mercoledì, febbraio 28, 2007

Collaboration...

Da qualche tempo collaboro con i ragazzi di PUNKADEKA.IT, il web magazine di musica punk più noto dell'ambiente.
Le mie recensioni ora potrete trovarle quindi, anche su http://www.punkadeka.it/.
E' proprio di questi giorni la pubblicazione della mia rece di "VIRUS DE REBELION", il nuovo disco degli amici NO RELAX...
STAY TUNED!


(nella foto: lo staff di PUNKADEKA)

martedì, febbraio 27, 2007

QUATTROASSI double appointment!

Doppio appuntamento live per il soundsystem dei QUATTROASSI, che saranno di scena il 2 e il 3 marzo, per farvi ballare più che mai... STAY TUNED!
http://quattroassi.altervista.org/



giovedì, febbraio 22, 2007

RAISED FIST IN ITALIA!


I RAISED FIST HANNO CONFERMATO LE DUE DATE ITALIANE DEL LORO TOUR. IL 22 APRILE SARANNO A MILANO, COME CONFERMA IL SITO UFFICIALE DEL TRANSILVANIALIVE...

C'è grande attesa per le due date italiane degli svedesi Raised Fist con il loro sound tutto distorsioni elevate e riff pesantissimi. Un vero e proprio assalto musicale. Rabbia urlata. Musica hardcore.
I Raised Fist sono uno dei nomi più rispettati in ambito hardcore: attivi dal 1993, le prime innegabili influenze della band sono nomi storici come Youth Of Today e Gorilla Biscuits. Con il loro ultimo lavoro, Sounds Of The Republic, I Raised Fist proseguono il cammino iniziato nel 2002 con l’album Dedication: un piede ben piantato nella comunità Hardcore ed un altro che sfiora sonorità decisamente più metalliche. Quello che conta è che Sounds Of The Republic è un album che lascia completamente senza fiato per il suo muro di suono e per la determinazione con cui la band porta la propria musica a nuovi livelli di potenza, senza rinunciare anche ad aperture più melodiche rispetto ai precedenti lavori.
Vedere i Raised Fist dal vivo vuol dire sottoporsi ad una vera e propria aggressione sonora, come un martello che colpisce in pieno volto. Un’esperienza non certo adatta ad orecchie delicate, ma davvero unica per chiunque ami band brutali, dirette e coerenti.

(www.transilvanialive.com)

mercoledì, febbraio 21, 2007

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


L'APPUNTAMENTO DI OGGI CON LA STORIA. E' DEDICATO AD UNO DEI MIEI DISCHI PREFERITI IN ASSOLUTO, UNO DI QUELLI CHE MI HA LETTERALMENTE CAMBIATO LA VITA, UNO DI QUELLI CHE HANNO SEGNATO VERAMENTE IL PASSAGGIO DI UN'EPOCA... CHAOS A.D. !

Quando uscì questo disco, nel 1993, i Sepultura erano già tra le realtà più affermate del death-thrash internazionale; la loro potenza, la loro attitudine sanguigna e tribale e le loro "radici" brasiliane, li rendevano già da qualche tempo una delle band più interessanti, importanti, ed apprezzate della scena americana. Eppure, l'uscita di Chaos A.D era destinata a cambiare la storia di questa band (e di molte altre), trattandosi, con buona probabiltà, del disco che ha reso i Cavalera e soci, personaggi di riferimento nel movimento estremo complessivo e che, tra l'altro, ha permesso la successiva realizzazione del capolavoro irripetibile che conosciamo con il nome di Roots.

Nelle indemoniate tracce di questo CD si incontrano tutte le caratteristiche che possono rendere una band importante una band unica: composizione meraviglosamente incisiva, innovazioni stilistiche del tutto peculiari (indimenticabile l'attacco percussivo di Refuse/Resist ed il drumming in Territory, solo per citare le prime due tracce), ondate di violenza genuina ed irrefrenabile, testi impegnatissimi e mai retorici, con riferimenti continui allo scempio che si andava (e si va) consumando nelle "terre insanguinate del mondo" (basti pensare al videoclip di Territory). Il disco trasuda ispirazione ed innovazione: sul numero complessivo delle tracce, un buon ottanta per cento è di quelle che restano nella testa dell'ascoltatore e lo "condizionano" nei successivi ascolti della sua vita.

La composizione non conosce piattezza o banalità ed illumina i brani con la sua semplicità ed efficacia, il drumming di Igor, pur nella sua complessiva linearità e costanza, colpisce l'orecchio con passaggi illuminanti e figure ritmiche plagiate e stra-plagiate negli anni successivi, lo screaming inconfondibile di Max incide la testa e la coscienza come un giudizio inappellabile sul nostro tempo e sulle nostre miserie, il solismo di Kisser riporta a nuova vita l'opera di monumenti viventi come Kerry King, rendendola (se possibile) anche più immortale di quello che sarebbe stata di per sé.

R./R., Amen, Kaiowas, Propaganda, Nomad, We Who Are Not As Others, Manifest, Clenched Fist... sono parole che faranno parte del linguaggio di questa musica per generazioni, perchè hanno segnato il loro tempo in maniera indelebile ed hanno contribuito a rendere il metal ciò che potrebbe essere oggi: più di una passione, più di una religione di nicchia o una moda. Questi brani (assieme a quelli di molte altre ottime band, naturalmente) hanno contribuito a fare del metal un linguaggio potenzialmente universale, capace di evolversi e trasformarsi: "Able to resonate in the strings of reality"; un dono per chi lo "parla" e per chi lo ascolta. Si scrivono articoli su dischi come questo nel 2005, perchè può venire il dubbio che ci sia ancora qualcuno che non ha abbia avuto la ventura di ascoltarli. Da una parte ci si augura che non sia così, trattandosi di dischi fondamentali, dall'altra ci si augurerebbe il contrario, perchè in parte si ricorda come ci si può sentire ascoltandoli per la prima volta. Buon ascolto comunque, a qualunque delle due categorie apparteniate.

martedì, febbraio 20, 2007

OASIS : Gallagher troubles...


ERA PARECCHIO TEMPO CHE I FRATELLI GALLAGHER NON FACEVANO PARLARE DI SE.
PARE CHE, DOPO LA PERFORMANCE DELLA BAND AI BRIT AWARDS, DOVE GLI OASIS HANNO RICEVUTO IL PRESTIGIOSISSIMO PREMIO ALLA CARRIERA, NOEL NON SI STATO ASSOLUTAMENTE SODDISFATTO DELLA PRESTAZIONE DEL FRATELLO, TANTO DA MINACCIARE UNA SUA CACCIATA DAL GRUPPO.
DI SEGUITO L'ARTICOLO SULLA VICENDA, PRESO DAL SITO ITALIANO DELLA BAND DI MANCHESTER.

