martedì, aprile 29, 2008

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


GABRIELE MI HA MANDATO QUESTA BELLISSIMA RECE DI UN VECCHIO DISCO DEI CHILDREN OF BODOM CHE PUBBLICHIAMO DIRETTAMENTE...
SALUTI A TUTTI...

TITOLO : Are you dead yet?
ARTISTA : Children of Bodom
ANNO : 2006
GENERE : Metal
PROVENIENZA : Espoo (FINL)

Da buon metallaro acculturato, l’ultimo disco dei Children of Bodom sarebbe da lasciare sugli scaffali con un espressione disgustata della serie: “che palle, la solita pappa ribollita frammista ad assoletti di tastiere, metal ormai strasentito con le solite urla incomprensibili di quel saltimbanco di Alexi e qualche prodezza chitarristica neoclassica da malmsteen dei poveri, che schifo! Ora vado a comprarmi l’ultimo dei Nevermore che sono proprio profondi, intelligenti e innovativi.” Ecco, il buon metallaro acculturato è la persona più dannosa per la musica, al giorno d’oggi, perché spenderebbe 20 euri per la succitata mezza schifezza, lasciando nel negozio con aria snob uno dei dischi più divertenti dell’anno: questo “Are You Dead Yet?”. Parliamone. Ad Alexi ultimamente piacciono molto il punk e l’hardcore melodico, e infatti s’è anche messo su gruppetto dove suona solo la chitarra, i Kylähullut (vedere assolutamente il loro video disponibile sul loro sito per morire dalle risate). E quindi? E quindi ci troviamo di fronte un lavoro che rappresenta in pieno la naturale commistione tra il sound originario dei CoB e la sfacciataggine melodica punk/rock , insomma quello che nel precedente Hate Crew Deathroll gli era riuscito solo a metà qui è un centro pieno. 100 punti. Cosa è successo, rispetto al precedente disco, dunque? Sostanzialmente la produzione gioca un ruolo importante, qui più grezza e immediata, quasi più “rock”, le chitarre secche e il basso bene in mostra. Poi la forma canzone, che si slega un altro po’ dagli stilemi neoclassici e tipicamente metal e sceglie una via più “easy”, pur mantenendo idee e inserti originali. Aumentano i ritornelli catchy e di facilissima presa, diminuiscono (finalmente arrivando ad un giusto compromesso) le parti solistiche di chitarra e tastiere, inserendosi decisamente bene nel contesto della canzone. Peccato solo per “Punch Me I Bleed”, lenta e piuttosto anonima: fortunatamente è un episodio isolato, e tra le spettacolari “If You Want Peace…Prepare for War” e “In Your Face” non ci si fa neanche troppo caso. E quando parte “Bastards of Bodom” un po’ viene da sorridere, per una linea di chitarra che puzza di In Flames dalle prime due note. Ma gli si perdona volentieri anche questa, quando la canzone successiva tira fuori uno dei migliori ritornelli del lotto. Concludendo, pur essendo partito prevenuto al massimo, non riesco a definire questo album affatto “povero” o “noioso”, pareri molto comuni a quanto pare. I cinque bimbi della Hate Crew Deathroll ci sono andati vicini col precedente disco, ma adesso sono meno morti che mai. In Your Face!

lunedì, aprile 21, 2008

BIOGRAPHY : NO USE FOR A NAME

VISTO CHE STASERA SUONANO AL MUSICDROME...


I No Use For A Name (noti anche come NUFAN) sono una band skate punk formatasi nel 1987 a San Jose, in California, fondata da Tony Sly, cantante e chitarrista e Rory Koff, batterista. In attività da oltre vent'anni, i NUFAN sono tra le band punk rock più longeve della storia del genere. La loro lineup vedeva inizialmente la presenza di Steve Papoutsis al basso e Chris Dodge alla chitarra ma ha subìto numerosi cambiamenti, anche se dal 1999 il gruppo ha una formazione stabile.
All'inizio della carriera i No Use For A Name si imposero sulla scena skate punk e hardcore punk americana riscuotendo un discreto successo, ma nel 1995, con l'entrata nella band del bassista Matt Riddle e del chitarrista Chris Shiflett, il gruppo cambiò decisamente stile orientandosi sul pop punk.

La prima comparsa del gruppo in album musicali è nella compilation Turn it Around pubblicata nel 1987 dalla rivista Maximum RocknRoll, con la canzone Gang Way. Giusto un anno dopo venne rilasciato il loro primo EP con titolo No Use for a Name, per l'etichetta Woodpecker Records. Il loro secondo EP, Let 'em Out, venne pubblicato l'anno successivo dalla Slap A Ham Records. Subito dopo la pubblicazione Chris Dodge lasciò la band.
L'album di debutto della band, Incognito, venne rilasciato nel 1990 dalla New Red Archives. Poco dopo Chris Dodge rientrò nel gruppo come seconda chitarra e nel 1992 la band pubblicò il secondo lavoro Don't Miss the Train,mentre l'anno dopo, nel 1993, il gruppo firmò un contratto con l'etichetta discografica indipendente Fat Wreck Chords, di proprietà del cantante e bassista dei NOFX Fat Mike. Durante quest'anno Chris Dodge lasciò definitivamente la band e venne sostituito da Robin Pfefer, che iniziò come prima chitarra anche per dar modo a Sly di concentrarsi maggiormente sulla voce. Proprio nel 1993 venne rilasciato il loro terzo lavoro, il primo con la Fat Wreck, The Daily Grind, che ebbe un discreto successo.

Poco dopo la pubblicazione di quest'album, Ed Gregor sostituì Robin Pfefer come prima chitarra. Nel 1995, dopo la pubblicazione del terzo album Leche con Carne (il primo con la nuova casa discografica), Chris Shiflett e Matt Riddle entrarono nella band come chitarrista e bassista, al posto di Ed Gregor and Steve Papoutsis. Con l'esplosione del Punk Revival nel 1994, la band ebbe una più che discreta notorietà oltre che molti elogi per il video Soulmate, relativo ad un brano tratto dall'album Leche Con Carne, tanto che esso venne passato anche dall'emittente MTV (e fu il primo singolo della Fat Wreck Chords a farlo).
Nel 1997, dopo il successo del loro quarto album Making Friends, i No Use for a Name iniziarono un tour mondiale, toccò Stati Uniti, Canada, Europa, Australia e Giappone. Successivamente, nel 1999 la band pubblicò il suo quinto album More Betterness! e dopo due settimane il chitarrista Chris Shiflett, membro anche della cover band Me First and the Gimme Gimmes, abbandonò il gruppo per entrare nei Foo Fighters di Dave Grohl; venne rimpiazzato da Dave Nassie, ex membro della band Suicidal Tendencies. Visto il successo, nel 2001 la casa discografica invitò la band a pubblicare il proprio primo album live, il primo della serie Live in a Dive che poi vide altre esibizioni dal vivo di gruppi della Fat Wreck, che si venne intitolato Live in a Dive: No Use for a Name.

