venerdì, dicembre 02, 2005

I martiri del rock n' roll : FRED BUSCAGLIONE


Ferdinando Buscaglione in arte Fred (nato il 23 novembre 1921), è stato il cantante più innovativo degli anni cinquanta. In un'epoca in cui la musica leggera italiana era ancora legata a motivi dei decenni precedenti o a rime banali trite e ritrite, Buscaglione irruppe sulla scena con canzoni completamente diverse, come "Che bambola!", "Teresa non sparare", "Eri piccola così". Anche il suo personaggio era completamente diverso: niente aria ispirata e sofferente, nessun gesto romantico o d'effetto con le braccia. Si presentava in scena invece come un personaggio da film, con la sigaretta all'angolo della bocca, i baffetti da gangster e le pose da duro viste nei polizieschi americani.

La leggenda metropolitana narra che in gioventù Buscaglione abbia fatto lo scaricatore al porto di Genova, forse per una sovrapposizione con l'attore che nei primi anni del novecento aveva avuto successo come Maciste e "camallo" lo era stato davvero: Buscaglione, in realtà, era di Torino e aveva seguito studi musicali assai severi. Una formazione musicale duplice, la sua: da un lato, appunto, gli studi presso il Conservatorio Verdi, dall'altro un apprendistato, ancora adolescente, come contrabbassista in orchestrine jazz nei locali notturni della sua città.

Alla fine della guerra è dunque molto attivo sulla scena musicale torinese, suonando in complessi che annoveravano alcuni tra i più importanti jazzisti dell'epoca. L'inizio della sua carriera di cantante si deve all'amico nonché avvocato Leo Chiosso che spingerà Fred ad interpretare lo stesso personaggio confezionato nei loro testi. Un personaggio che mette a macchietta i luoghi comuni sul "vero uomo" americano, un po' Clark Gable un po' Humphrey Bogard, un duro dal cuore tenero assai sensibile alle maggiorate: il tutto trasferito e riletto in chiave provinciale, all'italiana, senza rinunciare all'immancabile sigaretta nell'angolo della bocca che fa molto America. Si tratta insomma di una parodia elegante e distaccata, intrisa di ironia, anche se il confine tra immedesimazione nel personaggio e rivisitazione ironica è sicuramente molto sfumato.

A questa ambiguità contribuisce senz'altro lo stile di vita dello stesso Buscaglione, quasi una fotocopia di tutto quello che si ritrova nei racconti hard boiled d'oltreoceano, compreso l'amore smisurato per l'alcol (e ovviamente le donne).
Gran bevitore, Buscaglione ha però sempre evitato di cadere nella trappola dell'alcolismo, anche perchè reggere l'alcol è uno dei segni del "vero" duro.

Leo Chiosso intanto insiste perchè Fred incida le canzoni che hanno scritto insieme. Ad introdurli nel mondo discografico è Gino Latilla, anche lui torinese, per il quale la coppia ha scritto "Tchumbala-Bey". Sono soprattutto i giovani a cogliere per primi la ventata di novità introdotta dal duo, oltre a contribuire alla formazione del "mito Buscaglione", premiando le sue canzoni, in tempi di assoluta assenza di battage pubblicitario, con vendite calcolate in circa 980.000 copie di 78 giri, cifra iperbolica per l'epoca. E tenendo in considerazione che l'Hit Parade radiofonica ancora non esisteva...

Buscaglione nel giro di poco tempo entra quindi nell'Olimpo degli artisti più ambiti: lavoro talvolta con formazioni altrui, talvolta con gruppi da lui costituiti e suona molto spesso con musicisti di spessore. E' proprio durante un ingaggio al Cecile di Lugano che incontra la donna della sua vita: Fatima Ben Embarek, una diciottenne marocchina che si cimentava in numeri di alta acrobazia e contorsionismo nel Trio Robin's.

Il "personaggio" Buscaglione, insomma, si impone come un vero e proprio "cult", capace di promuovere imitazioni e modi di fare. Gioco o finzione che sia, sta di fatto che il cantante avvalorava come detto l'immedesimazione anche con comportamenti e "status simbol", ad esempio andando in giro con una Thunderbild rosa confetto holliwoodiana, in un Paese, l'Italia, in cui dominavano le Topolino e le Seicento.

Ed è proprio a bordo di quella macchina che, mentre è all'apice della parabola, va a schiantarsi alle 6.30 di un freddo mercoledì di Febbraio del 1960, contro un camion carico di tufo in una strada del quartiere romano dei Parioli. Gli operai a quell'ora andavano a lavorare, lui rientrava da una notte di bisboccia. Una vita al massimo, insomma, sia nella finzione che nella realtà, e una morte tragica che ha proiettato Fred Buscaglione direttamente nel mito.