Noel Gallagher ha dato un ultimatum al fratello LIAM - sistema la tua voce o dimenticati di registrare un altro album degli OASIS. Noel era furioso per la performance sotto la media di Liam ai Brit Awards di mercoledì sera.
Crede che la voce del rocker nelle hits inclusa Cigarettes & Alcohol non sia stata adeguata alla sua reputazione quale membro di una band che ha vinto il premio per il Contributo Straordinario.

E ha detto a Liam che ha bisogno di ritrovare il magnifico ruggente tono che ha fatto di lui il miglior frontman della sua generazione... altrimenti gli Oasis non ci saranno più.
Una fonte ha detto: "Noel ha avuto alcune parole aspre per Liam dopo lo show.

"Pensava che la voce di Liam fosse troppo nasale e ben lontana dalla sua migliore. Crede che il suo cantato stia diventando più da karaoke nei pub che professionale.
"Liam voleva eseguire Songbird, ma Noel gli ha detto 'Niente da fare'. Questo ha fatto sorgere un problema anticipatamente e poi hanno avuto un grosso litigio su chi dovesse tenersi il premio."

La fonte ha aggiunto: "La band aveva il proprio team del suono, quindi non c'erano scuse per Liam per non essere a cento (credo...). I litigi sono andati avanti da allora e si parlano a malapena."

Personalmente mi trovo d'accordo con Noel. Ho pensato che gli Oasis sono stati magnifici ai Brits, facendo esplodere l'Earl's Court dal sound. Ma il cantare della folla ha affogato la voce di Liam.
Dopo averlo rivisto in TV, sembrava a corto di fiato e ha sforzato la sua voce a tal punto da farlo sembrare una caricatura di sé stesso. Il suo atteggiamento era ancora superbo e l'arroganza filtrava da ogni poro.

Ma solo Noel ha centrato la voce durante il breve set. Ha decisamente inchiodato Don't Look Back In Anger (?)
Negli scorsi sei mesi Noel ha eseguito più concerti da solo, il che deve seccare il fratello minore.
Si parla di un album Oasis per la fine del 2007 - anche se hanno concluso il loro contratto di album con la Sony con Stop The Clocks - e altre etichette stanno facendo la coda per farli firmare. C'erano voci mercoledì secondo cui Liam non era molto desideroso di accettare il Brit Award.
Forse è perché la sua voce non era soddisfacente.

venerdì, febbraio 16, 2007

BRIT AWARDS 2007

A POCHI GIORNI DAI GRAMMY, SI SONO SVOLTI I NOTISSIMI BRIT AWARDS, AMBITO PREMIO DELLA MUSICA BRITANNICA.
ROCKSTAR CI SPIEGA COM'E' ANDATA LA SERATA LONDINESE...


L'altro ieri si è svolta la cerimonia dei Brit Awards, il più importante premio musicale inglese.
Per la prima volta in diretta dopo 18 anni di differita, la manifestazione non ha visto un vero e proprio trionfo in un artista o di un gruppo; i favoriti Gnarls Barkley e Lily Allen sono tornati a casa senza nessuna statuetta pur avendo tre nomination ciascuno, mentre i Muse (anche loro presenti in tre categorie) si sono aggiudicati per la seconda volta nella carriera il riconoscimento come miglior concerto.

Gli Arctic Monkeys, invece, continuano a raccogliere il frutto della loro musica e dopo il premio come miglior artista emergente portato a casa lo scorso anno, il loro debutto “Whatever People Say I Am, That's What I'm Not” è entrato nella eleggibilità del concorso aggiudicandosi il primo posto nella categoria Miglior Album battendo Muse, Snow Patrol, Lily Allen e Amy Winehouse.

I quattro ragazzini da Sheffield hanno mantenuto il loro atteggiamento presuntuoso nei confronti dei media non presentandosi sul palco per ritirare il premio, un comportamento che caratterizza il loro stile e li differenzia dal resto dei colleghi troppo spesso dipendenti dai passaggi televisivi e dalle copertine patinate; la seconda statuetta le Scimmie Artiche se la sono guadagnata nella categoria Miglior Gruppo.

Anche ai Killers è andata bene guadagnando gli stessi premi dei Monkeys ma nel reparto internazionale che ha visto salire sul podio anche Timberlake, Nelly Furtado e Orson.

martedì, febbraio 13, 2007

SUSAN MASINO - LET THERE BE ROCK: THE STORY OF AC/DC


OGGI PARLIAMO DI LIBRI E PIU' PRECISAMENTE DI BIOGRAFIE, RIPORTANDO DI SEGUITO LA RECENSIONE DELL'ULTIMA MERAVIGLIOSA BIOGRAFIA DEGLI AC/DC, FIRMATA DA SUSAN MASINO E BEN COMMENTATA SU AC/DC ITALIA (SITO CHE PERSONALMENTE VI CONSIGLIO DI VISITARE)

Svariate biografie sono state pubblicate negli anni, ma solo alcune trattano in modo veramente completo l'intera storia degli AC/DC. "Let there be rock: The Story of AC/DC", meritatamente, si colloca fra queste. Susan Masino è un'affermata giornalista nel settore musicale: l’autrice in 30 anni di professione e passione per il gruppo è riuscita a raccogliere parecchio materiale, testimonianze e interviste inerenti al mondo della band.
Già autrice di "Rock 'n' Roll Fantasy: My Life and Times With AC/DC, Van Halen, Kiss…" l’autrice ha pensato bene di racchiudere il tutto in un unico libro, descrivendo in ordine cronologico gli eventi. Tra l'altro, sempre grazie al suo lavoro, Susan ha avuto la fortuna di poter stare in contatto con la band sin dall'Agosto del 1977, da quando quest'ultima tenne un concerto nella sua città, Madison (nel Wisconsin) durante il primo tour americano, pochi mesi dopo l'uscita dell'album "Let there be rock". La storia vera e propria della band è integrata ai ricordi, note dell'autrice e stralci delle lettere scritte dal roadie Barry Taylor come testimonianza 'diretta' della pesante ma allo stesso tempo magica vita 'on the road' .