Nel 2002 venne pubblicato il sesto album Hard Rock Bottom, che rimane tuttora quello di maggior successo della band, tanto che essa venne inclusa tra quelle più importanti del festival Vans Warped Tour del 2002, al termine del quale venne intrapreso un altro lungo ed importante tour insieme ai Sum 41. Nel 2004 il cantante Tony Sly pubblicò da solista un album split insieme a Joey Cape dei Lagwagon. Il 14 giugno 2005 venne pubblicato infine l'ultimo album studio Keep Them Confused, preceduto da diversi mesi di lavorazione, dove si nota una presa di posizione politica più forte rispetto ai precedenti, oltre ad alcune evidenti differenze stilistiche: rispetto ai lavori precedenti, i brani sono meno veloci e più melodici, la stessa voce del cantante Tony Sly appare meno aggressiva. Inoltre, tecnicamente, si tratta certamente del lavoro più raffinato e meglio prodotto della band, anche se con un sound inevitabilmente meno potente e più vicino al pop. Comunque, visto il successo anche di quest'ultimo album, la band venne invitata nuovamente come principale esponente del Vans Warped Tour del 2005. L'anno si concluse con una serie di concerti negli USA insieme ai Suicidal Tendencies, ed un'altra in Europa con i The Lawrence Arms.
Nel 2007, in occasione dei 20 anni di attività della band, è stata pubblicata la loro seconda raccolta, All the Best Songs, composta da 26 brani tra cui due inediti. La band concluse l'anno in tour in Sud America.
Il 2008 si presenta come un anno importante, un tour mondiale (tra cui due date italiane a Milano il 21/04 e Pinarella il 22/04) per la promozione del loro ottavo album, The Feel Good Record Of The Year, che uscirà il 1° Aprile. L'album è stato preceduto dall'energico singolo Biggest Lie.

venerdì, aprile 18, 2008

CONSIGLI PER IL WEEKY...


SOLITO APPUNTAMENTO DEL VENERDI' CON I CONSIGLI PER I LIVE DEL WEEK END...

Finesettimana poco ricco questo. Degni di nota solo il concerto dei BORN FROM PAIN al Blanco (io li ho visti al Transilvania prima dei Walls of Jericho e spaccano davvero il culo).
Questi 5 olandesi oramai sono un’istituzione nel campo del più feroce metalcore sound. Formatisi nel lontano ’97, grazie a una forte attitudine e continui tour (Europa, Stati Uniti, Sudamerica, Giappone) sono riusciti a imporsi come una della band più autorevoli della scena heavy europea. L’attitudine, la perseveranza ed un sound brutale in bilico tra il metal di mostri sacri come Slayer, Obituary e l’hc più massiccio li ha fatti notare dalla Metal Blade, li ha permesso di suonare festival di assoluto livello come Wacken, With Full Force, Pressure Fest e di condividere palchi e tour con gente del calibro di Napalm Death, Hatebreed e Testament.
Reduci dall'ottimo show italiano dello scorso Settembre a Milano in occasione del Resistance Tour, il quintetto di Limburg torna in Italia con quest’unica data per presentare l’ultimo album “War” (Metalblade 2007), una bordata di massiccio metalcore fuso a del furioso thrash metal.

Domani sera al Vittoria primo concerto di presentazione per il nuovo disco degli Impossibili, istituzionde del punk rock milanese e fieri appartenenti della famiglia Mobsound.
Ci si sente lunedì...
STAY TUNED!

giovedì, aprile 17, 2008

SOULFLY NEW BATTLE

IL PROGETTO CAVALERA CONSPIRACY NON SIGNIFICA ASSOLUTAMENTE CHE IL BUON MAX ABBIA DECISO DI SMETTERLA COI SOULFLY... ANZI!


La tribù dei Soulfly (che vede la stessa line-up di “Dark Ages” del 2005 – il cantante/chitarrista Max Cavalera, il chitarrista Mark Rizzo, il bassista Bobby Burns e il batterista Joe Nunez.) si prepara al ritorno, armata fino ai denti e pronta per la battaglia con il nuovo capolavoro metal intitolato “Conquer”. I Soulfly sono una delle band che hanno contribuito a far crescere la scena metal fin dalla fine degli anni ’90, traghettandola nel nuovo millennio, grazie alla loro capacità di mescolare metal, world music e cultura brasiliana, e facendola esplodere nelle vostre casse!

Cavalera, che ha trascorso la propria giovinezza a cambiare il volto della scena metal con i leggendari Sepultura e che si è recentemente riunito col fratello (ed ex compagno d’avventura nei Sepultura) Iggor nei The Cavalera Conspiracy, è pronto a tornare con “Conquer”. Cavalera spiega che il titolo dell’album si riferisce alla sua carriera musicale che va dai Sepultura, ai Soulfly, passando per i Nailbomb. “Dall’inizio di questa devastazione e dalle visioni della schizofrenia e le battaglie sotto le ceneri alla nascita in questo Chaos A.D.. Dalle esecuzioni a brucia pelo al tentativo di trovare le radici della tua anima. Dalle strade primitive alla Trinità, dalle profezie alle età oscure, infliggendo il mondo con il metal. La missione continua, più intensa che mai. Conquista la tua paura e conquisterai la vita e la morte”.

“Conquer” è il sesto album dei Soulfly e rappresenta un assalto di riff di chitarra thrashy, di percussion tribali, con l’inserimento di world music. La tracklist di “Conquer” è la seguente e come da tradizione l’album si conclude con una traccia intitolata “Soulfly”.

“Blood Fire War Hate”
“Unleash”
“Paranoia”
“Warmageddon”
“Enemy Ghost”
“Rough”
“Fall Of The Sycophants”
“Doom”
“Rot”
“Touching The Void”
“Soulfly VI”



Entro la fine dell’anno rivedremo i Soulfly dal vivo per presentare “Conquer”.

mercoledì, aprile 16, 2008

TO KILL : nuovo album e nuovo tour !

