venerdì, febbraio 29, 2008

HAVE A NICE WEEKY!


ULTIMO POST DELLA SETTIMANA, DEDICATO COME COSTUME ALLE PROPOSTE MUSICALI PIU' INTERESSANTI DEL WEEK END.

Per questo fine settimana a cavallo tra febbraio e marzo segnalo vivamente il last show ever dei PHP (io sarò lì per lavoro) allo SGA di Arese. La band milanese dà l'addio ufficiale alla scena e si scioglie ufficialmente dopo il concerto di domani...
Di seguito il comunicato ufficiale :

ED INFINE...LA FINE

Non è una novità gente, fra pochi giorni i PHP non esisteranno più.
Ma ovviamente, non ce ne andremo senza mietere più vittime possibili!
Allo SGA DI ARESE, il giorno SABATO 1 MARZO ci sarà un megaparty che comincerà alle 18.30.
Scaricate la locandina QUI -> http://www.psycholidayproject.it/last.1.pdf
Si comincerà con una cena con il buffet per tutti i partecipanti e si alterneranno sul palco i nostri amici:

HAPPY NOISE - i veterani del punk romano tornano nei territori del nord ovest solo per noi!
OUT OF REACH - tornano solo per noi!! sempre più grassi, sempre più pelati! grande emozione...
RFT - milano hardcore e i suoi paladini dell'alcolismo e dell'ignoranza gratuita
MINNIE'S - vabè...i Minnie's!
FOR I AM BLIND - GRANDE REUNION!!! solo per l'occasione! ce la faranno i nostri eroi? si dai...
OUZO - come non poter invitare i nostri compagni di avventure perugini, per l'ultima volta a far baldoria!
DAPHNE - sono belli e sono bravi. E hanno pure un disco nuovo. E sono i nostri compagni di viaggio.
ANGELICA MARINER - essendo per 2/3 valtellinesi non potevamo esimerci dall'invitare una rappresentanza nativa della valle!
SOMETHING BURNS - oltre a essere amici (ormai) di vecchia data, spaccano il culo e ci somigliano molto a livello di sonorità. E quindi a noi ci piace.
GRIZZLY MOTOR OIL - con membri di Gettin' Grey e PHP... dall'inferno col trattore... punk'n'roll del demonio!

e si concluderà il tutto con i vostri beniamini, noi PHP, che ci esibiremo all'incirca per un ora con un repertorio vecchio e nuovo, con membri passati, special guests, rutti, sudore, e mosse di judo.
Non solo...
L'intera serata verrà filmata da più videocamere da uno staff che realizzerà poi un DVD.
Indi per cui lavatevi e vestitevi bene.
Connettetevi qui nei prossimi mesi e ne saprete di più.

E non è finita qui!
La serata sarà anche dedicata a 9707, il libro fotografico in uscita in questi giorni dedicato alla scena hardcore milanese degli ultimi 10 anni.
Ci sarà una mostra fotografica annessa e magari qualche bello scatto dei piacca. Per saperne di più: www.9707.org
Diciamo che di carne al fuoco ce n'è molta, vi aspettiamo LIIIIIII
come sempre,
PHP crew loves you

PS. ricordiamo, per chi non avesse ancora scaricato il nostro disco, lo può trovare qui -> http://www.psycholidayproject.it/downloads.html

DOMENICA INVECE, sarà la volta dell'italian Gods of Metal all'Alcatraz, dove un'altra band storica, i Death ss, saluteranno per sempre i fan con il loro last show.

Week end pesante quindi cari kids...
Ci risente lunedì... STAY REBEL!

ALE

giovedì, febbraio 28, 2008

ITALIAN GODS OF METAL


RICEVO E GIRO SUL BLOG...

L’evento più atteso dai metallari d’Italia sta arrivando, stiamo parlando del 2 marzo, giornata in cui si svolgerà la seconda edizione dell’ITALIAN GODS OF METAL 2008. Eccoci qui, quindi, a darvi alcune novità su questa manifestazione che si prevede affollatissima, infatti i biglietti stanno andando quasi a ruba e siamo già arrivati a duemila presenze!

La prima news riguarda l’uscita degli ELDRITCH dal bill del festival, al loro posto si esibiranno i milanesi NODE che attualmente stanno lavorando al loro quinto disco ufficiale e che si faranno sentire grazie al loro thrash metal innovativo e dall’impatto devastante. Siamo molto felice di accogliere questa band sul palco del festival più importante della scena metal italiana!