Fino ai primi anni 80, lasso di tempo in cui Susan fu in maggior contatto con il gruppo, la storia della band è scritta in modo molto preciso, dettagliato: vengono annotati con attenzione i vari cambi di lineup, le tournèè, particolari sugli album pubblicati.
La carriera della band, come tutti sappiamo è meno 'intensa' dalla metà degli eighties in poi e la narrazione si fa quindi più 'sbrigativa', rimanendo comunque esauriente sotto tutti gli aspetti (per farvi capire meglio: ci sono volute 130 pagine per raccontare il periodo dal 1973/74 al 1983 e 50 pagine per il periodo che va dal 1983 al 2000)

La biografia arriva a descrivere la storia degli AC/DC sino ai primi mesi del 2006 infatti, oltre a tutto ciò che concerne Bonfire e l'album "Stiff Upper Lip" (registrazioni, tour ecc...) include anche un descrizione delle varie apparizioni del 2003, dalla cerimonia della Hall of Fame, ai concerti con i Rolling Stones, passando per il leggendario "Toronto Rocks" e le "Club Dates" tedesche.
L'ultimo capitolo, intitolato giustamente "Can't stop rock and roll", risulta a mio parere un poco schematico, ma perfettamente in linea alle sporadiche attività dei membri della band, che ovviamente non permettono di aggiungere nulla alla narrazione soprattutto per quel che riguarda l'ultimo lustro di carriera. Chiude il libro una completissima discografia (compresi i singoli) e bibliografia.

Quindi sento di consigliare "Let there be rock: The Story of AC/DC" sia per la sua accuratezza che per la facilità di lettura. Grazie all'agile e a tratti "umoristica" (*) stesura, il libro risulta scorrevole e mai pesante ed esalta la passione che Susan possiede per il suo lavoro e, come noi, per gli AC/DC. Con un buon vocabolario inglese/italiano e un pò di pazienza, anche l'ostacolo della lingua inglese può essere superato, dato che al momento non è esistente un'edizione italiana.

(*) Nel libro possiamo trovare parecchi 'pareri personali' della stessa Susan: è da riportare ad esempio un aneddoto riguardo alla comica partecipazione di Arnold Schwarzenegger nel video di Big Gun (1993) - "Dove diavolo si trovava questo video, quando i democratici davano contro ad Arnold mentre aspirava a diventare governatore della California?"

(da http://www.acdc-italia.com/)

lunedì, febbraio 12, 2007

GRAMMY AWARDS 2007


IERI SERA A LOS ANGELES, SI SONO SVOLTI I GRAMMY AWARDS 2007. IL PREMIO, FORSE IL PIU' AMBITO NELL'AMBIENTE MUSICALE, E' STATO COME SEMPRE UNA SFILATA DI STELLE DELLA SCENA MONDIALE E NON SONO MANCATE LE SOPRESE.

Lo spettacolo è iniziato in modo sorprendente, con la performance live dei Police, la prima dopo 20 anni, quella che ha sancito ufficialmente la reunion di una delle band più note e storiche del mondo, che ha anche annunciato la programmazione del tour europeo. C'era grande attesa per questo evento, così come per l'assegnazione dei "grammofoni d'oro".
Le trionfatrici della serata sono state senza dubbio, le Dixie Chicks che hanno conqiustato ben 5 awards, tra cui l'ambito riconoscimento per il miglior album del 2006. La band femminile country, una volta molto apprezzata nel sud degli States, ma ora ben distante dai gusti dei texani, a causa delle prese di posizione anti bush, ha sbaragliato ogni avversario, prendendosi tante rivincite contro tutti i loro detrattori.
Successo anche per i Red Hot Chili Peppers che si aggiudicano 4 awards, Mary J. Blige 3, mentre il povero James Blunt, convinto di fare incetta di premi, se ne è tornato a casa a mani vuote...

La musica di casa nostra non mancava. Naturalmente era Zucchero a rappresentarci, con una nomination nella categoria Traditional R&B Vocal Performance. Per lui però, niente statuetta.

Tra le altre performance live da segnalare, gli Earth, Wind & Fire che si sono esibiti in una sorta di 'show nello show' con Mary J. Blige e Ludacris, mentre James Blunt ha cantato con il rapper T.I.

sabato, febbraio 10, 2007

BIOGRAPHY : SLASH

E' DA TANTO CHE NON DEDICO UN POST AD UNA BIOGRAFIA.
ECCOVI ACCONTENTATI, CON LA STORIA DI UNO DEI PERSONAGGI PIU' NOTI E CARISMATICI DEL PANORAMA ROCK MONDIALE, EX ANIMA PULSANTE DEI GUNS N' ROSES, ATTUALE CHITARRISTA DEI VELVET REVOLVER. UN PERSONAGGIO CHE NON HA BISOGNO DI PRESENTAZIONI, TANTA è STATA L'INFLUENZA CHE HA AVUTO SU MIGLIAIA DI CHITARRISTI IN TUTTO IL PIANETA...