Tornano i TOKILL, nuovo album e tour Europeo con i Parkway Drive. Al Traffic di Roma la prima del nuovo tour ed altre interessanti novità


I TO KILL sono una delle band Hardcore italiane più attive degli ultimi anni. Dopo centinaia di date in tutta Europa a supporto di bands del calibro di Comeback Kid, Gorilla Bisquits, Walls Of Jericho, Bane, Verse, Raised Fist e molti altri, tornano con un nuovo album.
“When blood turns into stone” questo è il titolo, si preannuncia il più duro della loro carriera: i pezzi hanno un sound più rock, più metal e più mosh di quanto i To Kill avessero mai scritto in precedenza.
Il disco è stato registrato all’Hellsmell Studio di Roma ed il mix e il mastering sono stati affidati a Tue Madsen e Jacob Olsen dell’Antfarm Studio in Danimarca (Sick Of It All, Born From Pain, Hatesphere, The Haunted).
“When blood turns into stone” verrà licenziato da GSR Records il prossimo maggio e sarà disponibile in distribuzione in Italia su catalogo Andromeda.
Il 17 Aprile ci sarà il Release Party dell'album al Traffic, in concomitanza con la prima data del tour Europeo con gli australiani Parkway Drive (Epitaph), next big thing della scena metalcore mondiale.
Un brano del album,”To Live and To Die in Vain”, è disponibile in anteprima su www.myspace.com/tokill.
Un Hardcore dal carattere estremo e personale, senza compromessi, per una band la cui ascesa pare divenire sempre più inarrestabile.

Prossime Date Live dei To Kill:
w/PARKWAY DRIVE (epitaph records), BURY YOUR DEAD (victory records), SUICIDE SILENCE (century media records)

17.04.2008 Italy Roma @ Traffic
18.04.2008 Germany Bruchsal @ Rockfabrik
19.04.2008 Germany Münster @ Sputnikhalle
20.04.2008 Holland Amsterdam @ Melkweg
21.04.2008 Germany Hamburg @ Logo
22.04.2008 Sweden Stockholm @ Klubben
23.04.2008 Sweden Gothenburg @ Brew House
24.04.2008 Germany Berlin @ Magnet
25.04.2008 Germany Leipzig @ Conne Island
26.04.2008 Austria Oberwart @ OHO
27.04.2008 Italy Bologna @ Estragon
28.04.2008 Germany München @ Feierwerk
29.04.2008 Switzerland Zürich @ Abart
30.04.2008 Germany Saarbrücken @ Roxy
09.05.2008 Germany Köln @ Underground

TOKILL – “When Blood Turns into Stone” Tour
01.05.2008 Germany Leipzig @ Conne w/THIS IS HELL-MILES AWAY-CRUEL HAND
02.05.2008 Germany Pforzheim @ Haus der Jugend
03.05.2008 Belgium Arlon@ NUITS DE L’ENTREPOTE FESTIVAL W/ TERROR, RISE AND FALL, AGNOSTIC FRONT
05.05.2008 Russia Moscow @ Tabula Rasa
06.05.2008 Russia St.Petersburg @ TBA
07.05.2008 Russia Petrozavodsk @ Porshen
08.05.2008 Belgium Gent @ Frontline
10.05.2008 Germany Darmstadt @Golden Kron
11.05.2008 Germany Jena @ Cafe Wagner
31.05.2008 Italy Perugia @Ex Mattatoio w/Sottopressione, Affluente
05.07.2008 Italy Ceccano @ Eastpak Etnika Rock /w Guest TBA
16.08.2008 Germany Essen @RISE OR DIE FEST w/ HAVE HEART, BRIDGE TO SOLACE, SHIPWRECK and more tba
02.09.2008 Italy Caserta @ Caserta Rock Fest w/Pennywise, Punkreas and more


Contacts:
www.moshtokill.com
www.myspace.com/tokill
www.gsrmusic.com
Italian Management & Press Office
NerdSound Records – Americo Roma +39.3381991250 - ten@nerdsound.com

martedì, aprile 15, 2008

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


Il 1991 fu un anno cruciale e florido per il rock moderno: il fenomeno grunge accennava ad esplodere con l’uscita in quasi simultaneità di “ten” dei Pearl jam e , soprattutto, “Nevermind” di un emergente trio di seattle chiamato Nirvana, destinato a cambiare per sempre il volto della musica. Dal canto loro, i più navigati Red Hot Chili Peppers pubblicavano sotto l’egida di Rick Rubin il disco che li avrebbe lanciati definitivamente, “Blood Sugar Sex Magik” proprio quando i REM si confermavano (con il superbo “Automatic for the people”) una delle realtà più interessanti in campo alternative.
Parallelamente a questo gruzzolo di eventi musicali i Metallica cercavano di stupire nuovamente il pubblico che li aveva apprezzati durante la decade precedente, proprio ora che una nuova incaranazione del punk-rock (il sopraccitato grunge) giungeva nel cuore dei fans a rimpiazzare il posto che era stato del thrash metal: chiusisi in studio, per la prima volta con Bob Rock al proprio fianco, i quattro cavalieri mirarono a qualcosa che non avevano mai realizzato prima. Reduci dall’esperienza controversa ed oscura del dilaniato “…And Justice For All”, primo capitolo del post-Burton, i Tallica volevano fortemente che questo album ne fosse l’antitesi. Semplicità laddove il suo predecessore era intricato e complesso, incisività contro la vecchia prolissità dei brani ( alcuni pezzi dello scorso disco toccavano i dieci minuti di lunghezza… ). Ecco dunque venire alla luce lo spartiacque della carriera dei Metallica, non soltanto il loro best-seller ma anche il lavoro che (in corrispondenza di un nuovo decennio) farà da tramite fra la fase thrash appena trascorsa e il nuovo, discusso corso a venire. Il recente passato viene reinterpretato in “forma ridotta” all’interno di brani quali “Holier than thou” o “the Struggle within” ma questa volta la velocità cede il passo alla potenza sonora della semplice struttura in levare di “Enter Sandman” o di quella alternata in “Wherever I May Roam” e “The Unforgiven” sospesi entrambi tra mid-tempo e fragorose esplosioni elettriche. Un granitico riff (tra i più memorabili di Kirk Hammett) dà la base per il secondo brano della tracklist, “Sad But True”, forse il pezzo che più di tutti rappresenta il nuovo sound della formazione di Frisco; Dopo che qualche disguido lo aveva mortificato nella realizzazione di “…And justice for all”,nuova vitalità conosce anche il basso di Jason Newsted, splendido nella sua composizione migliore, la linea di “My friend of Misery”, apocalittico durante “The God That Failed”. L’intero disco dimostra una maturità compositiva e una capacità di “azzeccare” la canzone che lo rende una pietra miliare del metal classico, così come “Master Of Puppets” lo fu del metal estremo.
L’innominato quinto disco dei Metallica ( detto “Black Album” per via della copertina) giunse a livelli di popolarità insperati fino a soltanto un paio di anni prima, sancendo un nuovo stadio di evoluzione ma senza arrivare alla temuta ed allusa “svendita”. Come sentenzia il giornalista americano Joel Mc Iver nella sua recente (ed ottima) biografia non autorizzata dei Metallica, “Justice for All”, il Black Album ha “attirato” le masse a sé ma senza cedere a compromessi con loro. Non mancarono di certo le critiche dei fans più puristi, i thrashers che avevano amato Seek and Destroy o Battery e che si dicevano delusi del nuovo materiale meno veloce. Molti di loro, lo considerano ancora oggi il punto d’inizio del loro declino: ma a dispetto del mio amore malsano per la velocità ingenua di “ride the Lightning” e per l’headbanging forsennato ed ignorante, sono costretto a consigliar loro di scostare la lunga chioma dal viso e di guardare in faccia la realtà. “Black Album” è un capolavoro, al di là delle considerazioni sul thrash o sull’ heavy, per la musica in sé. E se i Metallica avessero deciso di privilegiare il mito della propria creatura e del loro nome, rispetto a quello delle rispettive carriere, probabilmente avrebbero terminato la loro storia all’apice, proprio con questo disco.

