martedì, gennaio 03, 2006

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


AUTORE : U.S. Bombs
TITOLO : Covert Action
ANNO : 2003
GENERE : Punk
PROVENIENZA : California (USA)

Gli US BOMBS festeggiano i dieci anni di carriera con uno dei dischi più controversi della loro carriera. Covert Action (che a me personalmente piace molto) è un album maturo, completo, nel quale però viene fuori, forse in modo eccessivo, un Punk divertente e scanzonato poco incline all’evoluzione. Proprio per questo i pareri sul lavoro sono discordanti tra i vari esperti musicali.
La copertina si presenta benissimo, nell'ormai immancabile digipack sul fronte del quale troviamo l'inconfondibile logo dei 5 californiani che , nella parte bassa si fanno largo a bordo dei loro skateboard. Nulla di orgiinale per carità, ma sicuramente un buon impatto.

Si comincia con Roll Around, che intorduce alla grande il lavoro : il pezzo è il più famoso del disco e coinvolge non poco grazie alla melodicità della musica che si fonde ottimamente con la voce sporca di Duan Peters, la cui schiena tatuata troneggia nell'interno del digipack.
Il disco prosegue a mille allora e fa piacere sentire come la melodia californiana trita e ritrita, inventata dai Nofx, non intacchi questi ragazzi che ricordano molto di più i vecchi Sex Pistols, piuttosto che tutta la famiglia wrench records.
"Shot down" e "youth goes" spaccano di brutto e il disco cresce col passare dei minuti, cadendo in basso in alcune situazioni certo, ma non importa sottolinearle, visto e considerato che ‘Covert Action’ è il lavoro di un gruppo di ragazzi che hanno capito come farsi quattro risate suonando in compagnia ma senza prendersi troppo sul serio.
Saltano invece all'orecchio, in un pentolone di sonorità punk inglese, la deviazione reggaeggiante di ‘The Gow’ e la scanzonatissima ‘Phil Spector’, che si cimenta in suoni latini, lasciando la voce leader in totale silenzio: ottima scelta, non c’è che dire.

I suoni delle chitarre non stupiscono certo per originalità, ma sono piuttosto omogenee in tutto l'album : Kerry Martinez e Curt Stitch sono dei buoni chitarristi, ma i virtuosismi non fanno per loro... un po' più di cura per i suoni però potevano averla.
"Majesti twelve" "In & Out" e "Faith of Marie" risultano un po' ripetitive, mentre non è male il finale con "American Made" nella quale si manda affanculo senza mezzi termini il macho californiano da spiaggia e palestra, in un pezzo tiratissimo di pochi secondi.
Una nota di merito per "Croatia Breaks", dal cui titolo si comprendono facilmente gli argomenti trattati.

Insomma un lavoro diretto ai nostalgici del suono punk originale di Londra, senza pretese ma comunque divertente, ad opera di una band che sembra sempre sul punto di giocare più che suonare e che per questo non merita critiche, ma solo rispetto.

Ale "moneta"