effettata.
Lo stile Guns n' Roses arriva in"Fall to pieces", con tanto di intro acustica arpeggiata e arrangiamento da "Lies!".
La pienezza delle chitarre non ci molla un secondo : "Headspace" è forse il pezzo più tirato del disco, mentre "Superhuman" si adagia su di una melodia che cerca di uscire da schemi ormai noti.
A stemperare i toni minacciosi del rock arriva tutta la poesia e la dolcezza di "You got no right", che rappresenta uno dei brani lenti più belli del disco assieme a "Loving the alien", che chiude il disco in un'atmosfera molto 70s.
Un disco essenziale insomma, che forse non scriverà una pagina significativa nella storia del rock n' roll, ma che ci dimostra, ancora una volta, che quando gli artisti sono di un certo calibro, il lavoro che viene fuori è sempre una figata...
Quest'estate i Velvet Revolver si sono esibiti a Londra, durante il Live8 e la loro performance ci ha riportato per un attimo ai fasti dei Guns n' Roses, tra rose, borchie e tanta trasgressione...
LUNGA VITA AL ROCK N' ROLL!