Inoltre, come vi anticipavamo nelle prime newsletter, l’I-GOM non sarà fatto solo di musica ma anche di divertimento e cultura metal: infatti ci sarà una “fiera della musica” dove potrete conoscere gli amici delle riviste e webzine più importanti d’Italia, scattare qualche foto coi vostri artisti preferiti, assistere ad esposizioni di chitarre elettriche, vivere la cultura rock’n’roll e comprare dischi a buon prezzo…

Italian Gods Of Metal 2008 sarà una giornata di musica e divertimento che inizierà dalle 11.00 del mattino. In questi giorni abbiamo confermato gli orari di esibizioni delle varie band.

Eccoveli qui:

HALL STAGE (palco A)
22.00-23.15 DEATH SS
19.40-20.35 STRANA OFFICINA
17.45-18.25 EXTREMA
15.55–16.35 VISION DIVINE
14.15-14.45 NECRODEATH
12.45-13.15 MACBETH
11.30-11.45 RAW VISIONS
Open: 11.00

CLUB STAGE (palco B)
20.50-21.40 FIRE TRAILS
18.40-19.25 SADIST
16.50-17.30 DOMINE
15.00-15.40 GRAVEWORM
13.30-14.00 NODE
12.00-12.30 DGM

Inizio concerti ore 11.30
Apertura cancelli ore 11.00

Dandovi appuntamento all’Alcatraz il 2 marzo, vi ricordiamo che i biglietti sono in prevendita su ticketone.it e rivendite autorizzate al prezzo popolare di 15 euro + d.p.

Up the Italian metal scene!



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Bella mossa dei LINKIN PARK


DA ROCKSTAR.IT LA NOTIZIA DI UNA BELLA INIZIATIVA DEI LINKIN' PARK, DECISI A RICORSTRUIRE NEW ORLEANS...

I ‘santi subito’ Linkin Park hanno deciso di fermare il loro tour mondiale in supporto a “Minutes To Midnight” per dedicare tutto il loro tempo alla ricostruzione di New Orleans; domani la band si trasferirà nella città sventrata da Katrina per iniziare i lavori progettati con la loro fondazione Music For Relief.

“C’è ancora molto lavoro da fare nell’area del golfo” ha spiegato il bassista Dave “Phoenix” Farrell “ I Linkin Park sono fieri di fare parte del processo di ricostruzione”.

Music For Relief è nata nel 2005, pochi giorni dopo lo tsunami che ha distrutto parte del sud est asiatico; per far fronte alle emergenze MFR è riuscita a raccogliere oltre 2.5 milioni di dollari, parte dei quali saranno utilizzati anche per la ricostruzione di New Orleans e donati alle famiglie bisognose.

Ma questo non è tutto, perché i Linkin Park non vogliono che Katrina succeda nuovamente, così hanno deciso di piantare ben 488.000 alberi per (cercare di) contrastare il riscaldamento globale.

I 2.5 milioni di dollari sono stati realizzati grazie a una ‘multi-piattaforma innovativa’ che include donazioni (i LP la inaugurarono con 100.000 $), merchandising e vendita di biglietti (1$ di ogni tagliando per il Project Revolution Tour va alla MFR).

Per rendere il progetto fattibile la Music For Relief si è consociata con la Hollywood for Habitat For Humanity che ha scelto un’area dove costruire le nuove case.

lunedì, febbraio 25, 2008

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI...


Nuova settima, nuovi post.
Approfitto della mail mandata a Luca MOD, per consigliare l'acquisto di qualche vecchio disco. Comperare album che spaccano è sempre un piacere e qui di seguito ve ne segnalo alcuni che, a mio modo di vedere, spaccano particolarmente...
Per il resto che dire?! Domenica ci sarà la versione italiana del gods of metal all'alcatraz. Noi andremo sicurmanete, chi fosse interessato mi contatti via mail. La scaletta sembra ottima e l'organizzazione anche. Altra nota: confermato il prossimo gig del PERRO DIABLO, il 4 aprile al disco lounge insieme a Osaka, sde e Grizzly...