Saul Hudson in arte "Slash" nasce il 23 luglio 1965 a Stoke-on-Trent, in Inghilterra.
Nel 1976 Slash e sua madre Ola si trasferirono a Los Angeles per motivi di lavoro della madre, stilista di molte celebrita' musicali come David Bowie, Iggy Pop, Joni Mitchell e tanti altri che in molte occasioni si trovarono a frequentare casa Hudson, questo, a detta di Slash lo preparo' allo stress del music business.
Anche il padre, Tony Hudson, lavorava nel settore musicale, come designer di copertine di album per artisti del calibro di Neil Young.
Alla Bancroft Junior High, all'età di 14 anni, conobbe quello che diventò il suo migliore amico, Steven Adler. Slash cominciò ad ascoltare musica rock grazie all'incontro con una ragazza, molto più grande di lui, che gli fece ascoltare "Rocks" degli Aerosmith. Questo lo spinse ad imparare a suonare la chitarra e, per cominciare, sua nonna gliene regalò una con una sola corda.
Piuttosto che studiare, Slash preferiva la compagnia della sua chitarra con la quale suonava anche per 12 ore al giorno. Fu cosi' che ben presto abbandono' gli studi, piu precisamente all 11esimo grado d'istruzione del sistema scolastico americano.
Fece parte di bands locali quali i London, i Tidas Sloane e fece un paio di audizioni andata male: una per entrare nei Poison, una per entrare nei Guns N' Roses (a proposito Izzy disse "a quei tempi il suo stile era troppo blues") prima di unirsi al suo grande amico Steven nei Road Crew. A questo gruppo mancava però un bassista; i due deciserò di mettere qualche annuncio e trovarono così la disponibilità di un punk appena arrivato da Seattle, tale Duff McKagan che però, dopo poco tempo, lasciò la band per entrare nei Guns N' Roses. Quando a questo suo nuovo gruppo servirono un chitarrista ed un batterista Duff suggerì ad Axl ed Izzy i suoi vecchi compagni Slash e Steven che entrarono cosi' nei Guns n Roses.
Slash comincio' a prendere eroina sin dai primi giorni dei Guns n Roses, soltanto dopo uno show dei Rolling Stones del 1989 comincio' a pensare a quello che stava facendo e cosi' entro' in una clinica riabilitativa per tre volte tra 1989 e il 1991.
Nel 1992, durante lo Use Your Illusion Tour, Slash sposa Renee Suran.
Al termine del tour, Slash e la band registrano e pubblicano "The Spaghetti Incident?" al seguito del quale Slash propose un tour nei piccoli locali, proposta bocciata a priori da Axl. A questo punto Slash comincia a dedicarsi al suo progetto solista che si chiamera' "Slash's Snakepit" nel cui disco d'esordio finiranno molte canzoni scritte da lui per i Guns n Roses.
Negli Snakepit, finiscono il batterista Matt Sorum e il chitarrista Gilby Clarke (gia' compagni nei Guns n Roses) insieme al bassista Mike Inez ed il cantante Eric Dover.
Nel 1995 pubblicano il loro primo album, "It's Five o'clock Somewhere" a cui seguira' un tour nel quale pero' Sorum e Clarke verranno sostituiti rispettivamente da James Lomenso e Brian Thicy.
Ad un anno di distanza dall uscita del disco Slash forma un altra band in occasione di un festival in Ungheria, gli "Slash's Blues Ball" ma che non incidera' mai un disco.
Chiusa definitivamente l'avventura con i Guns n Roses, Slash rimette insieme gli Snakepit sul finire degli anni '90 rinnovando completamente la line-up. Vanno via Sorum e Clarke, arriva invece il cantante blues rocker Rod Jackson ; esce cosi' nel 2000 "Ain't Life Grand?" e nel febbraio 2000 Slash lascia la Geffen Records, colpevole secondo lui di non aver dato una giusta promozione al disco.
Dall'uscita dai Guns e cioe' nel 1996, Slash è diventato uno dei chitarristi piu' richiesti nell'ambito delle collaborazioni rock e non solo. Basta citarne solo alcuni, Michael Jackson, Eric Clapton, Iggy Pop, Lenny Kravitz, Carol King e addirittura P.Diddy.
Terminata l'avventura con gli Snakepit, per Slash si apre la fase artistica piu' importante dopo quella con i Guns n Roses, e cioe' l'era Velvet Revolver.
Inizialmente non era una cosa seria, come Slash ha piu volte ribadito, ma improvvisamente 3/5 dei Guns n Roses piu' mr. Izzy Stradlin (che poi abbandonerà il progetto) si ritrovano in studio a suonare e sentono di poter fare qualcosa d'importante; ecco cosi' la decisione della band, ancora senza nome, di cercare un cantante manifestando inoltre la volonta d'incidere un disco.
La ricerca del cantante impegna molto la band, battezzata provvisoriamente "the project", in breve tempo vengono audizionati cantanti del calibro di Travis Meek e Kelly Shaefer ma la scelta finale ricade sul frontman degli Stone Temple Pilots, Scott Weiland.
Con Weiland alla voce la band registra "Money" (cover di un pezzo dei Pink Floyd) e "Set Me Free", inedito destinato alla colonna sonora del film "The Hulk". Intanto la band ufficializza il nome : Velvet Revolver.
Slash e i Velvet Revolver debuttano il 19 Giugno 2003 al El Rey Theater di Los Angeles in uno showcase in cui eseguono dal vivo "Set Me Free", "It's So Easy", "Sex Type Thing" e "Slither", come encore "Negative Creep" dei Nirvana.
L'uscita del disco d'esordio dei Velvet Revolver è datata febbraio 2004.
Il primo tour è americano e le tappe europee toccano solo importanti festival, come Imola o l'imponente LIVE 8, a cui la band partecipa nello show di Londra.
Il resto è roba recente, le collaborazioni di Slash continuano e il nuovo disco dei VR, dovrebbe uscire entro l'estate 2007...

(testo parzialmente preso da www.gunsonline.it)

venerdì, febbraio 09, 2007

FESTIVAL ESTIVI : LINE UP QUASI FATTE...


Sono quasi definitive le line up dei gruppi che si esibiranno nei due principali festival estivi italiani, l' HEINEKEN JAMMIN' FESTIVAL e il GODS OF METAL.
Il primo (giunto alla sua 10° edizione) per quest'anno cambia sede. Ad ospitare il concerto infatti, non sarà l'autodromo di Imola (in ristrutturazione per il gran premio) bensì il parco San Giuliano di Venezia. Per celebrare il decennale, il tabellone raddoppia e le serate saranno 4, con ospiti eccezionali, generi musicali completamente vari e un elenco di artisti davvero di livello :
il 14 Giugno (il mio compleanno nda) gli headliners saranno gli IRON MAIDEN, anticipati da Slayer, Stone Sour e Papa Roach. Il 15 sarà la volta dei PEARL JAM, che chiuderanno la serata iniziata con My Chemical Romance, The Killers e Linkin Park. Il 16 l'atmosfera sarà davvero incandescente, con Incubus, Smashing Pumpkins e AEROSMITH. La serata finale, quella del 17 giugno, vedrà sul palco VASCO, veterano del festival, aperto dall'ex Articolo 31 J-AX.

Anche il GODS OF METAL proporrà un tabellone di altissimo livello. Le date e gli orari non sono ancora certi, ma le band che, fino ad ora, hanno confermato la loro presenza sono di rilievo : OZZY OSBOURNE, DREAM THEATER, HEAVEN & HELL (Dio, Iommi, Butler, Appice), SCORPIONS, BLIND GUARDIAN, DIMMU BORGIR, BLACK LABEL SOCIETY, MEGADETH.

I biglietto per entrambi i festival saranno messi in vendita entro breve ed è sicuro che ci sarà da divertirsi...

giovedì, febbraio 08, 2007

THE ORIGINAL SOUNDTRACK


TORNIAMO A PARLARE DI PELLICOLE, MA SOPRATTUTTO DI MUSICHE LEGATE AL CINEMA.
LO FACCIAMO CON BLOW, DISCUSSO FILM CON JOHNNY DEPP E PENELOPE CRUZ, CHE NARRA LA VITA DI UN NOTO NARCO TRAFFICANTE

Stati Uniti, fine anni' 60: George Jung, giovane irrequieto il cui unico scopo nella vita e' non dover mai avere bisogno di soldi, si trasferisce in California con il suo miglior amico "Tuna" e comincia quasi per caso a spacciare droga. Da quel momento la sua carriera di trafficante di droga sarà una continua escalation...

