venerdì, ottobre 30, 2009

CONSIGLI PER IL WEEK-END

Questo fine settimana è Halloween, il che significa mille concerti, mille serate...
tanti gruppi della MOBSOUND family tra oggi e domani : stasera i FBYC al COX e i DILUVIO alla Villa. Domani (NON MANCATE!) EL PERRO DIABLO e S.D.E. allo SGA in compagnia di Hardway (Trento), Collision of my Axioms (Torino) e Munenkubi...






giovedì, ottobre 29, 2009

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


Ritorna una delle rubriche più apprezzate del blog. Oggi si parla di glam, anzi di storia del glam, perchè dr. feelgood la storia l'ha scritta per davvero...

Nel non troppo lontano 1989 i Motley Crue, la più grande, famosa, casinara band che la storia abbia mai conosciuto, si trovavano di fronte ad un bivio, faccia a faccia con una di quelle scelte che cambiano la tua esistenza per sempre. Le opzioni erano due e semplici. La prima: autodistruggersi. E i quattro ragazzacci di Los Angeles ce la stavano mettendo tutta: Vince Neil era un concentrato di cocaina, alcol e sesso ambulante; Nikki Sixx, ancora alle prese con la sua tormentata infanzia, aveva scoperto nell'abuso di eroina la sua via di fuga, via che lo aveva portato anche all'overdose; Tommy Lee, eterno bambino alla disperata ricerca di soddisfare qualsiasi persona gli si presentasse davanti, passava le sue giornate un pò facendo il "terrible twin" con Nikki un pò tra le braccia di avvenenti coniglette; Mike Mars cercava di sconfiggere la spondilite anchilosante che fin da ragazzo lo perseguitava ingerendo più vodka possibile.
Oppure rimaneva la seconda: scrivere un capolavoro e arrivare lassù in cima, dove nessuno aveva mai messo piede.

Dr. Feelgood fu la risposta più intelligente e salvò sicuramente la vita di almeno un paio di componenti. La band nell'82 aveva scritto un disco fondamentale per tutta la scena street-glam di allora: Shout At The Devil, col suo suono catchy ma potente, così come la vistosità dello stile Motley Crue, avevano conquistato tutti. Era seguito il successo e gli eccessi, tant'è che il gruppo divenne famoso più per i festini, la vita sregolata, le camere d'albergo distrutte e la quantità di ragazze portate a letto che per la qualità degli album. Infatti sia Theater Of Pain che Girls, Girls, Girls erano stati un mezzo fiasco dovuto soprattutto alla stato fisico dei quattro al momento delle registrazioni. Il primo, a parte un paio di hits, era scialbo; il secondo conteneva qualche grande pezzo, ma venne rovinato dalla prova in studio. Il tour che seguì Girls, Gilrs, Gilrs rischiò addirittura di affossare completamente i Motley Crue ormai persi nel loro mondo fatto di droga e schifezze varie.

Doug Thaler e Doc McGhee, i manager che li avevano raccolti da terra ai tempi di Too Fast For Love, decisero che era ora di finirla. Presero le quattro teste calde, li fecero andare in analisi, li obbligarono a disintossicarsi, a ripulirsi completamente, li chiusero per mesi in uno studio/clinica immerso nel verde lontano dalle distrazioni e fecero si che la band scrivesse il suo disco migliore.

Dr. Feelgood alla fine uscì, dopo alcuni concerti di presentazione, e nel giro di una settimana si piazzò al numero uno della classifica statunitense. In quella classifica ci rimase per ben 109 settimane, vendendo milioni di copie in tutto il mondo e diventando uno dei dischi rock più famosi della storia. E non poteva che essere così dato che l'album di per sè rappresenta al meglio un intero decennio, quegli amati/odiati anni '80, non solo musicalmente ma anche come attitudine (ma altro non ci si poteva aspettare da una vera icona ottantiana come i Motley Crue), il vero testamento di un periodo che si stava concludendo portando con se tutti i suoi lati, sia positivi che negativi.

