lunedì, marzo 05, 2007

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


TITOLO : Ballads for little hyenas
ARTISTA : Afterhours
GENERE : Alt rock
ANNO : 2006
PROVENIENZA : Milano (ITA)


Esce anche per il mercato italiano "Ballads for Little Hyenas", versione inglese del meraviglioso "Ballate per piccole iene".
La presenza di tre madrelingua ha fatto sì che i testi non fossero tradotti parola per parola (alcuni passaggi sono stati riscritti completamente), ma hanno subìto una sorta di trasmigrazione linguistica nella quale si è ben riuscito, pur presentando nuove visioni e descrizioni, a non stravolgere il significato dei testi e mantenere intatti metrica e contenuti.
Soprattutto è interessante sentire come alcuni brani - come "White Widow", "Fresh Flesh", "The Thin White Line" - nati in inglese per poi essere riadattati in italiano, abbiano subito questa sorta di poetica back-version.

Le nuove incisioni della voce hanno portato il disco a essere completamente rimasterizzato e gli orecchi più fini si accorgeranno di un'atmosfera un po' più "calda" e "amichevole".
Per quanto riguarda la pronuncia, non è poi tanto male. Probabilmente conosciamo già a memoria (quanto vorrei che, soprattutto parlando di "Ballate per piccole iene", anche in italiano si dicesse "conosciamo già a cuore") le versioni italiane.
Convincono forse meglio le canzoni un po' più lente, come "Sparkle", "Fresh Flesh" e "There's Many Ways". O forse tutto è dipeso dall'accento che correggeva Agnelli: se quello australiano dell'ex-Cousteau Davey Ray Moor o quello inglese di John Parish.
No, quello di Dulli pare di no: secondo la leggenda Dulli si ostinava a voler far cantare Agnelli con l'accento del sud degli Stati Uniti, impresa veramente ardua per chi ha passato molto tempo in Inghilterra. E io ce li vedo proprio: Dulli che si spazientisce perché il risultato è discutibile e Agnelli che si demoralizza e si sente un po' come Rocky Robert.

Un disco che il mercato italiano potrebbe anche considerare "superfluo" (e quale orribile pensiero!) e il pubblico degli Afterhours "minore", ma è comunque un disco da apprezzare. Inciderlo e vederselo pubblicare da etichette prestigiose (la One Little Indian americana non dipende dalla One Little Indian inglese, sono due etichette ben distinte) prima in Europa e poi (da marzo 2006) negli Stati Uniti è già una grande conquista.
Ho sempre pensato che la Buona Musica italiana venga sottovalutata, dagli italiani in primis, ed è un peccato perché molti dei nostri artisti non hanno nulla da invidiare a quelli stranieri e più ascolto "Ballads for Little Hyenas" più me ne convinco.

Ultima segnalazione, quella di un brano in più rispetto alla versione italiana: la cover di "The Bed" di Lou Reed, cantata in coppia con Greg Dulli.