"Ma chi ti fa i capelli?" chiede verso la fine del film il parrucchiere-spacciatore a Johnny Depp. Questa frase, detta dall'unico personaggio che nel corso del film sembra non veder scorrere il tempo, potrebbe anche essere un'ideale titolo del film, visto che a Ted Demme
piu' che narrare la storia vera di un trafficante di droga (che alla fine si dimostra essere molto esile) interessa parlare di cambiamenti: i cambiamenti dagli anni '60 fino ad oggi, in primis, con una ricostruzione fin troppo accurata di mode, stili di vita e, appunto pettinature, la maturazione da ragazzo a uomo di Johnny Depp, i cambiamenti del rapporto tra padre e figlio nel corso degli anni.
Tutto questo viene reso molto bene in "Blow", tanto che sembra proprio di veder scorrere davanti ai nostri occhi la storia di un'epoca. Il resto, la biografia di George Jung, la storia d'amore con Penelope Cruz (presente tra l'altro solo per una trentina di minuti), la ricostruzione storica dei traffici internazionali di sroga, e' solo un pretesto: ed e' per questo che "Blow" alla fine assomiglia più a "Boogie Nights", a cui in ugual maniera interessava parlarci di un'epoca, che a "Traffic", che sulla carta dovrebbe essere il film con cui paragonarlo.
E' per questo che "Ma chi ti fa i capelli?" può essere la frase riassuntiva di tutto il film, un film che tiene più al contorno che ai suoi personaggi, un film che ci sbatte in faccia tutti i lati piu' sgradevoli dei decenni passati, un film che del cambio di pettinature di Johnny Depp fa una ragione di vita. E un film, tutto sommato, godibile ma non necessario.

La COLONNA SONORA della pelicola risulta più che valida e adatta alle scene. Edita dalla EMI, segue benissimo l'evolversi del film, il trascorrere degli anni, delle epoche, delle droghe, coinvolgendoci in ottimi ritmi dettati da favolosi artisti del calibro di Rolling Stones, Cream, Willy Rosario e Bob Dylan.
Certo il film non verrà ricordato per la colonna sonora, ma le musiche scelte contribuiscono comunque a dare al film una buona impronta di evoluzione....

mercoledì, febbraio 07, 2007

MUSIC & FOOTBALL : Ska-p

SE NASCI NEL QUARTIERE DELLE VALLEKAS, QUELLI POPOLARI, QUELLI POVERI, QUELLI CHE FANNO PARTE DELLA MADRID CHE I PIU' CONOSCONO, NON PUOI NON ESSERE TIFOSO DEL RAYO VALLEKANO. LA SQUADRA DI CALCIO DELLE BASSE PERIFERIE MADRILENE INFATTI, E' IL VERO E PROPRIO SIMBOLO DI QUESTO BARRIO, DAL QUALE PROVIENE ANCHE LA NOTISSIMA E ORMAI SCIOLTA BAND DEGLI SKA-P.
IL GRUPPO SKA-CORE NON HA MAI NASCOSTO IL SUO TIFO PER LA SQUADRA, TANTO CHE PIPI', SHOWMAN DELLA BAND SI PRESENTA SPESSO DAL VIVO CON LA MAGLIA DEL RAYO; IL PRIMO DISCO INOLTRE, USCITO SUL MERCATO PRIMA DELLA FIRMA CON UNA MAJOR, VEDEVA BEN 2 CANZONI DEDICATE ALLA SQUADRA DEL CUORE.... VAMOS RAYO!
QUI DI SEGUITO UN ARTICOLO SCOVATO IN RETE, IN CUI VIENE CONFERMATO IL LEGAME CON LA SQUADRA DELLA BAND MADRILENA...


Gli Ska-P si formano nella Vallecas, un quartiere operaio nella periferia di Madrid, caratterizzato da una lunga tradizione di lotta contro la dittatura franchista. Il debutto è segnato dalla mancanza di fondi e di possibilità, ma gli Ska-P, almeno inizialmente, non si cercano una casa discografica che li producesse, ma preferiscono autoprodursi. Gli SKA-P cominciano ad esibirsi nei piccoli locali di Vallekas e una piccola compagnia indipendente li aiuta a diffondere il loro primo disco. Nati e vissuti nei quartieri operai di Madrid, nell'amata Vallecas, spesso nominata anche nelle canzoni insieme alla squadra del Barrio stesso, il Rayo Vallecano, gli Ska-P sono figli della classe operaia e da quest'ultima hanno ricevuto gli ideali che vengono sostenuti con forza nella maggior parte delle loro canzoni, nelle quali sono temi comuni i diritti umani, l'antifascismo, la legalizzazione della marijuana,e l'abolizione della corrida. Si oppongono alla maggior parte delle visioni tradizionali e conformiste della loro società, e lo fanno tramite un attacco diretto al potere che passa per la vivace musica ska. D'altro canto gli Ska-P sono stati accusati di ipocrisia poiché si dichiarano no-global nonostante siano legati contrattualmente con la BMG, una discussa multinazionale.

martedì, febbraio 06, 2007

SKALARIAK... 10 ANNI AL MASSIMO!


Gli Skalariak nascono nel 1994 dall’amore di Juantxo e Peio Skalari per lo Ska, musica che nasce più di 40 anni fa ma in grado di emozionare e far ballare intere generazioni.
Dopo una decina di concerti la band viene notata dalla GOR Discos Record che li mette subito sotto contratto e nel ’97 cosi pubblicano “Skalariak”. Sarà questa la data che la band manterrà ufficialmente come inizio dell'attività.
Dopo soli due anni e innumerevoli concerti pubblicano l’ormai storico “Klub Ska” che mostra il lato maturo della band. Nella loro musica hanno dato sempre voce al movimento antifascista, multirazziale e internazionalista facendoli diventare una delle principali band antagoniste della scena Spagnola. Con questo album finalmente varcano i confini nazionali e iniziano a suonare costantemente in Francia, Italia, Svizzera e Sud America.

Con “En la Kalle”, il loro terzo album, evolvono il loro stile in uno street-ska ruvido che li porta fuori dal classico suono in levare per un suono più intimo e personale. Musicalmente è considerato il loro capolavoro poiché riescono a fondare l’anima passionale e rabbiosa della strada con la classe e l’armonia dello ska. Per testare il disco decidono proprio di partire da dove nasce la loro musica: la strada. Suonano concerti improvvisati a Pamplona, Barcelona e Bilbao che sono stati poi ripresi in un video diventato poi un Dvd intitolato “Skalariak: Street’s Ska”. Nel 2003 vede luce il loro quarto album “Radio Ghetto”, un concept album in cui la band vuole rompere le barriere della comunicazione e della disinformazione che vuole lasciare la gente nell’ignoranza e nella povertà. In questo album più che mai riescono a fondere la loro vocazione politica al loro lato più poetico che riesce a colpire dritto al cuore.