Dr. Feelgood è quindi un disco ruffiano, molto ruffiano, giusto rapporto tra easy-listening e potenza. Ma, per una volta, questo non ci importa, perchè ne siamo consci e rimaniamo affascinati da questo ultimo atto teatrale a cui stiamo assistendo. Liberi da tutto quello che offuscava le loro menti i quattro losangelini ci sbattono sul piatto una decina di pezzi assolutamente incredibili per la facilità con cui uniscono semplicità, groove, hard-rock e riff indimenticabili. A tutto questo si aggiunge una delle produzioni migliori che si possa ricordare, grazie alla quale i Motley Crue poterono completare il proprio sound con qualche piano rock&roll e qualche fiato funky, tanto in voga in quel periodo. Tralasciando le breve e cacofonica intro, T.nT. (Terror 'n Tinseltown), il resto delle tracce è un susseguirsi di singoli da paura e di classici della band. Da Dr. Feelgood, vero e proprio inno col suo incedere trascinante e il bel giro basso/chitarra che ti si stampa subito in testa, passando per Kickstart My Heart, che Nikki scrisse pensando a quando gli salvarono la vita con un'inizione di adrenalina dritta nel cuore, col suo riff quasi rock&roll che ci guida in una canzone da cantare a squarciagola, per arrivare all'altro super hit S.O.S. (Same Old Situation), ultra tirata, basata su una ritmica così anni ottanta da farci tirare fuori lacca e pantaloni di pelle dall'armadio e con un ritornello tutto da urlare.
Ma non bisogna dimenticare gli stupendi lenti che completano l'album, come la dolcissima Without You o l'incredibile accoppiata finale Don't Go Away Mad (Just Go Away), molto "guns&roses", e Time For Change, altro lentone da fazzoletti e accendini accesi. E a completare un pungo di canzoni vive e divertenti, magari non allo stesso livello di quelle prima citate, ma altrettanto valide: stiamo parlando di Rattlesnake Shake, Slice Of Your Pie e Sticky Sweet, tutte quante che sprigionano '80s da tutti i pori.

Forse è proprio il divertimento la caratteristica principale di Dr. Feelgood: non è possibile stare fermi mentre lo si ascolta, non si può rimanere impassibile a quella che senza ombra di dubbio rappresenta la colonna sonora ideale per qualsiasi festa perfetta. Il meglio dei Motley Crue è qui. Si, è vero, quelli ripuliti e un pò bravi ragazzi, che quindi perdono un pò del loro fascino e della loro onestà. Ma, come già detto, sentendo queste canzoni questi particolari si dimenticano, si accantonano per godersi fino all'ultimo questo concentrato di energia ottantiana, uno degli ultimi veri dischi capaci di raccogliere lo spirito di un periodo e di una generazione.
Acquisto o per lo meno semplice ascolto obbligato per questo tassello di musica moderna, immancabile nella nostra virtuale libreria di grandi classici.

lunedì, ottobre 26, 2009

INTERVIEW : Cannibal Corpse

Iniziamo un' ottima settimana, reduci dal devastante concerto dei RAISED FIST al bloom.
Di seguito una bella intervista ai cannibal di truemetal.
Cheers!




Non credi che l'impatto che i vostri testi hanno sugli ascoltatori e sull'opinione pubblica sia decisamente mutato nel corso degli anni? Voglio dire, oggigiorno siamo quotidianamente bombardati da storie orribili, morte, violenza, mutilazioni...

Si, naturalmente è così, è ovvio. Non c'è dubbio che sia vero ciò che dici. Agli albori del death metal, i ragazzi andavano nei negozi e compravano un album con una copertina come quella di Eaten Back To Life o di Butchered At Birth. Ok, era un grande affare, ma ormai, vent'anni dopo, tutto questo è stato già fatto, quindi non provoca nessuno shock alle persone, perchè la maggior parte della gente ha già visto quelle cose, è cresciuta con quella roba. Ora c'è internet ed esistono tutti questi modi che permettono di ottenere qualsiasi cosa, qualsiasi notizia o informazione si desideri. E' diventato molto più semplice venire a conoscenza di tutto ciò che accade nel mondo, ed ovviamente ci sono un sacco di cose negative che accadono. E' la società stessa ad essere cambiata per certi versi rispetto a 20 anni fa, quindi quella roba non è più nuova. Come potrebbe essere così shockante così com'era quand'era nuova? E sai una cosa? Penso che sia una cosa positiva per noi, perchè penso che più persone si stiano interessando alla musica, anche a quella estrema. E non sappiamo cosa potrà accadere tra 40 anni, magari il death metal sarà la nuova musica pop, chi può dirlo? (ride, ndr) Peccato che probabilmente non saremo più qui per vedere quel che accade.