SIMONE DOTTO

lunedì, aprile 14, 2008

UNDERWORLD : Una skyline elettronica


NON SONO MAI STATO UN FAN DELLA MUSICA ELETTRONICA E CONTINUO A NON ESSERLO, PER QUESTO NEL BLOG NON SE NE PARLA MAI. IL PROGETTO UNDERWOLRD PERO' E' SEMPRE STATO OGGETTIVA- MENTE VALIDO E, VISTO CHE IN RETE HO TROVATO QUESTO BELLISSIMO ARTICOLO DI VERONICA ROSI, FACCIO UNO STRAPPO ALLA REGOLA.

Dagli esordi synth-pop con i Freur al successo dell'epica "Born Slippy" (colonna sonora del film-culto "Trainspotting"), fino al capolavoro "Beaucoup Fish", il progetto di Karl Hyde ha sempre conservato uno sguardo globale sulla "club culture". Ritratto della band che ha rilanciato l'elettronica da ballo negli anni Novanta.
di VERONICA ROSI

L'era pre-techno. Doot Doot.

Vedendo il cranio lucido di Karl Hyde che emerge dalle luci stroboscopiche degli ormai leggendari live set degli Underworld, si fa fatica a credere che poco meno di vent'anni fa era un capellone cotonato, vestito di lustrini e strizzato in pantaloni a sigaretta. Già, perché negli anni 80 Karl Hyde e il suo storico partner musicale Rick Smith mandavano avanti un gruppo synth-pop chiamato Freur, il cui maggior successo fu il trasognato singolo "Doot Doot", numero uno delle classifiche italiane del 1983.
Erano i tempi del tripudio dei synth analogici e dei rossetti fucsia, ma i Freur valevano poco sul mercato rispetto ai mostri sacri dell'epoca (Soft Cell, Pet Shop Boys, Human League) e la loro label dell'epoca, la Cbs, non ci mise molto a scaricarli. Cambiare il nome in Underworld e far uscire due dischi di funk-rock piuttosto insipido (Beneath The Radar nell'88 e Change The Weather nell'89, che citiamo qui per mera cronaca) non cambiò molto le cose. Dopo aver fatto da spalla nell'ultimo tour americano degli Eurythmics (naturalmente prima della recente reunion del duo Stewart-Lennox). Gli Underworld erano musicalmente e fisicamente alienati dalla scena.

Gli anni 90. Il suono Underworld.

Ma qualcosa stava cambiando, in quegli anni impasticcati e confusi che stavano salutando gli Eighties e aprendo i Nineties. Le parole che dovrebbero affacciarsi nella mente del lettore ora sono acid-house, Detroit-techno, hardcore, progressive (nell'accezione elettronica del termine). Hyde e Smith, tornando a casa, troveranno la loro Uk travolta dal vortice dei rave e di quel nuovo modo di produrre - e di vivere - la musica elettronica, che a noi oggi pare tanto normale. Per assurdo, mentre sul fronte pop-rock il suono leccato e il canto impostato degli 80 (per dirla con le parole di Hyde: "Quella musica minimale, cruda, smutandata") veniva ripudiato con disgusto, i pionieri della moderna dance music (Derrick May, il papà della techno; Marshall Jefferson, il papà della house, la neonata Warp Records) facevano tesoro dei numerosissimi elementi innovativi musicali e tecnologici emersi proprio nei tanto bistrattati 80. Tutto ciò è molto importante per capire perché l'album che ha portato nel mondo il reale suono degli Underworld è considerato uno dei più importanti dischi del decennio.

Prima di incidere Dubnobasswithmyheadman (Junior Records, 1994), infatti, gli Underworld "adottano" un terzo membro, Darren Emerson, giovanissimo dj inglese, parecchio a suo agio nella scena acid-house del momento. L'intento dichiarato è entrare nel mondo dei club, dimensione musicale che stava già esplodendo, e fare a meno di una band dai ruoli canonici.
Se Hyde e Smith furono lungimiranti a investire nella figura del dj (oggigiorno celebre e ben pagato quanto la rockstar), altrettanto lungimirante fu Emerson a salvaguardare l'esistenza della vecchia impostazione musicale del duo, contribuendo alla formazione di quei caratteri distintivi degli Underworld, che sono ancora oggi loro peculiarità: la propensione alle suite melodiche nelle parti vocali; l'uso delle chitarre; le ondate di synth, ipnotiche e isolate; e infine i riff staccati e sognanti, strascico del vecchio ambient-pop di "Doot Doot".
Una esemplificazione perfetta di tutto questo è la canzone-bandiera di Dubnobasswithmyheadman, la famosa "Mmm Syscraper I Love You": le tastiere aprono una acida cerimonia di techno bassa e nervosa, guidata dal canto di Hyde, tanto caldo e melodioso nelle strofe quanto pungente e ipnotico nei momenti in cui il ritmo incalza, fino a diventare ossessivo e sincopato più di una volta ("Dark And Long", "Surfboy", "Spoonman"). Sono i primi vagiti del drum'n bass, costola avvelocitata, bassa e acida della techno, dove i "bass" dominano in modo assoluto la scena incalzandosi a vicenda, seguendo un'eco potenzialmente infinita, mentre i "breaks" percorrono come lampi di luce questa oscura marcia suburbana.
"Porn dogs sniffing the wind for something violent" non è che una delle liriche acido-metropolitane di Hyde. Gli Underworld celebrano, con versi al limite del nonsense, una città svuotata, alienata, selvaggia e primitiva. Una specie di scenario fanta-fightclub dove la musica è visiva: è uno schermo che filtra la percezione della realtà allo stesso modo di un allucinogeno. (Non a caso, gli Underworld sono uno dei primi gruppi ad accompagnare le performance live con le cosiddette "Visual Art", sequenze d'immagini proiettate sullo schermo appositamente per accompagnare corrispondenti sequenze di suoni.)
Composizioni come "Tongue" e "River Of Bass", in equilibrio fra nebbia underground e raggi di luce riflessi dai vetri dei grattacieli, richiamano quasi la dicotomia (litania oscura/slanci melodici verso atmosfere pure e rarefatte) del suono trip-hop, altro movimento musicale che stava facendo capolino da Sheffield.