Nel 2007, in coincidenza con il decimo anniversario di attività, la band basca inizia lo SKA REPUBLIK tour, che porterà in europa tutta la loro energia, come confermano nel comunicto ufficiale del loro sito...

Coincidiendo con su 10º aniversario, Skalariak finalizará una etapa en el 2007, cerrando así un ciclo que comenzó con la trilogía "Klub-Street-Ghetto" , a la que siguió "Luz Rebelde".
En esta gira queremos entregar a nuestro público lo mejor del trabajo que hemos venido realizando durante nuestros diez años de intensa andadura y, por tanto, durante el año 2007 ofreceremos los temas más emblemáticos de la banda en un directo arrollador, lleno de frescura y fuerza.
Después de diez años y mas de 500 conciertos en diferentes escenarios de Europa y Latinoamérica, tras esta gira abrimos un paréntesis para retomar energías.
Como punto final de esta etapa, el último concierto de la gira ("Ska-Republik Concert"), será grabado para la posterior edición de un CD+DVD en directo. Este CD+DVD, titulado "Ska-Republik", recogerá las mejores canciones de toda la historia de la banda, ofrecidas en un solo concierto masivo que pondrá el broche final a estos diez años.

lunedì, febbraio 05, 2007

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


TITOLO: Karmacode
ARTISTA : Lacuna Coil
GENERE : Metal
ANNO : 2006
PROVENIENZA : Milano (ITA)

Dopo aver sfondato nel mercato discografico americano con un album come "Comalies", ritornano a distanza di quasi quattro anni i Lacuna Coil. Purtroppo in certi ambienti l'etichetta di "band italiana che assomiglia agli Evanescence" non gliela potrà più levare nessuno, ma è comunque doveroso precisare che con questo nuovo "Karmacode" la band di Cristina Scabbia, pur abbracciando un sound più groovy e attuale, non si è svenduta al mercato e non ha accantonato del tutto le melodie e alcuni degli elementi prettamente gothic che l'avevano resa celebre nella scena metal. Intendiamoci, "Karmacode" ha senz'altro tutte le carte in regola per permettere al gruppo di fare il definitivo salto di qualità in termini di popolarità - facendolo passare da un pubblico di nicchia (per modo di dire... mezzo milione di copie non sono certo poche!) ad uno da major vero e proprio - ma, ascoltandolo, non farete di sicuro fatica a riconoscere la formazione che aveva realizzato "Comalies". Il quarto full-length dei Lacuna Coil è infatti una sorta di "Comalies" parte seconda, ovvero un disco fondamentalmente pop-rock con influenze gothic, suonato però con un tasso di aggressività tipico del metal e forte di dinamiche care a certi gruppi d'oltreoceano. La tracklist, come quella di "Comalies", non è eccezionale (ci sono alcuni filler di troppo... su tutti "Closer" e "The Game"), ma, in compenso, ha una bella dote, cioè quella di essere varia e quindi di non farti subito pensare di aver capito il disco fino in fondo. Gli arrangiamenti questa volta sono infatti stati curati splendidamente e, ogni volta che avrete modo di ascoltare l'album, coglierete probabilmente nuove sfumature non sempre evidenti ad una prima e superficiale fruizione. Le cose più interessanti vengono dalle chitarre e dal basso, che, per tutto l'arco del platter, mettono in evidenza inedite influenze Korn, ma meritano un plauso anche le orchestrazioni udibili in pezzi come il primo singolo "Our Truth" o "In Visible Light", le quali, quando vengono abbinate al riffing, creano un mix tra tradizione e modernità davvero godibile. L'episodio migliore di "Karmacode" è però "What I See", un brano potente ma dotato di un ritornello squisitamente catchy, che da solo riassume l'attuale filosofia dei Lacuna Coil: realizzare composizioni di facile ascolto cercando però di non perdere del tutto la propria integrità di band formata da metalhead. Qualcuno potrà accusarli di voler, come si suol dire, tenere il piede in due scarpe... e ciò è forse anche vero. Tuttavia, lungi da noi criticarli per questa scelta... almeno fino a quando i risultati, come in questo "Karmacode", saranno formalmente buoni. Se avete apprezzato "Comalies", fatelo vostro.

(da www.metalitalia.it)

sabato, febbraio 03, 2007

METALCORE : accenni di storia


SI PARLA TANTO, NEGLI ULTIMI ANNI, DI METALCORE, UN GENERE CHE STA AVENDO SEMPRE PIU' CONSENSI NEL NOSTRO PAESE, GRAZIE ALLA GIUSTA MISCELA TRA HC E METAL E AD ALCUNI GRUPPI DAVVERO VALIDISSIMI DELLA SCENA.
QUESTO POST E' DEDICATO A TUTTI COLORO CHE ANCORA NON CONOSCONO QUESTO GENERE. DA WIKIPEDIA ACCENNI SULLA STORIA DEL METALCORE...

Le origini negli anni 80 :
Realmente la scena si è evoluta nel corso del tempo. I primi accenni del genere avvennero nella seconda metà degli anni 80 nell'area di New York da gruppi New York Hardcore e Youth Crew che introdussero elementi di origine Thrash metal. Band come Integrity, Maximum Penalty, Leeway, Biohazard, Madball, Judge o Raw Dea cominciarono a produrre demo e album, ponendo le basi per lo sviluppo del metalcore. I testi e gli stili di questi gruppi, erano praticamente sullo stile New York Hardcore, ma presentavano una più rilevante influenza dal metal, dovuta in gran parte all'uso di doppie casse, distorsioni più dure e abrasive e riff aggressivi affini al Thrash Metal, e una voce spesso più rude. Questi gruppi si distaccarono quindi sempre più dal New York HC puro.
Questo primo tipo di metalcore prese ispirazione anche dal Punk metal, ovvero un genere simile che fondeva Hardcore punk e Thrash metal, ma sviluppato già in precedenza, ed anche nella West Coast. Nel primo periodo di vita infatti, il metalcore veniva identificato come parte del punk metal, e quindi del Crossover Rock, successivamente però venne riconosciuto come entità separata da esso, poiché risultava stilisticamente diverso, anche se sostanzialmente i due generi di fusione, seppur leggermente diversi, erano gli stessi. Lo sviluppo vero e proprio del genere, riconosciuto come entità separata dal Punk Metal, risale però agli anni 90.
Questo primo tipo di metalcore venne poi definito Moshcore, ovvero un termine che comprendeva artisti dell'epoca, o artisti successivi ed attuali che si rifanno al primo stile di metalcore, ovvero quello piu puro ed originale.