Una domanda cattiva. Dopo tutto questo tempo pensi che i Cannibal Corpse abbiano ancora qualcosa da dire in ambito death coi loro nuovi album? O la pubblicazione di un nuovo disco è semplicemente una scusa per poter andare in tour?

No, facciamo quel che ci piace fare, altrimenti non saremmo più qui. Penso che si senta dal nostro songwriting e dai nostri album, è evidente il fatto che continuiamo a pubblicare materiale al meglio delle nostre possibilità, come fatto anche con l'ultimo Evisceration Plague. Non abbiamo mai fatto uscire album schifosi (in realtà l'espressione è un po' più colorita, ndr), niente che la gente là fuori possa giudicare terribile. Lavoriamo sempre al massimo delle nostre possibilità, così come ho ti ho detto nella risposta alla domanda che mi hai posto poco fa. Quello che facciamo è esattamente ciò che vogliamo fare, è ciò che vogliamo è diventare migliori e far crescere ulteriormente questa band. La musica non va intesa come un qualcosa per far soldi o come un lavoro. Voglio dire, è grandioso che per noi sia diventato tutto questo, ma la cosa che conta è che suoniamo quel che ci piace, e penso che appaia chiaramente dalle nostre esibizioni dal vivo e dai nostri cd che non stiamo andando avanti semplicemente per inerzia. Siamo qui per dare il massimo, siamo fatti per suonare questo genere di musica.

I nostri lettori vorrebbero sapere qualcosa in più sulla vostra partecipazione ad Ace Ventura: L'Acchiappanimali, film del 1994 con Jim Carrey. Come sono andate di preciso le cose in quell'occasione? Ed è vero che Jim Carrey è un fan dei Cannibal Corpse?

La ragione per cui abbiamo partecipato a quel film è semplice: Jim ha richiesto la nostra presenza, perchè è un appassionato di death metal e voleva che i Cannibal Corpse apparissero nella pellicola. Quando abbiamo ricevuto la proposta ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Certo che accettiamo!”, “E' grandioso!”, “Perchè non farlo?”. All'epoca andavamo già piuttosto forte, ma grazie alla nostra partecipazione a quel film abbiamo avuto la possibilità di essere visti da tantissima gente in ogni parte del mondo, tant'è vero che da quel momento in poi abbiamo guadagnato un sacco di nuovi fan (non a caso, il disco successivo della band, Vile, fu il primo disco nell'intera storia del death metal ad entrare nella classifica Billboard 200, ndr). Quindi si, è vero che Jim è un nostro fan, così com'è vero che si è trattato di un'esperienza fantastica.

Sei un appassionato di film horror?

Non più di tanto a dire il vero, guardo qualcosa ma non sono un patito.

Sorprendente direi, ero già pronto a farti tutta una serie di domande su film e registi horror! Bene, proseguiamo parlando di musica. Personalmente, considero Frantic Disembowelment una delle vostre canzoni più tecniche e difficili mai composte dai Cannibal Corpse. La avete mai suonata dal vivo? Ed in caso di risposta negativa, avete intenzione di proporla on stage prima o poi?

Si, l'abbiamo suonata una o due volte. E' vero, è una canzone difficile da suonare dal vivo, infatti praticamente non la suoniamo mai, ma come ti ho appena detto ci è capitato di suonarla un paio di volte qualche anno fa. Non so dirti se la suoneremo in futuro, non ne ho idea. Abbiamo un sacco di canzoni tra cui scegliere, come sai ne abbiamo circa 130. Forse un giorno la suoneremo, chi lo sa? E' difficile da dire con certezza.



Cosa pensi della scena death metal contemporanea? Ci sono nuovi gruppi che ti piacciono?

Si, gli svedesi Aeon. Non sono proprio una band nuovissima, ma li considero fantastici. Il loro album Bleeding The False è incredibile, spazza via tutto. Si, loro sono grandi. Per il resto, non seguo moltissimo la scena odierna, ma questa è una band che mi ha fatto pensare: “Wow, è così che il death metal dovrebbe essere”.

Quale musicista ha cambiato la tua vita? Quello che ti ha fatto pensare: “Questo deve essere il mio futuro”.

Dave Lombardo. Nel 1986 comprai Reign In Blood ed inserii la cassetta nello stereo della mia macchina. Quel momento ha cambiato la mia vita. Ero già un fan degli Slayer ma, amico, quel disco ha cambiato la mia vita, come probabilmente è capitato per parecchie altre persone all'epoca. Quando ascoltai la batteria su quell'album pensai: “E' incredibile! Questo è il modo in cui voglio suonare la batteria”. Volevo a tutti i costi diventare come Dave Lombardo, è stato lui la mia fonte d'ispirazione.