Nello scenario del 1992, l'originalità e il tempismo degli Underworld hanno qualcosa di eccezionale. Il loro suono era tanto più particolare quanto le label dell'epoca avversavano le parti vocali nella musica dance, e quest'ultima era ghettizzata nel pubblico, nei concerti e nella promozione. Era non-musica. Ma le cose stavano per cambiare.

La techno popolare. Born Slippy.

Second Toughest In The Infants (Junior Records, 1995), il loro secondo e semi-dimenticato capitolo, musicalmente non ha nulla da invidiare al debutto. E' piuttosto la sua naturale evoluzione: se gli Underworld non rinunciano alle loro affascinanti litanie techno, raggiungendo livelli compositivi ancora superiori, continua il contributo del trio alla maturazione e alla diffusione del suono drum'n bass. Hyde, Smith ed Emerson precorrono ancora una volta i tempi con una versione più soft, ambientale, quasi chill-out di quest'ultimo genere. Suburbana quanto il trip-hop, ma più liquida, fluida, calda: ascoltare "Banstyle/Sappy's Curry" è come guardare la metropoli brulicante di vita notturna dalla morbida e accogliente poltroncina di un taxi. Questo è il disco in cui il suono degli Underworld diventa definito e totalizzante, e il pop struggente di "Stagger" non è che una meravigliosa sigla finale alla sintesi del primo, validissimo singolo, "Pearl Girl".
In verità, l'impolveramento repentino di Second Toughest In The Infants ha un suo determinato colpevole. Come inedito pubblicato come singolo nello stesso anno, infatti, fu scelta una canzone di cui il mondo avrebbe sentito parlare: "Born Slippy".

Titolata in omaggio a un levriero da corsa, questa nenia techno-progressive (non essendo questo tempo e luogo per soffermarsi sul complesso significato di "progressive" nella musica techno-house, il lettore più curioso si accontenti di considerarla (ab)uso di brevi loop di suoni, finalizzato alla catarsi del ritmo) vanta una delle più clamorose introduzioni di tutta la storia della musica. E' proprio l'eco stentorea e insieme sognante di un brano "nato scivolando" a colpire, tra gli altri, il regista Danny Boyle, che la sceglie come colonna sonora del film-culto "Trainspotting" (1996). Il rimbalzare avvolgente degli unici due accordi della canzone accompagnano il monologo finale del protagonista, lo storico "choose life": dipinto amaro e spietatamente sincero di una generazione, quella della gioventù anni 90, che ha perso, che si arrende; vittima dell'eroina, dell'acid-house e della sua stessa rabbia disperata. "Born Slippy" diviene automaticamente l'inno definitivo dal respiro anelante di quegli anni, e segna un punto di svolta nella musica elettronica. Dopo la sua endemica diffusione, che le porta la notorietà di uno storico hit pop e la rende probabilmente il pezzo techno più noto al mondo, dopo le sue riduzioni radiofoniche (per evitare i 7 minuti di cassa hardcore, poco sopportabili per l'ascoltatore medio, i playlister la mutileranno spesso della parte centrale, un po' come successe all'assolo strumentale di "Light My Fire" dei Doors), si dirà: la dance music è morta.

In realtà, "Born Slippy" non fa che chiudere nel migliore dei modi un capitolo troppo spesso trascurato della musica, quello che narra le vicende di Underworld, Prodigy, Chemical Brothers, Primal Scream, ovvero le formazioni che più hanno contribuito, con l'uso del canto e di sonorità particolari, alla fine della ghettizzazione della musica elettronica, al suo ingresso trionfante nelle classifiche, nei festival rock (la prima presenza degli Underworld a Glastonbury nel 1992 ha qualcosa di storico; la ripeteranno sette anni dopo davanti a un pubblico formato U2), e, soprattutto, alla sua diffusione globale.

Il capolavoro. Beaucoup Fish.

Tornando a noi, dopo la reissue di "Born Slippy" (il singolo "Born Slippy NUXX") e un tour infinito che diventerà in seguito un ottimo disco live (Everything Everything, Junior Records, 2000), gli Underworld hanno ancora qualcosa da dire (a parte svariati remix per grandi nomi dei 90 come Björk, Massive Attack, Depeche Mode, Leftfield e Everything But The Girl) a questa dance music che pare tutt'altro che moribonda. Nel 1998, infatti, tornano in studio a produrre quello che probabilmente è il loro capolavoro definitivo, il loro " Abbey Road ": Beaucoup Fish (Junior Records, 1999). Il nome richiama New Orleans e miscuglio di suoni e culture, un intento dichiarato e rispettato. Con maggiore definizione rispetto ai precedenti lavori, emerge in questo disco la più grande dote degli Underworld: nell'elettronica, dove un genere nuovo è soltanto un vetro che si spezza immediatamente in mille altri frammenti, essi riescono ad abbracciare con lo sguardo una skyline della musica che non sarà magari completa, ma suona imparagonabilmente esaustiva, ricca, superiore; techno e trance si intrecciano con molteplici elementi sonori in forme cangianti, verso la sublimazione.

Beaucoup Fish è un viaggio di scoperta: "Cups", apnea bassa, distorta, intervallata da stacchi che sembrano i respiri di un nuotatore, muore poi trionfalmente in un assolo di tastiere acide. "Push Upstairs", un altro singolo storico basato sulla voce di Hyde, su cascate di acid-techno e tonalità morbide di accordi (quello stesso genere di tonalità vanta ora il nome di "old school"). "Jumbo", che sposa il dream-pop e il minimal drum'n bass con un semplice "click". "Winjer", quattro minuti di techno tribale seguiti da quattro struggenti minuti di ballata digitale ("Skym"). "Bruce Lee", che accarezza il breakbeat (in fiore proprio in quei tempi, grazie all'opera di Chemical Brothers e Fatboy Slim). Poi le loro celeberrime marce sincopate ai margini dell'hardcore-trance ("King Of Snake", "Kittens", "Moaner"), un esempio per chiunque faccia musica da club: mai noiose, mai scontate, mai imprecise. Gli Underworld usano ritmi, bassi e breaks con una tempistica semplicemente perfetta, e con "Push Downstairs", lo specchio nero del ritmo galvanizzato della gemella "Push Upstairs", il suo negativo, il "down" che segue la calata, l'aria fredda dell'alba, con le casse che ancora ronzano nelle orecchie, gli Underworld impregnano di realtà e di pura bellezza il loro disco più bello, un vero capolavoro. "These are my intentions", canta Hyde a nome di ciascun emozionato ascoltatore.

Addii. Contemporaneità.