Gli anni 90 :
Durante la metà degli anni '90, alcuni gruppi iniziarono ad espandere e variare leggermente le sonorità del metalcore. Tra questi possiamo annoverare gli All Out War (che introducevano riff tipicamente Thrash), i Rorschach, gli Starkweather, gli Adamantium e i Deadguy, che hanno sperimentato testi meno convenzionali, naque così anche anche la variante Mathcore.

I giorni nostri :
Nonostante ciò, il genere cominciò a diventare popolare solo agli inizi degli anni 2000, quando il metalcore si sviluppò ulteriormente, fino ad arrivare al punto in cui le più importanti case discografiche cominciarono ad interessarsi particolarmente al genere. Le varie evoluzioni avevano portato il genere a introdurre un sound per la maggior parte più orecchiabile, introducendo diverse correnti esterne, come l'Emo e il Melodic Death Metal. Alcuni gruppi quindi vennero portati a mutare il sound, spesso per trovare il successo, introducendo questi generi più melodici. Naquero così l'Emotional Metalcore, ovvero il metalcore che introduceva elementi Emo, e lo Swedecore, ovvero il metalcore che introduceva elementi Melodic Death metal. Spesso questi due generi sono poi mischiati generando un ibrido tra Swedecore ed Emotional Metalcore. Questi due sono atualmente i sottogeneri del metalcore più esposti alla commercializzazione e popolarità, soprattutto a causa delle sonorità più accessibili. Album recenti come Shadows Are Security (2005) degli As I Lay Dying e The End of Heartache (2004) dei Killswitch Engage riscossero un notevole successo commerciale.
L'evoluzione del metalcore però non comprendeva solo sonorità più orecchiabili, infatti vennero introdotte anche sonorità più dure del Death metal tradizionale. Si sviluppò quindi il Deathcore, dalla fusione tra i due. Fu un genere che ottenne sicuramente un minor successo commerciale, con gruppi come Cataract, Unseen Terror e The Red Chord.

Oggi tra i gruppi metalcore di maggior successo si distinguono Hatebreed, Killswitch Engage, Trivium, Avenged Sevenfold, Caliban, Demon Hunter, Bleeding Through, Fall to Grace, Inner Surge, As I Lay Dying, Parkway Drive, All That Remains, e Unearth.

venerdì, febbraio 02, 2007

DISCHI CHE HANNO FATTO LA STORIA


E' LA SECONDA VOLTA CHE I PINK FLOYD ENTRANO IN QUESTA RUBRICA. LO AVEVANO FATTO CON "the wall" E SI RIPETONO CON L' INDIMENTICABILE "the dark side of the moon" CHE NON POTEVA NON ESSERE ANNOVERATO TRA I DISCHI CHE HANNO LASCITO UN SEGNO NELLA STORIA DELLA MUSICA...

Considerato da molti il capolavoro dei Pink Floyd, "The Dark Side Of The Moon", datato 1973, è senza dubbio una pietra miliare della musica rock. Il suo sound ha influenzato alcune tra le più interessanti band contemporanee, le vendite multimilionarie (763 settimane nella classifica americana) ne hanno fatto un raro esempio di come la qualità, quasi mai accompagnata da grosse vendite, si possa sposare col successo.

L'album prese forma tra il 1972 ed il 1973, con la riscrittura di brani già composti dai Floyd, e con l'aggiunta di qualche pezzo di più fresca composizione. Nel corso di questo lasso di tempo il gruppo portò in giro l'opera in concerto, sia in Inghilterra che in America, riscuotendo ovunque un successo senza precedenti e facendo presagire i trenta milioni di copie venduti in tutto il mondo. L'opus magnum dei Pink Floyd è un concept album, che ha come suo argomento centrale la pazzia; del resto già il titolo ne è una allusione. I brani, che si susseguono in maniera unitaria, a formare un'unica grande suite, trattano delle varie cause che possono portare l'uomo sull'orlo del baratro. E' evidente che fortissima resta la presenza del 'fantasma' di Syd Barrett, il primo leader del gruppo, impazzito a causa dell'abuso di droga, ma, come scritto da qualche critico, "seppur trattava in gran parte di Syd, con quest'album si liberarono definitivamante di lui". Buona parte della stampa specializzata infatti, che aveva sempre dato scarso credito al gruppo senza il suo fondatore, dovette ricredersi. Il concept si apre con "Speak To Me", che più che una canzone è un susseguirsi di effetti sonori (primo tra tutti il battito di un cuore), i quali, da un lato anticipano i temi principali dell'album, e dall'altro creano una tensione che si stempera con la celestiali note di chitarra di David Gilmour, che introducono il primo brano: "Breathe". Seguono "On The Run", brano strumentale basato sul sintetizzatore che simboleggia anche nel titolo, ripreso dall'album "Obscured By Clouds", la paranoia e "Time", nel quale l'inesorabile scorrere del tempo, al quale troppo spesso assistiamo impotenti, viene trattato attraverso quello che, a parere di chi scrive, è il miglior testo dell'intera carriera dei Pink Floyd. La prima parte si chiude con "The Great Gig In The Sky", un brano uscito dalla penna del tastierista Rick Wright, al quale non servono parole per evocare lo spettro della morte, rappresentato, con la masima eloquenza, dai vocalizzi della cantante gospel Clare Torry.

La seconda parte si apre con "Money", un sarcastico atto d'accusa contro il 'dio denaro', che vede l'utilizzo di una ritmica insolita. Segue, senza soluzione di continuità, "Us and Them" , nella quale si raffigurano generali che giocano alla guerra, non consci del fatto che, quelle pedine mosse "da un lato all'altro", sono uomini, come il padre di Waters, autore di tutti i testi, morto in guerra nel 1943. Si prosegue con la strumentale "Any Colour You Like", che ricorda gli effetti della droga, per arrivare a "Brain Damage", probabilmente il brano che più di tutti richiama alla mente Syd Barrett, che si conclude con il verso "E se il gruppo in cui suoni inizia a suonare note differenti, ci vedremo sul lato oscuro della luna". Dopo la conclusiva "Eclipse", lo stesso battito umano presente all'inizio, chiude l'opera. Oltre che da una miriade di effetti sonori, come le numerose voci di semplici passanti, ai quali veniva chiesto di esprimere un parere sui temi dell'album, o come i rumori di cassa, o di orologi sincronizzati con la musica, l'album è caratterizzato, musicalmente, da atmosfere 'sognanti', grazie soprattutto alla chitarra di Gilmour, che crea un suono davvero inconfondibile, e grazie all'uso di strumenti inusuali fino a quel momento per i Pink Floyd, come il sassofono, o le voci femminili. In realtà gli elementi di novità veri e propri sono pochi, ma nonostante ciò, l'album ha il pregio di rappresentare una maturazione del gruppo, sia dal punto di vista della scrittura musicale, che mai aveva portato, nel periodo post-Barrett, ad un intero album di cosi' alto livello, sia dal punto di vista dei testi, che, per la prima volta, risultano davvero riusciti, essenziali ed in grado di colpire nel segno.