SET IT OFF (Madball) - HC New York
DEATH TO TYRANTS e SCRATCH THE SURFACE (Sick off it all) - HC New York
ONE VOICE e WARRIORS (Agnostic front) - HC New York
THE SOUND OF THE REPUBLIC (Raised fist) - HC new school Sweden
BALLADS FROM THE REVOLUTION (Good Riddance) - Melodic HC California
DOWNSET (Downset) - Crossover Los Angeles
LUST FOR LIFE (Iggy Pop) - Punk USA
COMBAT ROCK e LONDON CALLING (The Clash) - Punk England
ACE OF SPADES (Motorhead) - Rock n' roll England
COOKING WITH... (Evilsons) - Ska-core Sweden
WATCHING YOU FALL (To kill) - HC new school Roma
SPEAKERS AND FOLLOWERS (The Difference) - HC Roma
SO LONG AND THANX FOR ALL THE SHOES (Nofx) - Melodic HC California
PUNK'S NOT DEAD (The Exploited) - Punk Great Britain
GREEN AS I WISH (Decrew) - HC new school Milano
THE TERROR STATE (Anti Flag) - Punk rock melodico USA
ALL HAIL THE DEAD (Walls of Jericho) - HC new schoold Detroit
LE 150 PASSIONS MEUTRIERES (Kickback) - HC Paris
KISS THIS (Sex Pistols) - Punk history England
STRAIGHT?! (Dogs D'amour) - Rock n' Roll England

...ho evitato le sonorità più metal, visot che al destinatario della mail, quel genere fa cagare.
See ya!

ALE

venerdì, febbraio 22, 2008

Korn @ DATCHFORUM


ULTIMO POST PER QUESTA SETTIMANA E COME SEMPRE C'E' IL CONSIGLIO MUSICALE PER IL WEEK END. FI TROPPO SCONTATO OGGI SEGNALARE IL MEGACONCERTO AL FORUM DEGLI INVENTORI DEL NU-METAL...
E' innegabile che la band abbia perso parte del suo smalto compositivo, specie dopo l’abbandono del chitarrista Head diventato predicatore cristiano, folgorato sulla via di Betlemme. I Korn sono fermi, musicalmente, stantii e attaccati ad un genere che hanno inventato e che non riescono a rinnovare. Prendiamolo per buono. Rimane il fatto che dal vivo sono autentiche macchine da guerra, compatti, precisi e scenici. Il tour è quello di Untiteled che aggiunge sprazi industrial e elettronici ad una produzione colossale, ormai marchio di fabbrica del gruppo di Jonathan Davis

giovedì, febbraio 21, 2008

NABAT al festival OI! di Genova...


Ufficializzato il festival punk/oi! che si terrà l'8 Marzo a Genova.
Molti gli ospiti di rilievo, a partire dai NABAT, vera e propria leggenda della musica oi nostrana, proseguendo coi DOGSFLESH, gruppo punk inglese che si esibirà sul palco del festival come unica data italiana.
A concludere il tabellone SPINA NEL FIANCO (Pisa oi!) e le due band di casa EFFETTO LARSEN e NESSUN PUDORE
A seguire djset

La serata si preannuncia interessante. Da Punkadeka le indicazioni per arrivarci...
IN MACCHINA : Il centro sociale si trova in via Sampierdarena 36 (dietro Teatro Modena).
L’ uscita autostradale consigliata è Genova ovest , superato il casello tenetevi sulla destra in fondo alla discesa al semaforo girate a destra (via Cantore), percoretela tutta in prosimittà della piazza (piazza Montano) mettetevi nella corsia di sorpasso arrivati al semaforo girate a sinistra lasciandovi il centro della piazza a sinistra ed passate sotto il ponte appena prima sulla destra c’è un edicola.
Superato il ponte attraversate la piazza (Piazza vittorio veneto) occhio alle precedenze ed entrate nel vicolo che c’è di fronte a voi (via canzio), arrivati in fondo alla via girate a sx (via sampierdarena) lo zapata è l’ edificio in pietra sulla vostra destra poco più avanti.

IN TRENO: Arrivati alla stazione di Principe o brignole potete prendere uno degli autobus in direzione sampierdarena che ferma davanti ad entrambe le stazioni. Chiedete all’ autista di fgarvi scendere alla fermata vicino al Teatro Modena di Sampierdarena lo zapata è esattamente dietro al teatro.
Oppure potete da Principe ed da Brignole prendere un treno locale (ne passa uno ogni 10min) ed scendere a Genova sampierdarena, arrivati alla stazione di Sampi (sono 2min) uscite dove c’ è la bigliettaria; fate la discesa in fondo c’è un edicola, superate il ponte ed attraversate la piazza fate il vicolo di fronte (via Canzio) lo zapata è poco più avanti alla vostra sinistra.