Di gran lunga inferiore è invece l'ultimo studio album, A Hundred Days Off (JBO, 2002). Anche volendo interpretare la dipartita di Darren Emerson (ora un dj house della scena Ibiza) come un indebolimento generale della loro incisività musicale, il disco si regge malamente su un livello minimo di immaginazione, o per dirla senza smancerie, è semplicemente brutto. Salvo qualche (raro) momento in cui le tastiere Underworld tirano di nuovo fuori il vecchio mordente ("Two Months Off", "Little Speaker"), il resto è noia mortale e la voce di Hyde sembra non poterci fare niente.

Le ultime uscite del duo sono la raccolta dei singoli ("Anthology 1992-2002", JBO, 2003), che può essere cosiderata come un buon best of per chi vuole avvicinarsi al gruppo; e, dello stesso anno, una re-reissue del singolo "Born Slippy", da non perdere per gli amanti della sottile arte del remix.

Nel 2006 è uscita Breaking & Entering Soundtrack, colonna sonora dell'omonimo film, in cui il duo è affiancato da un collaboratore già più che rodato, quel Gabriel Yared che ha accompagnato splendidamente le sequenze più belle di pellicole come "Il talento di Mr. Ripley", "Il paziente inglese", "Cold Mountain" e "City Of Angels".

Un anno dopo arriva il nuovo album, Oblivion With Bells, un disco normale, con un paio di errori grossi, dovuti a mancanze di gusto inusuali per una band che ha sempre fatto della classe uno dei suoi marchi di fabbrica, nella fattispecie “Ring Road” e “Boy, Boy, Boy”, ma con ancora il genio di una volta che si aggira sotterraneo per uscire e mostrarsi in tutta la sua bellezza.
“Beautiful Burnout” raccoglie i fasti di una volta, quel flusso di coscienza tipico del cantato di Hyde torna a sposarsi con il ritmo incessante di Smith, si vola altissimi dentro una trance dilatata sotto le parole filtrate. C'è lo spirito di “Born Slippy” girato e messo sotto frazione. È l'unico punto di contatto con una storia andata, assieme alle aperture ambient di “Best Mangu Ever”, che danno ancora traccia di estro e vitalità.
Quel che rimane è maniera, precisa e curata, con cui baloccarsi per qualche volta e poi scordarsene rapidamente, sperando ancora che il prossimo sia il giro buono, tra qualche altro anno, tra qualche altro incontro inaspettato.

venerdì, aprile 11, 2008

week end...

PUNTELLI PER IL FINE SETTIMANA...



Stasera alla DAUNTAUN del LEONCAVALLO NIGHTSTICK JUSTICE (punk hardcore - San Francisco USA) + GUM (sludge doom - Fi)
+SMART COPS (punk rock - ovunque - !!RELEASE PARTY 7"!!).
Notevole, anche se un po' fuori mano, la serata HC al circolo di MARIANO COMENSE.
Domani sera saltate pure l'Oktagon e andate direttamente al Vittoria : BLAKE+PLASTIC BULLET+ THE DAY BEFORE...

giovedì, aprile 10, 2008

RITORNANO GLI IMPOSSIBILI

GLI IMPOSIBILI, GRUPPO PUNK STORICO DELLA SCENA ITALIANA, NONCHE' BAND DELLA GRANDE FAMIGLIA MOBSOUND, TORNANO CON UN NUOVO DISCO DI INEDITI...


Il nuovo album che si inrìtitolera' "Alcool e furore" è autoprodotto e uscirà ufficialmente il 18 aprile, con party di presentazione al SURFER'S DEN. Parte del disco sarà inoltre scaricabile sul sito ufficiale www.impossibili.com.
Sabato 19 invece, prima data del tour promozionale, al cs vittoria di milano.
Link e Contatti:
www.myspace.com/impossibili
www.impossibili.com

(nella foto impossibili al MOBFEST 2007)

mercoledì, aprile 09, 2008

LIVE REPORT : PERRO FIGHTIN' NIGHT - Milano, Disco Lounge (4/4/2008)


CON MOLTO PIACERE RICEVO VIA MAIL QUESTA RECE DELLA PAOLETTA SULLA SERATA DI VENERDI' E LA PUBBLICO...

Mi avevano chiamata, mi avevano postato l'ivito sullo space e così venerdì sono andata con Lucone e Max a vedermi la Perro Fightin' night al'ex Atmosphere, locale che conoscevo già da quando bazzicavo la scena metal e i concerti in questo posticino si sprecavano...
Quando arriviamo (più o meno le 23) il ragazzo cinese è alle prese con lo smistamento biglietti, attentissimo che tutti paghino prima di entrare nella stanza concerto. C'è parecchia gente, molta più del previsto e il locale si riempie in fretta...
Aprono la serata i GRIZZLY MOTOROIL, band punk/rock n' roll nella quale riconosco il cantante dei Gettin' grey (che qui però canta in modo piuttosto differente) e il bassista dei mitici PHP, purtroppo defunti prematuramente a causa di non so quali motivi...
I Grizzly scaldano il pubblico che si muove e sembra apprezzare il punk "motociclistico" del quartetto milanese. Pochi pezzi, rapidi e tirati, per fare entrare nel vivo la serata.
Piccola pausa e salgono sul palco i secondi artisti dello show : EL PERRO DIABLO. L' atmosfera e le sonorità sono assai più potenti del gruppo precedente. Riffoni di chitarra, scariche di doppia cassa, voce urlatissima e sound che mischia la new school hc al metal più diretto. Ottima performance, buon movimento sul palco, e sound che il pubblico sembra apprezzare. Notevole la rivisitazione di Slave New World, mitico brano dell'idimenticabile Choas AD.
La serata ormai è entrata nel vivo. Sul palco salgono gli S.D.E.: il punk/hc della band è ormai collaudatissimo, la gente conosce i pezzi e li canta a squarcia gola, mentre gli stage diving si sprecano e i fiumi di birra anche. Nella folla c'è pure un bimbo che, tirato su dalla mamma esibisce le "corna" doc di un concerto pesante...
La performance degli SDE non ha un secondo di pausa e quando il loro spettacolo finisce, bisogna riprendere fiato.
Il minifestival viene chiuso dagli headliners della serata, gli OSAKA FIREDRAGSTER, band che raccoglie ex componenti di Angry Beans, Ayuara e No Relax e che propone un punk rock alla Belvedere cantato in italiano e molto molto valido.
Anche con loro il pubblico non si risparmia. E' facile capire che l'alcool ormai ha preso il sopravvento. L'atmosfera è caldissima, i pezzi del gruppo sono accompagnati da un buon pogo e una notevole pertecipazione, che non mi fanno pentire di aver scelto di venire qui stasera.
La musica finisce alle 2, gli alcolici no... dopo lo show la gente si intrattiene nel locale a bere le ultime pinte e a commentare una bella serata...