Qual è la cosa più folle che ti è capitato di vedere in tutti questi anni di attività dal vivo?

Ai nostri concerti ho avuto modo di vedere tantissimi pit selvaggi. Ricordo alcuni concerti in Messico, in particolare la nostra seconda e terza volta a Città Del Messico quando suonammo in una vasta area all'aperto. Be', quella volta i nostri fan sono letteralmente impazziti, incredibilmente impazziti! Non avevo mai visto un pit così ampio. Durante l'esibizione riuscivo a vedere solo i capelli che si agitavano, era una cosa impressionante e non riesco nemmeno a descrivertela. Avresti dovuto esserci per renderti conto di quanto fossero folli quei ragazzi! Per il resto, di solito non succede nulla di particolarmente pazzesco ai nostri show.

L'ultima domanda: quali sono i 3 album che porteresti con te su un'isola deserta?

Questa è una domanda difficile. Probabilmente Reign In Blood degli Slayer. Oh, è una domanda difficile... (si ferma a riflettere per un po', ndr). Direi Unleashed In The East dei Judas Priest. Ed infine...Grand Funk, dei Grand Funk Railroad.

E qual è il tuo album preferito dei Cannibal Corpse?

Anche questa è una domanda difficile alla stessa maniera. Ogni album ha per un me un significato o un valore speciale, in un modo o nell'altro. Mi piace un sacco il nostro ultimo album, mi piace Kill, mi piace Eaten Back To Life, che è il nostro primo disco e che quindi assume ancora più valore anche dal punto di vista affettivo. E' una domanda a cui è difficile rispondere, mi piacciono tutti, ma dovendo proprio scegliere, dico Eaten Back To Life, è il più speciale proprio perchè è il primo.


Luca Trifilio

venerdì, ottobre 23, 2009

CONSIGLI PER IL WEEKY...

Dunque eccoci al finesettimana...
Consigli x questo week end gli Shut us Down in zona navigli questa sera e ASSOLUTAMENTE i Raised Fist al Bloom domani sera.
Cheers
!



mercoledì, ottobre 21, 2009

LIVE REPORT: NAPALM DEATH - Cervia @ Rock Planet (3/10/2009)


Per vedere i Napalm Death farei di tutto.
Anche un doppio coast-to-coast da un lato all'altro dell Nord-Italia nel giro di 18 ore. La mia storia parte infatti di Sanremo, ridente (?!?) città della Riviera Ligure, attorno alle 14 di sabato 3 ottobre; la nostra -quella per cui immagino abbiate aperto questa pagina- ha inizio invece a Pinarella Di Cervia, 550km e 5 ore e mezza dopo.

È infatti attorno alle 20 che parcheggio finalmente la macchina a qualche metro dal Rock Planet, il locale in cui è previsto il concerto, e mi accingo coi miei amici a mettermi in coda; giunto davanti alle porte un dubbio mi assale: avranno annullato il concerto? Avrò sbagliato data?
Il locale è infatti totalmente chiuso e di fronte non c'è anima viva, ma una breve perlustrazione che ci permette di trovare la porta sul retro e scorgere la strumentazione dei Cripple Bastards fuga ogni dubbio. La gente però tarderà ancora ad arrivare, e rimarrà, fino all'apertura e oltre, troppo poca rispetto alla portata dell'evento.

Ad ogni modo, una volta entrato, mi posiziono tra le primissime file, pronto psicologicamente e fisicamente -meno, molto meno, come dimostreranno contusioni varie- all'inizio del massacro, che arriva puntualmente con l'entrata sul palco dell'opener:

