giovedì, marzo 08, 2007

KILLSWITCH ENGAGE : potenza distruttiva!


PUBBLICO QUESTO ARTICOLO SUI KILLSWITCH ENGAGE, INVIATOMI DA SANDRINO, FUNAMBOLICO CHITARRISTA DEI R.F.D.
IL METAL CORE SI STA FACENDO LARGO SEMPRE DI PIU' NELLE PREFERNZE DI TUTTI, LORO SONO SICURAMENTE UN BUON ESEMPIO DI COME QUESTO GENERE SIA MOLTO VALIDO.

I Killswitch engage provengono dal Massachuttes e non ci propongono assolutamente nulla di nuovo. Bando alle predizioni catastrofiche che vi avrò già messo in testa, e precisiamo subito che questo devastante combo Metal-Core americano ha ben molto da dire. Innanzitutto, il quintetto - che sta vivendo un momento d'oro a causa della sua firma per Roadrunner - bilancia il proprio sound a metà fra Metal-Core pesantissimo, un'impostazione chitarristica di stampo Death-Thrash statunitense, e reminiscenze - individuabili sia nell'impostazione del singer Jesse David Leach che nella musica impartita da questi - legate al Crossover moderno ed alle sue profusioni spesso e malamente etichettate come Nu Metal. In poche parole, un mix infernale che potrà dirvi tutto e nulla allo stesso tempo. "Alive or just breathing" rappresenta un ottimo ponte di collegamento fra il passato musicale della formazione in questione ed il suo presente, in quanto se da un lato troviamo refrain leccati e ricollegabili alla scena Nu Metal a stelle e strisce - ma anche a quella europea, dato che In flames, Darkane e Soilwork, di recente, non hanno assolutamente fatto a meno di utilizzarne alcuni clichès nei loro recenti album - , dall'altro campeggiano "Temple from the within" e "Vide infra", due estratti provenienti dal debut della formazione, oggi registrati nuovamente ed impreziositi da una produzione ottima che non ne rovina gli estremi contenuti. Da sottolineare soprattutto l'essenza old style di "Vide infra", pezzo influenzatissimo dal Metal estremo che non manca di far coppia in un certo senso con brani inediti d'ottima fattura come "Numbered days" (altamente emozionale la ripartenza ritmica presente oltre la metà del pezzo) e "Self revolution". In certi casi, complici i riffs stoppati e corposi di Joel Stroetzel e di Adam Dutkiewicz, emergono a galla pesanti e marcate influenze di stampo Pantera e Solitude, mai accompagnate - purtroppo - da un drumming d'intensa efficacia, ma solidamente correlate dai vocalizzi di Leach, ora rivolti al singing style più comune fra i vocalists praticanti l'Hardcore violento, ora al blasonato collega Phil Anselmo, ivi a clean vocals che sprizzano melodie coerenti con i patterns a cui il songwriting ricorre. Un buon disco che mai passerà alla storia, ma che potrebbe tenervi legati ad esso per svariati ascolti: e se i Killswitch engage riuscissero a personalizzare maggiormente il proprio sound, magari acquistando una maggiore longevità, beh, il gioco sarebbe allora fatto. E quindi, perchè non tenerli d'occhio per il futuro?