PAOLETTA (paolatruzzi@yahoo.it)

martedì, aprile 08, 2008

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


IL MOMENTO E' FINALMENTE ARRIVATO, L'ALBUM E' FINALMENTE NELLE NOSTRE CASE, AUTO, BARACCHE, MAC PC ETC ETC ETC... IL NUOVO LAVORO DI VASCO NON DELUDE LE ASPETTATIVE: CAMBIANO UN PO' I TEMI, CAMBIA FORSE IL PUNTO DI VISTA SU TANTE COSE, MA "IL MONDO CHE VORREI" PER MOLTI VERSI RIMANDA ALLE SONORITA' DI UNA VOLTA...

TITOLO : Il mondo che vorrei
ARTISTA : Vasco
GENERE : Rock
PROVENIENZA : Zocca (ITA)
ANNO : 2008

Ero molto ansioso di sentire il nuovo lavoro del Re del rock italiano e, a circa una settimana dall'uscita del disco posso finalmente trarre qualche conclusione: è un album della madonna!
Sono un fan di Vasco si sà, ma sono anche stato il primo ad ammettere che STUPIDO HOTEL o BUONI CATTIVI erano dischi al di sotto della capacità del Blasco. Contenevano qualche pezzone incredibile, ma erano conditi da più e più pezzi inutili, cosa che ne IL MONDO CHE VORREI non accade.

Il disco si apre con "Il mondo che vorrei" : testo è amaro e riflessivo, parole semplici, arrangiamenti curatissimi e struttura che ricorda un po' GLI ANGELI (finisce anche questa con un assolo stupendo di Landau) e che fa capire la direzione verso la quale sta andando il nostro eroe... quella della riflessione dopo una vita di eccessi.

L'amarezza e la rassegnazione ritornano nella spendida "E adesso che tocca a me", a mio modo di vedere il pezzo più bello di tutto il disco, dove fa quasi male ascoltare Vasco che si trova inesorabilmente davanti al suo "essere cresciuto"... anche i miti invecchiano, anche i motorini passano, anche topo gigio sparisce... e lui se ne accorge.
Il disco è passionale, diretto, a tratti molto rock e coinvolgente per tutta la sua durata. Le liriche non sono mai lasciate al caso e sono tutte scritte dal blasco (in buoni o cattivi le altre firme si sprecavano) e la produzione, manco a dirlo, è spettacolare.
Le sonorità pesanti non mancano, come in "Qui si fa la storia", brano molto tirato, riff quasi metal, forse un pò deludente nel testo, ma probabilmente da un titolo così ci si aspetta troppo...

Trascinante all'inverosimile il brano "Non Sopporto", pezzo già anticipato nel Tour 2007, che dal vivo non mi aveva entusiasmato particolarmente, ma che in studio ritrova nuova linfa, forse perchè suonata da una metal Band, i Magnetico, (a lasciar stare l'elettronica si guadagna caro Vasco).
"Gioca con me", non mi convince del tutto: sembra studiata per esplodere dal vivo, ma su disco resta un rock abbastanza "commerciale" e di facile ascolto. E' questo l'attesissimo brano suonato da Slash e qui apriamo una doverosa parentesi: mi sono emozionato quando ho letto che nel disco di vasco avrebbe suonato slash, sì insomma due miti della mia adolescenza e non, che si ritrovano insieme in studio per registrare un pezzo. Il sound Marshall+les paul del chitarrista dei Guns è sempre inconfondibile, le foto nel libretto che ritaggono i due a Los Angeles sono d'altri tempi e non importa se la canzone non mi fa impazzire... cazzo SLASH + VASCO... tanto basta!

Ma torniamo al disco : Colpa del Whisky è lo specchio dell'ironia di Vasco, musicalmente vicina a Señorita, ma con un testo praticamente geniale.
Gli altri brani completano il capolavoro, fatto di tanti alti e pochissimi bassi (ho bisogno di te è forse la più "difficile" all'ascolto) .
Vasco ha composto un nuovo capolavoro e il suo posto nella bacheca della storia del rock questo disco se lo merita eccome...

ALE

lunedì, aprile 07, 2008

AGNOSTIC FRONT TOUR 2008


PUBBLICATE LE DATE DEL "MY FAMILY EUROPEAN TOUR 2008" DEGLI AGNOSTIC FRONT. UNA SOLA DATA IN ITALIA, AL ROCK PLANET DI CERVIA IL 12 LUGLIO... STAY HARDCORE!

Apr 10 - Biebelot Dordrecht, Netherlands
Apr 11 - White Rabbit Plymouth, Great Britain
Apr 12 - City Invasion @ Soundhouse Bolton, Great Britain
Apr 13 - City Invasion @ Islingtom Academy London, Great Britain
Apr 15 - Studio Live Istanbul, Turkey
Apr 16 - Black Box Sofua, Bulgaria
Apr 17 - SKC Belgrad, Serbia
Apr 18 - Orto Festival Ljubljana, Slovenia
Apr 19 - Erbse Bruckneudorf, Austria
Apr 20 - Werk Munchen, Germany
Apr 21 - Club Vaudeville Lindau, Germany
Apr 22 - Alter Stadtbahnof Schweinfurt , Germany
Apr 23 - Abaton Prague, Czeck republic
Apr 24 - Stara Pekaren Nitra, Slovakia
Apr 25 - Mir Uherske Hradiste, Czeck republic
Apr 26 - Froxi Arena Magdeburg, Germany
Apr 27 - Proxima Warszawa, Poland
Apr 28 - Ucho Gdynia, Poland
Apr 29 - Gladhouse Cottbus , Germany
Apr 30 - Regenbogen Hameln, Germany
May 1 - Jera On Air Yesselsteyn, Germany
May 2 - SO 36 Berlin, Germany
May 3 - Nuits De L Entrept Aarlon, Belgium
May 5 - Tavastia Helsinki, Finland
May 6 - La Loco Paris, France
May 7 - Les Abatoirs Cognac, France
May 8 - VIP (France) Saint Nazaire, France
May 9 - Matrix Bochum, Germany
May 10 - Groezrock Festival Meerhout, Belgium
May 11 - Passauer Pfingst Open Air Passauer, Germany
Jul 4 - Whit Full Force Roitzschjora, Germany
Jul 5 - TBA Bremen, Germany
Jul 11 - Metalshow IV Festival Blome, Lativa
Jul 12 - Rock Planet Pinarella Di Cervia, Italy
Jul 18 - Dour Festival Dour, Belgium
Jul 19 - Zakk Dusseldorf, Germany
Aug 1 - Ressurection Fest Vivero, Spain
Aug 7 - Metal Heads Mission Festival 2008 Crimea, Ukraine
Aug 8 - MTV Headbangers Ball @ Amager Bio CopenHagen, Denmark
Aug 9 - University Luton, Great Britain
Aug 10 - Wintergarten Blackpool, Great Britain
Aug 11 - Met Lounge Peterborough, Great Britain
Aug 12 - T.J.s Newport, Great Britain

venerdì, aprile 04, 2008

CONSIGLI PER IL WEEKY...