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MOBSOUND on the press...


Questo è l'articolo apparso sul VIVIMILANO di ieri sulla mia sala prove. Lo riporto qui (non so come mai non lo carichi diritto!!!) in versione integrale.
La giornalista del Vivimilano (corriere della sera) ha fatto un buon lavoro e il fatto che la mia sala rientri tra quelle che ha scelto di analizzare, mi riempie di gioia...
SEE YA!

ALE

mercoledì, febbraio 20, 2008

I MARTIRI DEL ROCK N ROLL : DIAMOND DARRELL


RITORNA A GRANDE RICHIESTA LA RUBRICA DEDICATA A QUEI PERSONAGGI DEL ROCK SPARITI TROPPO PRESTO. BRUCIATI DA DROGA, ALCOOL, VIZI O, COME IN QUESTO CASO, ELIMINATI DA QUALCHE SQUILIBRATO.
OGGI OMAGGIO AL CHITARRISTA DELLA PIU' GRANDE METAL BAND DI SEMPRE...

Dimebag Darrell Abbot nasce il 20 agosto del 1966 a Dallas, in Texas. Nel 1981 assieme al fratello Vinnie, all'età di 15 e 17 anni formano i Pantera. La prima formazione era composta da Vinnie Paul, batteria; Dimabeg Darrell, chitarra; Rex 'Rocker' Brown, basso e Terry Glaze, voce. Nel 1983 fondano la 'Metal MAgic Records & Tapes' e registrano il loro primo album 'Metal Magic,' decisamente di filone glam. Nel 1984 esce il secondo disco auto prodotto dei Pantera: 'Project in the Jungle'. L'album riscuote un discreto successo e le riviste specializzate cominciano ad accorgersi seriamente dei Pantera.

L'anno successivo esce 'I am the Night', terza auto produzione dei Pantera. Sono ancora buone le recensioni delle riviste, ma il cantante Terry Lee Glaze si accorge di non essere più adatto al sound più duro della band e decide di abbandonare. Viene reclutato come nuovo frontman del quartetto Phil Anselmo. Nell'88 i Pantera incidono 'Power Metal', il loro quarto album indipendente. Il suono diventa ancora più aggressivo, ma l'abbigliamento è sempre decisamente glam.
I Megadeth chiedono a Dimebag di andare a suonare con loro nell'89, ma lui preferisce rimanere nei Pantera. Nel 1990 esce 'Cowboys from Hell', per la Atco e lo stile è decisamente diverso, ancora più aggressivo anche nel look. A questo punto arriva il momento di partire per il loro primo tour importante come supporter ai Judas Priest. L'anno successivo suonano al Monsters of Rock di Msoca, ci sono 750.000 persone.

Nel 1992 i Pantera pubblicano uno degli album più importanti della band: 'Vulgar Display of Power'.

Nel 1994 esce 'Far Beyond Driver' che passerà alla storia come il primo album metal a debuttare direttamente al primo posto nelle classifiche Americane. Due anni dopo, nel 1996, i Pantera pubblicano 'The Great Southern Trendkill'. Nello stesso anno, dopo un concerto a Dallas, Phil Anselmo viene portato all'ospedale per un'overdose di eroina, ma, dopo momenti di notevole apprensione, riesce a salvarsi. Nel 1997 sono in tour con i Kiss e suonano davanti a 50.000-100.000 persone ogni sera. Lo stesso anno viene distribuito 'Official Live 101 Proof' con i classici dei Pantera più due nuove canzoni registrate in studio.Nel 1999 iniziano il tour con i Black Sabbath e posticipano le registrazioni del successivo album che esce nel 2000 esce il loro ultimo album 'Reinventing the Steel'.

Ad aprile del 2003 esce 'Best of Pantera: Far Beyond the Great Southern Cowboys' Vulgar Hit'. La raccolta include i pezzi più importanti della band texana ed anche qualche brano dal vivo. A novembre 2003 Dimebag rende ufficiali le voci di uno scioglimento dei Pantera. Dopo poco Dimabeg Darrel, comincia, con il fratello Vinnie Paul, la sua nuova sfida artistica: Damageplan.