CRIPPLE BASTARDS
Si pregano criticoni vari, puristi e perbenisti di allontanarsi, entrano i Cripple Bastards.
Esperte e navigate bestie da spettacolo, i quattro connazionali mettono in piedi un devastante concentrato di odio e rabbia, fulcro della loro proposta hardcore/grind che punta in egual modo su testi e brani diretti, espliciti, violentissimi.
I nostri conterranei mantengono infatti alta la loro fama di macchine da live: sul palco sono precisi come su album, travolgenti come su album, ma molto, moltissimo, infinitamente più cattivi; il singer Giulio The Bastard è trascinante e perfetto nell'esecuzione ora dei pezzi più hardcore ora di quelli più metal, sui quali abbandona il tono in scream per utilizzare altri registri ugualmente convincenti (spettacolare la sua prestazione nella fantastica Stupro e Addio). Il bassista Schintu The Wretched è il suo perfetto compagno per quanto riguarda la presenza scenica: il modo in cui coinvolge il pubblico con le sue pose e il suo continuo sporgersi dal palco costituisce è un getto di benzina sul fuoco di un pogo di inaudita violenza. Più compassati, ma tecnicamente ineccepibili, i due compagni Der Kommissar e Al Mazzotti.
In generale lo spettacolo dei nostri non mostra il minimo punto debole, sfiorando la perfezione sotto ogni aspetto: le canzoni sono eseguite in maniera perfetta, la reazione del pubblico è di quelle che, immagino, ogni musicista vorrebbe, e il numero di pezzi in scaletta è sufficientemente alto, anche se su questo punto viene da recriminare su alcuni brani mancanti, come i classicissimi Morte Da Tossico e Bomb Abc No Rio, ma anche qualcosa dal nuovo album come Spirito Di Ritorsione, che in sede di intervista lo stesso Giulio aveva dichiarato come uno dei suoi preferiti.
Terminata la descrizione dell'aspetto prettamente musicale, vorrei spendere ancora qualche parola su quello umano: a fronte di un atteggiamento scenico da "duri", i Cripple Bastards fuori dal palco si rivelano invece persone molto umili e disponibili; dopo il concerto le si vedrà infatti fermarsi a parlare coi fan, fuori a fumare una sigaretta, o in disparte a seguire il concerto dei Napalm Death come tutti gli altri; questo dovrebbe far ragionare molte band, di livello ben più locale di loro, che si credono superiori a chiunque e spesso, suonando in serate con altri gruppi, non si fermano neanche ad ascoltarli. Polemica (per quanto piccola) chiusa.

NAPALM DEATH
Giusto il tempo di fare un rapido controllo delle proprie condizioni fisiche -se becco chi mi ha fatto andare in bagno sanguinante al naso facendomi perdere Misantropo A Senso Unico...- e di sorbirsi un breve soundcheck e i Napalm Death entrano sul palco con le note di Strong-Arm. Descrivervi il delirio nato sotto al palco è impresa quasi impossibile, ma posso farvi un semplice paragone: confrontato a questo, quello dei Cripple Bastards, uno dei più devastanti che mi ricordi, scompare quasi. Lo show della band britannica è infatti un esplosivo concentrato di rabbia difficilmente esprimibile con parole umane, ragion per cui mi scuso anticipatamente se non riuscirò a rendere l'atmosfera del concerto.
Forti di suoni ben bilanciati e potentissimi -sui primissimi colpi di batteria io, davanti alle casse, mi sentivo quasi spostare- i Napalm Death condensano in una scaletta di quasi venti pezzi la summa del loro sound potente ed aggressivo: dalle leggendarie Scum, From Enslavement To Obliteration alla furibonda On The Brink Of Extinction i quattro sfoderano una prestazione perfetta; Mark "Barney" Greenway è dinamite allo stato puro, autore di una prova sorprendente per potenza e cattiveria, alla faccia dei suoi quarant'anni d'età; il mitico Shane Embury non sbaglia un colpo e dimostra anche una buona presenza scenica, come del resto i suoi compagni Herrera -quando si parla di batteria la presenza scenica può sembrare una stupidata, ma il tocco, la teatralità dei movimenti, insomma il coinvolgimento si vedono- e Harris, come sempre di ottimo supporto al microfono per le backing vocals. Come già annunciato, devo comunque dire che ritengo che parte del successo della band sia dovuta all'ottima accoglienza che lo scatenato -seppur non numerosissimo- pubblico le ha riservato: durante lo show le prime file erano l'inferno in terra; ripetuti stage diving incrociati con anche due o tre persone contemporaneamente sul palco, un moshpit devastante che schiaccia la prima fila sul palco mettendo in serio pericolo le casse spia del gruppo -che finiscono per muoversi lungo tutto il palco prima che qualche roadie le sistemi- e procurando vari scontri "testa di uno del pubblico"/"ginocchio di Barney". Come divers più accaniti si giocano il titolo un non proprio longilineo ragazzo che mette a dura prova le leggi di gravità e il bassista dei Cripple Bastards, che con una foga senza pare incita il pogo riservandosi anche di salire sul palco a cantare con Barney un pezzo di Nazi Punks Fuck Off.
Insomma, chi ancora di voi non ha assistito ad un concerto dei Napalm Death sa ora di dover assolutamente rimediare: qua si parla di storia senza pari, ma da parte di una band ancora in forma come se fosse composta da giovanissimi, con la voglia di divertire e divertirsi insieme ai propri fan più sfegatati. Pollice alto per i Napalm Death, monumento vivente al metal!