TRADIZIONALE APPUNTAMENTO DEL VENERDI', CON LE SEGNALAZIONI PER IL FINE SETTIMANA...


Stasera ovviamente tutti all' ex Atmosphere per SDE + EL PERRO DIABLO + GRIZZLY MO + OSAKA. Inizio concerto previsto intorno alle 22:00 e ingresso 6 € con una consumazione.
Doppio appuntamento per domani sera: bella serata HC allo sga di arese, mentre al Rock n' Roll di Via Zuretti si esibiscono gli 099, gruppo della grande famiglia MOBSOUND, davvero validi e interessanti.
Infine segnalo anche gli amici PLASTIC BULLET domani sera alla Fucina di Sesto San Giovanni.
Ci si sente lunedì... have a nice weeky!

giovedì, aprile 03, 2008

ALLA CONQUISTA DELL'EUROPA!!!

E' INIZIATO IERI IL PRIMO TOUR EUROPEO DEGLI EXTREMA E NESSUNO IN ITALIA SE LO MERITA PIU' DI LORO...
A GL, TOMMY, PAOLO E MATTIA VA' IL PIU' GROSSO IN BOCCA AL LUPO PER QUESTA AVVENTURA... DESTROY!!!

mercoledì, aprile 02, 2008

BENTORNATI PUNKREAS!


DOPO TRE ANNI DI SILENZIO, TORNANO I PUNKREAS. NUOVO ALBUM E NUOVO TOUR CHE TOCCHERA' OGNI PARTE D'ITALIA...

Uscirà venerdì 4 aprile il nuovo album dei PUNKREAS
Il suo titolo è Futuro imperfetto.
Prodotto dai Punkreas con la loro etichetta (la Canapa Records), verrà distribuito da Venus.
Il disco contiene 12 brani inediti e mostra il gruppo in gran forma.
Sarà un disco rock, con arrangiamenti inediti, testi come sempre “consapevoli”, che guardano al mondo con il ghigno inconfondibile di Cippa.
Tutto chiaramente con quell’attitudine “punkreas” che ha reso famosa la band.

Qui di seguito le date del tour
05/04/08 CAGLIARI - S'AREA
12/04/08 CATANIA – KROSSOVER
17/04/08 SALERNO - UNIVERSITA'
19/04/08 TORINO – HIROSHIMA
24/04/08 MILANO – LEONKAVALLO
26/04/08 BOLOGNA – ESTRAGON
03/05/08 PADOVA - LA GABBIA
09/05/08 ROMA – ALPHEUS
10/05/08 FIRENZE - LA FLOG

martedì, aprile 01, 2008

I MARTIRI DEL ROCK N ROLL : CHARLIE PARKER


OK OK, NON HA MAI FATTO ROCK, E' STATO FORSE IL PIU' GRANDE JAZZISTA DI SEMPRE, MA QUESTA RUBRICA E' DEDICATA NON SOLO AI ROCKETTARI, MA A TUTTI QUELLI CHE HANNO SCRITTO IMPORTANTE PAGINE DELLA STORIA DELLA MUSICA E NE SONO POI, IN UN MODO O NELL'ALTRO, RIMASTI VITTIME...

Nato a Kansas City nel 1920 Charlie Parker, vi debutta nel 1937 con le orchestre di Lawrence Keyes, Harlan Leonard e Jay McShann, ed è con quest'ultima che arriva sulla scena di New York, nel 1941. A quell'epoca aveva già incominciato a sviluppare un suo personalissimo stile che partendo da radici swing e blues apporta alla musica afro-americana un originale sviluppo improvvisativo caratterizzato da ardite sostituzioni armoniche e da una maggiore attenzione per il ritmo. Questo stile influenzerà molti musicisti dell'epoca diventando un vero e proprio linguaggio che verrà in seguito chiamato Be Bop.
A New York inizia a collaborare con i maggiori musicisti presenti sulla scena, in particolare col suo alter-ego trombettistico Dizzy Gillespie.
Nei suoi gruppi suonano Miles Davis, Chet Baker, Howard McGhee, Red Rodney, Fats Navarro, Kenny Dorham (tromba), J. J. Johnson, Trummy Young (trombone), Lucky Thompson, Dexter Gordon, Wardell Gray (sax tenore), Milt Jackson (vibrafono), Bud Powell, John Lewis, Al Haigh, Clyde Hart, Hank Jones, Red Garland (piano), Barney Kessel, Billy Bauer, Remo Palmieri (chitarra), Oscar Pettiford, Red Callender, Ray Brown, Charles Mingus, Curley Russell, Tommy Potter (contrabbasso), Max Roach, Specs Powell, Roy Haynes, Joe Harris, J. C. Heard (batteria).
La fama di Charlie Parker esplode nel 1945 proprio nei gruppi in cui milita assieme a Gillespie: le incisioni di "Billie's Bounce", "KoKo", "Now's The Time","Ornithology" (per citare solo qualcuna tra le più famose) rappresentano una vera e propria rivoluzione nel mondo musicale afro-americano, segnando per sempre la storia del jazz.
Nella seduta del 1949 che riunisce le stelle dell'etichetta Metronome Parker si confronta con le ottime partiture di Lennie Tristano (Victory ball) e Pete Rugolo (Overtime), oltre che coi migliori solisti del periodo. Fondamentali le raccolte di incisioni per Savoy, Dial e Verve nelle quali si possono confrontare i differenti assolo di Bird sullo stesso pezzo (alternate takes) e le bellissime esecuzioni estemporanee (jam sessions) con Johnny Hodges, Benny Carter, Ben Webster, Coleman Hawkins, Lester Young, Ella Fitzgerald, Roy Eldridge, Charlie Shavers, Buddy Rich, Oscar Peterson, Ray Brown, Flip Phillips.
Parker, con il suo sax alto, è impareggiabile per tecnica, fantasia, originalità. È un uomo brillante, colto (ama Bela Bartok, Arnold Schoenberg, Paul Hindemith e Igor Stravinsky), dotato di un naturale e mostruoso talento. Un solista formidabile, esuberante, capace di improvvisare a velocità fantastica, di inventare splendide melodie, di commuovere con il suo lirismo. Rappresenta per la comunità afro-americana del suo tempo il raggiungimento di una pari dignità con i bianchi.
L'eroina e l'abitudine all'eccesso lo uccidono a trentaquattro anni. Parecchie sue composizioni, spesso nuove melodie basate su giri armonici preesistenti, sono suonate ancora oggi e insegnate agli aspiranti musicisti.