Come detto l'album ricevette un'accoglienza trionfale, sia dal pubblico che dalla stampa specializzata, arrivando ad essere considerato da molti il miglior disco rock mai realizzato. Nel corso degli anni, tuttavia, come è normale per un'opera tanto incensata, si sono moltiplicate le critiche. Soprattutto da chi si ostinava, e si ostina, a ritenere Barrett il vero genio dei Pink Floyd. La critica più ricorrente riguarda l'eccessiva perfezione formale degli arrangiamenti, che a volte parrebbero troppo laccati, sia in riferimento alla chitarra, secondo molti, eccessivamente languida di Gilmour, sia all'uso dei cori, che non avrebbero altra funzione che quella di rendere il suono più commerciale. Sono tanti infatti a ritenere che i Pink Floyd, avrebbero 'volgarizzato' la psichedelia, fino a renderla 'musica da salotto'. Questa impostazione non tiene conto, a parere di chi scrive, del vero obbiettivo che Waters e i Floyd si erano prefissi: quello di arrivare al maggior numero di persone possibili, non tanto per vendere dischi, ma per scuoterle. Quindi esattamente l'opposto di quanto sostenuto dai critici di cui sopra. Non dunque un processo che portava la psichedelia 'in salotto', ma un processo che portava molti giovani dal salotto alla riflessione su quei temi. E' quello, del resto, il motivo per cui Waters negò agli altri la possibilità di scrivere anche una sola riga di testo. Ed è quello il motivo di un sound cosi' levigato. Se questo può far si che, alle orecchie di ascoltatori maggiormente 'esperti', si perda quel fascino, quel mistero che può fare grande un disco, è anche vero che ciò contribuisce ad avvicinare, a quello stesso disco, ascoltatori meno smaliziati. Senza comunque, ed in questo i Pink Floyd sono stati grandi, compromettere la qualità dell'opera.

giovedì, febbraio 01, 2007

...CONSIGLI PER GLI ACQUISTI!


IL POST DI OGGI E' DEDICATO ADU UN ALBUM USCITO NEL 2003, CHE CONSIGLIO A TUTTI COLORE CHE, LORO MALGRADO, ANCORA NON SONO STATI "ABBRACCIATI" DALL' ECCEZIONALE OPERA DEL RE DEL REGGAE, L'UNICO E INCONFONDIBILE ROBERT MARLEY...

Quando uno dei più grandi musicisti di sempre muore scatta inevitabile l’operazione di sfruttamento del suo patrimonio musicale, pensiamo alle decine di raccolte su Elvis o i Beatles, agli altrettanti live di Hendrix e via dicendo. Bob Marley non fa eccezione ma se queste operazioni, magari criticabili dal punto di vista morale, ci danno la possibilità di ascoltare questi giganti della musica in vesti nuove con inediti oppure live mai pubblicati allora ben vengano. Di Bob fino ad ora esistevano solo 2 live ufficiali: “Live” del 1975 e “Babylon By Bus” del 1978, entrambi splendidi, inoltre con le varie deluxe edition dei suoi studio album sono state aggiunte come bonus tracks molte versioni live inedite tratte dalle migliaia di concerti che il grande musicista jamaicano ha tenuto nel corso della sua carriera. Nella Deluxe edition di “Rastamam Vibration” è presente una buon parte di questo concerto al Roxy di Los Angeles del 1976. da quella suntuosa confezione è stato però omesso il favoloso medley finale che rappresenta la vera chicca di questo disco. Certo se gia possedete quel doppio cd vi sentirete, giustamente, presi in giro ma purtroppo queste sono le regole del musicbiz e a noi non resta che accettarle. Fatta questa doverosa premessa possiamo però dire che questo doppio live di Bob Marley & The Wailers è davvero un prodotto molto valido. Il suono è splendido, la confezione molto ben curata e soprattutto la performance di Marley è eccelsa: Non ai livelli dei due precedenti live ufficiali ma comunque sempre di grande valore. Gli Wailers del 76 sono stati una delle migliori formazioni che Bob ha avuto con se e la loro prova nel disco è davvero su livelli molto elevati. La setlist è molto ricca e racchiude tutti gli hit del primo periodo marleyano: troviamo cosi “Trenchtown Rock”, “I Shot the Sheriff”, “No Woman No Cry”, “Lively Up Yourself” tutte canzoni immortali che nella versione live, con il pubblico che urla in sottofondo, acquistano ancora maggior fascino. Come gia accennato in precedenza la cosa migliore del disco è però il medley finale, una rarità per Bob, che comprende “Get Up Stand Up - No More Trouble - War “, 24 minuti di grande musica senza soluzione di continuità, improvvisazioni strumentali e la voce di Bob che ci porta direttamente sulle assolate spiagge della sua amata Jamaica. Per chi ama la musica di Marley è impossibile trattenere una lacrima quando parte l’intro di organo di “No Woman no Cry”. Purtroppo la figura del grande reggae-man jamaicano è troppo spesso associata ai suoi giganteschi “joint” come se Marley fosse stato solo un “fattone” con le treccine. Questo è uno dei tanti mali che affliggono la musica attuale, si privilegia l’immagine rispetto ai contenuti. La sua storia dovrebbe essere conosciuta da tutti, le sue idee, il suo coraggio l’enorme amore per il suo popolo sono cose che non devono essere dimenticate. Bob Marley è stato uno dei massimi poeti che la musica abbia mai avuto e un rivoluzionario. Era politicamente impegnato come ben pochi prima di lui, grazie al suo intervento la Jamaica ha evitato una guerra civile e migliaia di uomini di colore hanno potuto sognare un futuro migliore. Questo disco dal vivo è una buona occasione per conoscere la sua musica senza dubbio, personalmente a chi non ha nulla di Bob consiglio di prendere prima i due precedenti live o gli album in studio ma se, come me, siete appassionati della sua arte allora questo è un acquisto obbligato. Sentire Marley dal vivo è sempre una grande gioia. Si sente terribilmente la mancanza della sua onestà in questo mondo di plastica.