You Suffer
But Why?

PS: Si, ovviamente l'hanno fatta.

NIKOLAS (metallized)

martedì, ottobre 20, 2009

RECENSIONE DELLA SETTIMANA

Con la ripresa del blog, ecco anche le nuove recensioni. Intanto segnaliamo una buona notizia x tutti gli amanti dell' hard rock vecchia maniere : secondo quanto riportato da La Stampa gli AC/DC torneranno in Italia per due date all'Olimpico di Torino l'8 e il 9 giugno 2010.
La notizia, come riportato sul sito del quotidiano torinese, sarebbe stata confermata dall'assessore aello Sport Giuseppe Sbriglio al termine della riunione che ha permesso la chiusura delle trattative che porteranno alla città di Torino gli U2 il 4 e 5 agosto 2010 e gli AC/DC come detto l'8 e 9 giugno 2010.
Rimaniamo comunque in attesa di comunicazioni ufficiali.



TITOLO : Hatebreed
ARTISTA : Hatebreed
GENERE : Metalcore
ANNO : 2009
PROVENIENZA : Connecticut (USA)
ETICHETTA : Roadrunner/ Warner B.

Ci siamo. Ed era pressoché inevitabile. Dopo i timidi(ssimi) accenni sperimentali messi in mostra tre anni fa con “Supremacy”, i paladini dell’hardcore metallizzato, Hatebreed from Connecticut, piazzano sul mercato un disco di transizione che più di transizione non si può. Lo stato catatonico del trend metal-core – che ha visto proprio nel gruppo di Jamey Jasta uno dei trascinatori e più indefessi protagonisti – ha probabilmente posto gli Hatebreed di fronte a qualche domanda di troppo: continuare a intestardirsi onehundredpercent nello stile che li ha resi celebri evidentemente non era destino, e così i ragazzi di New Haven hanno optato in modo deciso per variare diversi aspetti del loro sound ed introdurre alcuni elementi seriamente innovativi e a dir poco rischiosi, soprattutto considerata la chiusura mentale dell’hardcore-fan medio. La dice lunga, in questo intento, la scelta di un titolo omonimo a carriera già avanzata: di solito si pensa ad un nuovo inizio, no? Ed in un certo senso è proprio così, perché troppi nuovi dettagli sono stati introdotti dagli Hatebreed in “Hatebreed”: non che le sfuriate hardcore siano sparite, men che meno i rallentamenti spaccaossa e i groove più collassanti, ma ovunque qui dentro si notano i segni del cambiamento, a partire dal riffing più metal, più certosino e molto più tecnico per arrivare ad alcuni assoli al fulmicotone; tutto pare più studiato, arrangiato nei minimi particolari, e la ricerca della varietà pare essere stato uno degli obiettivi principali di Jasta & Co.. E appunto, che dire della voce del buon Jamey, a tratti divenuto quasi un cantante normale: l’esperienza coi Kingdom Of Sorrow l’avrà ancor più spronato a mettersi parzialmente in gioco tramite una manciata di linee vocali classificabili come melodiche. Può piacere o non piacere, d’accordo. Ed è qui che sta tutto il rischio insito in questo lavoro: è bello o no? Per quanto ci riguarda, i pezzi da noi preferiti sono guarda caso quelli vecchio stampo, mazzate sulla nuca del calibro di “Everyone Bleeds Now”, “Through The Thorns”, “Not My Master” e “Merciless Tide”. Ottima anche l’apertura “Become The Fuse”: sebbene il riffing portante sia già lontano dallo standard della band, l’opener è una delle tracce che meglio fungono da passaggio tra il vecchio ed il nuovo. Pollice giù, invece e purtroppo, per il singolo “In Ashes They Shall Reap” – davvero poca cosa – e per alcune soluzioni troppo azzardate per un gruppo che ha sempre fatto dell’ignoranza la sua arma migliore: il coretto uoh-uoh in “No Halos For The Heartless” è penoso e tutta “Every Lasting Scar” risulta insipida e innocua, quest’ultimo aggettivo che mai avremmo pensato di associare alla musica degli Hatebreed. Aggiungete pure qualche brano in cui il combo americano entra in crisi d’identità – “Between Hell And A Heartbeat”/Slayer, “Hands Of A Dying Man”/Metallica, “As Damaged As Me”/As I Lay Dying – e la strumentale “Undiminished”, in pieno territorio Heaven Shall Burn, e avrete il quadro completo di un platter che si mostra mediamente appagante, non troppo immediato, tutto sommato lento e in parte deludente. Il problema è che si parla degli Hatebreed, mica dei ragazzini arrivati l’altroieri: ci piacerebbe aver scritto di un disco paragonabile ad un’overdose di adrenalina, per cui è normale essere un po' abbacchiati quando ci troviamo dentro anche del bromuro…