L' 8 dicembre 2004, in un locale di Columbus in Ohio, l'Alrosa Vill, Darrell viene ucciso. Poco dopo l'inizio del concerto dei 'Damageplan', un folle è salito sul palco ed ha iniziato a sparare all'impazzata sui componenti del gruppo e sul pubblico. Durante la sparatoria Dimebag ha perso la vita. Il fratello Vinnie Paul, batterista del gruppo, è stato ferito durante lo scontro a fuoco insieme ad altre persone. Purtroppo hanno anche perso la vita un ex-addetto alla sicurezza del gruppo, un fan ed un'impiegata del locale. L'assalitore, Nathan Gale di 25 anni, ex-marine, è stato ucciso mentre tratteneva un ostaggio. Nonostante si susseguano voci o si stia ancora oggi tentando di dare spiegazioni per giustificare un gesto del genere, il mondo della musica ha perso un altro suo degno protagonista: 'Dimebag' Darrell Abbott.

ANEDDOTO : nel 1994 dopo l’uscita del terzo disco dei pantera “ Far Beyond Driven “ dimebag insieme agli altri membri dei pantera si recarono in un music store per incontrare i propri fans e regalare foto ed autografi , in quel frangente un ragazzino si avvicinò a dimebag ed iniziarono a parlare e gli confidò che grazie a lui gli era nata la passione per la chitarra e che però non poteva averla subito ma per natale . Meravigliato Dimebag va a parlare con il padre del ragazzo che era presente per capire e convincere ( visto che era il mese di agosto ) di compragliela al più presto ma il padre con rammarico gli disse che purtroppo aveva perso da poco il lavoro e quindi non era il momento adatto e che per natale glie l’avrebbe comperata dimebag capì continuò con il ragazzo a fare le foto , momentaneamente si allontanò e susurrò ad un addetto del negozio di intrattenere sia il padre che il figlio . Andò nel frattempo a parlare con il negoziante e gli disse di prendere la migliore chitarra che aveva perchè l’avrebbe voluta comprare e di portagliela nell’ufficio dove fece recare anche il ragazzo con il padre per fargli quella straordinaria sorpresa ; dicendogli con la chitarra in mano porgendola al ragazzo : “ Buon Natale , inizia ad imparare perchè prossimamente suoneremo insieme.”
Questo sta a dimostrare chi è stato, e chi sarà per sempre “ Dimebag Darrell” .

lunedì, febbraio 18, 2008

LIVE REPORT : SOTTOPRESSIONE - Milano, Cox 18 (16/2/2008)

SABATO AL COX SONO TORNATI I SOTTOPRESSIONE, BAND STORICA DEL PANORAMA HC DI CASA NOSTRA.
ECCO IL REPORT DEL MIO AMICO PACO, PRESENTE ALLA SERATONA...

I Sottopressione sono uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, sicuramente il miglior gruppo
hard-core italiano (con la vecchia line up). memore di concerti fantastici negli anni 90
all'ebony note e in cox, decido di andare a vederli, sempre in cox, per capire quanto siano ancora validi.
Mi presento intorno alle 11 in condizioni splendide con alcuni amici, il locale è già pieno e sta suonando un gruppo di S. Donato di cui mi sfugge il nome, che comunque non sfigura affatto,e che tra l'altro propone pure una cover dei Minor Threat.
Il pubblico è giovane ma c'è anche parecchia gente della vecchia guardia; doveva infetti uscire per l'occasione un cd commemorativo dell'ultimo decennio, che però non hanno fatto in tempo a stampare. Incontro tanti amici dell'universita', tutta la S. Donato hard-core e tra gli altri Alexio e Jacopo.

Verso mezzanotte cominciano i Sottopressione: le canzoni nuove non le conosco affatto, non sono male, ma nulla a che vedere con i pezzi storici, soprattutto a livello di testi. Il pogo è buono, parecchio stage diving e Enrico si dimostra un buon frontman.
Entro ed esco dal pogo ogni qualvolta suonano pezzi vecchi (illusione-delusione, clima, condannato al contatto...), che anche i + giovani conoscono a memoria.
Nota di merito : la cover di lo spirito continua dei negazione.