Marco Gallarati (metal italia)

lunedì, ottobre 19, 2009

COMIN' SOON....

...dal web, buone notizie sul nuovo lavoro di Slash.


SLASH: manca solo un pezzo
Manca solo una canzone e "Slash & Friends", il nuovo lavoro solista di Slash (VELVET REVOLVER, GUNS N' ROSES), sarà completo. Il disco uscirà tra febbraio e marzo 2010 e vedrà la partecipazione di ospiti del calibro di ALICE COOPER, gli ex-GUNS N' ROSES Duff McKagan, Steven Adler e Izzy Stradlin, Dave Grohl (FOO FIGHTERS), Flea (RED HOT CHILI PEPPERS), IGGY POP, NICK OLIVERI, RONNIE WOOD, JASON BONHAM, FERGIE, Adam Levine (MAROON 5) e Andrew Stockdale (WOLFMOTHER).

L'11 novembre Slash pubblicherà in Giappone un singolo contenente la nuova canzone "Sahara", che sarà anche presente sul disco, e una cover della celebre "Paradise City" dei GUNS N' ROSES registrata con membri dei CYPRESS HILL e Stacy "Fergie" Ferguson dei BLACK EYED PEAS.

venerdì, ottobre 16, 2009

CONSIGLI X IL WEEK END...

Come da tradizione, il venerdì è dedicato ai consigli musicali x il week end...
Cheers!










giovedì, ottobre 15, 2009

CONVERGE NEW ALBUM!!!



Uno dei migliori gruppi della scena è in procinto di pubblicare il nuovo disco. Proprio ieri sera l'ho ascoltato tutto in studio e vi posso assicurare che è una bomba.
Aspettiamo con ansia il loro ritorno in Italia...
"Axe To Fall", il nuovo album degli americani CONVERGE, è interamente ascoltabile in streaming sulla loro pagina MySpace. Il disco uscirà il 19 ottobre su Epitaph Records.

In attesa dell'uscita del disco dei Converge e del loro ritorno in tour nel nostro pese, segnalo alcune date da non perdere assolutamente :

24 ottobe - RAISED FIST @ Bloom di Mezzago
29 ottobre - THE DEVIL WEARS PRADA @ Magazzini Generali
31 ottobre - MY OWN VOICE+EL PERRO DIABLO+HARDWAY+RFT @ SGA
5 novembre - CALIBAN+SUICIDE SILENCE @ New Age (Treviso)
7 novembre - BRING ME THE HORIZON @ Magazzini Generali
14 novembre - THE METEORS @ Tunnel
27 novembre - MARILYN MANSON @ Palasharp
9 dicembre - SLAYER @ Alcatraz

martedì, ottobre 13, 2009

We're back again!



Rieccoci qua!
Ad un anno e passa di distanza dall'ultimo post (la recensione del disco di Marra scritta da carletto), tornano gli aggiornamenti di DIFFERENTMUSIC. Ne è passato di tempo, ne sono successe di cose, ma il blog riparte con il solito spirito e le solite caratteristiche...
Ogni consiglio sarà come sempre ben accetto, così come ogni post che voi vogliate pubblicare : la regola è sempre e solo una, cioè che si parli di musica...
Per chi fosse nuovo, ricordo che i post vanno mandati al mio indirizzo mail alessandrocaneva@hotmail.com

Per il resto che dire?!
We're back again mates... stronger than before!
Cheers!

ALE