Il concerto fila via bello tirato per un'oretta circa e lascia soddisfatti tutti i presenti.
Rimaniamo ancora un'ora a sfiammare in cortile con i vecchi amici che purtroppo si vedono sempre meno spesso, per chiudere in bellezza una serata di alto livello.

PACO


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BOB MARLEY MOVIE...


NOTIZIA FRESCA FRESCA DA ROCKSTAR.IT : MARTIN SCORSESE, DOPO ESSERSI OCCUPATO DEGLI STONES, ORA PUNTA SU BOB MARLEY...

La ricostruzione della vita di un artista tramite un film, con attori, scene costruite, dialoghi scritti non rappresenta più una versione credibile; come se ci fosse sempre la possibilità di manipolare il messaggio, le azioni o i fatti. Almeno questo è quanto devono aver pensato gli eredi di Bob Marley che hanno deciso di mettere nelle mani del minuto regista italo/americano tutte le immagini di repertorio del più importante artista caraibico.
Ancora senza titolo il documentario ha già una data di uscita fissata per il 6 febbraio 2010, giorno in cui Marley avrebbe compiuto 65 anni: “Sono eccitato all’idea che la nostra famiglia avrà finalmente l’opportunità di documentare il lascito di nostro padre” ha commentato Ziggy Marley sulle pagine di Variety “E siamo molto onorati che sia Martin Scorsese la guida di questo viaggio”.

Scorsese ha recentemente filmato un documentario sui Rolling Stones, “Shine a Light”, e uno su Bob Dylan “No Direction Home” pubblicato nel 2005.

Per portarsi un poco avanti consigliamo, tra la miriade di libri sull’argomento, “Bob Marley. Una vita di fuoco” di Timothy White (Feltrinelli) nel quel l’autore spiega in modo esaustivo anche il ruolo della religione rastafari.

venerdì, febbraio 15, 2008

LIVE REPORT : BAD MANNERS - Reggio Emilia, Fuori Orario (31/1/2007)


ULTIMO POST DELLA SETTIMANA IL REPORT DEL CONCERTO DEI BAD MANNERS A REGGIO EMILIA INVIATOMI DAL MIO AMICO SIMONE (http://fincheghene. splinder.com/), PRESENTE ALL'EVENTO E SODDISFATTO DELLA RIUSCITA...

Giovedi 31 gennaio partiamo 2 macchine da milano più 2 amici da Modena in direzione Reggio Emilia dove
al circolo Arci Fuori Orario di Taneto di Gattatico si esibiscono i mitici Bad Manners. Dopo una breve sosta in trattoria
alle 22 entriamo nel locale : qui apro una parentesi sulla qualità del posto. Originale, pulito, economico e ampio questo arci
costruito ricostruendo l'immagine di una stazione mi è proprio piaciuto e la musica si sentiva davvero bene.

Lo spettacolo inizia attorno alle 22.30 e la band propone tutti i loro pezzi classici divertendosi e facendoci divertire.
Classica apertura con In the Mood e poi tutte gli altri brani come This is Ska , Skinhead Girl, Skinhead Love Affair ,Fatty Fatty, My girl Lollipop, Red river Ska ecc. ecc. Questo probabilmente è l'unico lato negativo della serata: La scaletta è davvero troppo scontata e in assenza di nuove canzoni (a quando un nuovo album ?!?!) non propongono nulla di davvero originale a confronto delle vecchie apparizioni.
Uno ska molto ben suonato e tirato fa ballare le persone presenti. Il concerto non dura purtroppo tantissimo ed è così che a fineserata ci si trova a fumare cyloom con la band prima di ributtarci verso Milano.

A dire il vero però qualcosa di nuovo si è visto durante il concerto : Buster il mitico cantante ignorante e grosso da far schifo
è dimagrito a dismisura. Avevo sentito che aveva avuto grossi problemi di salute ma vederlo così è stato un shock. Per fortuna gli resta la pinta in mano !
W lo ska

Simo Acab

mercoledì, febbraio 13, 2008

RECENSIONE DELLA SETTIMANA


TITOLO : Maniacal
ARTISTA : Sworn Enemy
GENERE : HC/Metal
PROVENIENZA : New York (USA)
ANNO : 2007

Pare proprio che d'ora in avanti gli Sworn Enemy non potranno più essere catalogati come una hardcore band. Il nuovo "Maniacal", infatti, vede il sound del quintetto di New York assestarsi definitivamente su coordinate thrash metal, con buona pace di quelle gang vocals e di quei breakdown che sino a qualche anno fa avevano fatto la fortuna dei nostri. Non una totale novità, visto che già il precedente "The Beginning Of The End" presentava massicce influenze thrash, tuttavia è palese che con questa nuova opera gli Sworn Enemy abbiano voluto cimentarsi con sonorità completamente metal, aumentando la velocità delle ritmiche (le parti di batteria, non a caso, sono state suonate da Jordan Mancino degli As I Lay Dying) e rendendo il riffing di chitarra molto più affilato e spedito, con tributi ancora più evidenti a vecchie glorie del calibro di Exodus, Destruction, Nuclear Assault e, naturalmente, Slayer. Per questo motivo, rispetto ai vecchi lavori, il songwriting risulta un po' meno variegato e un pochino scontato: la band, oltre ad evitare di mescolare metal e hardcore come un tempo, non si sforza infatti nemmeno di proporre il suo thrash tramite una formula che si discosti almeno un po' dalla tradizione. Di conseguenza, non risulta certo difficile prevedere che piega prenderà un brano dopo circa un minuto di ascolto. Va detto però che, nonostante tutto, la qualità del materiale non si rivela così scadente: nessuna novità, è vero, ma i riff per lo più "spaccano" e le tracce vengono subito al sodo, non concedendo quasi mai respiro. L'ascolto, dunque - se non si hanno molte pretese - finisce per risultare abbastanza piacevole. Ovviamente il futuro del thrash non passa di qui, ma "Maniacal" potrà probabilmente divertire qualche headbanger in cerca di un po' di sana ignoranza.

Luca Pessina

martedì, febbraio 12, 2008

AMY ...the fuckin' winna'!

IERI SERA A LOS ANGELES CI SONO STATI I GRAMMY AWARDS, FORSE IL PIU' IMPORTANTE PREMIO MONDIALE DELLA MUSICA. LA VINCITRICE ANNUNCIATA E' STATA AMY WINEHOUSE... ASSENTE GRAZIE ALLE INTELLIGENTISSIME LEGGI YANKEE.

da REPUBBLICA 11/02/2008
Il visto per gli Stati Uniti è arrivato troppo tardi, ma la forzata assenza non ha impedito alla cantante britannica Amy Winehouse di stravincere alla cinquantesima edizione dei Grammy Awards, gli Oscar della musica: ne ha vinti cinque. Ma l'ambita statuetta per il miglior album se l'è aggiudicata il jazzista Herbie Hancock con 'River: The Joni Letters'.
La Winehouse,24 anni, ha vinto i premi della canzone dell'anno, artista rivelazione dell'anno, disco dell'anno, miglior interprete pop femminile, miglior album pop. Dopo il conferimento dei premi, l'artista ha cantato via satellite da Londra.

Non era a Los Angeles perché le era stato rifiutato il visto per gli Stati Uniti e quando finalmente è arrivato, la cantante, appena uscita da una clinica per trattamenti di disintossicazione, ha detto che ormai era troppo tardi per partire.
A conferma che il vento soffia forte sulle vele di Barack Obama, il senatore afro-americano ha vinto anche un Premio Grammy: nella categoria 'miglior album parlato' per la sua autobiografia "L'audacia della speranza: il sogno americano per un nuovo mondo", in versione audio-libro. Non è la prima volta che il senatore americano si aggiudica il premio più ambito dell'industria musicale: nel 2006, era stato premiato per "I sogni di mio padre".

Il candidato democratico alla Casa Bianca ha battuto un'altra volta i Clinton, stavolta però Bill e non Hillary: l'ex presidente era in corsa con la versione audio di "Giving: how each of us can change the world" (Donare: come ognuno di noi può cambiare il mondo), e anche Jimmy Carter con la sua riflessione sulla pace nel mondo che cambia.

lunedì, febbraio 11, 2008

LIVE REPORT : TO KILL - Milano, Garage (9/2/2008)


SABATO SERA SONO TORNATI A MILANO I TO KILL. NOI ERAVAMO AL GARAGE E VI RACCONTIAMO COM'E' ANDATA.

E' da un po' di tempo che considero i To Kill la migliore realtà HC del nostro paese e anche questa volta hanno confermato di esserlo. Arrivo al Garage con Carletto intorno alle 22. Il locale è abbsatanza piccolo e buio, molto peggio di quel che mi aspettassi. Beviamo un paio di birre mentre inizia lo show degli HOPES DIE LAST, gruppo estremamente giovane ma abbastanza apprezzato nella scena, che a me personalmente fa cagare.
Il locale si riempie, l'età media è molto bassa e mancano le facce note della scena hardcore milanese... tutte. Frange e pantaloni stretti si sprecano e a tratti sembra essere più ad una sfilata di moda che ad un concerto (e qui si potrebbe aprire una lunga discussione che riprenderemo sicuramente in un post futuro).
Arriva giò dei PROTECT & SEVERE, proprio mentre sul palco iniziano gli ABEL SI DYING. Prestazione discreta la loro, anche se devo ammettere che non li seguiamo preferendo continuare a bere al bancone.

Intorno alle 23,20 finalmente iniziano i TO KILL. La seconda chitarra è suonata da una ragazza, new entry nella band romana, che non si farà notare particolarmente se non, appunto, per il fatto di essere una ragazza. La scaletta proposta dalla band è tirata e decisa, JOSH dimostra di essere un ottimo frontman, che si intrattiene anche con il pubblico tra battute, ringraziamenti e, soprattutto, discorsi su VEGAN e SxE, di cui i TO KILL sono fieri portavoce.
I pezzi più noti di Vultures e dei due precedenti lavori vengono suonati tutti, belli tirati, diretti e decisi ed il risultato è ottimo, così come l'acustica, buonissima se si conta che il lorale è davvero piccolino.
Il pubblico è preso bene, si muov e "mosha" abbastanza, sottolineando con forti applausi tutti i discorsi tra una canzone e l'altra.

Insomma un ottima esibizione, carica e decisa, con un pubblico "particolare" che mi fa pensare quanto la scena stia cambiando...
...in peggio.

ALE

martedì, febbraio 05, 2008

THE ORIGINAL SOUNDTRACK


Non è stata solo l’apprezzata suite offerta da Alan Silvestri a suggello del suo acclamato concerto di Madrid ad alimentare le altissime aspettative nei confronti del commento originale de La leggenda di Beowulf. A rinvigorire la fiamma del desiderio hanno contribuito una miscela fatale di circostanze non trascurabili: la lunga gestazione, stimabile intorno ai due anni in cui peraltro il compositore, nonostante le intercorse committenze, non ha contraddetto la recente propensione per un minor affastellamento di impegni cinematografici; l’allettante occasione di ritrovare il musicista nei territori dell’epica di grande respiro, che già lo aveva visto grandeggiare in La Mummia – Il ritorno (2001) e Van Helsing (2004) entrambi di Stephen Sommers; la gemma sinfonica rilasciata nel frattempo per il fortunato Una notte al museo, confermante una vena floridissima e prodiga di buoni auspici. Su tutte, poi, la consapevolezza che lo score redatto per l’adattamento in performance-capture del più antico poema in lingua anglosassone avrebbe segnato la dodicesima collaborazione dell’eccellente partnership con Robert Zemeckis, un assunto equivalente alla garanzia del massimo rendimento cine-musicale del compositore.
Quest’anamnesi degli estremi auspicanti un esito di sicura soddisfazione, ora che l’opera ha raggiunto gli schermi e la pubblicazione dello score ha evidentemente diviso la critica e la comunità della musica applicata, resta però altrettanto valida, se riletta a posteriori, quale compendio indiziario forse troppo entusiasticamente interpretato. Ad iniziare dai tempi lunghi di produzione del commento, che più che coincidere con una maggior meditazione nella concettualizzazione della partitura hanno in questo caso ospitato una serie di sussulti produttivi risultanti in una complessità di gestione del processo di scoring, forse tra le più pronunciate nella carriera del compositore. Poi il sillogismo che lega il ritorno del musicista in ambito epico ad un nuovo stato di grazia formale non sarebbe necessariamente scaturito prendendo atto del fatto che il film di Zemeckis in renderizzazione digitale, proprio perché successivo all’entusiasta e iniziatrice prova de la Mummia sommersiana e alla definente ripresa di Van Helsing (senza contare l’embrionale proposta del côté d’avventura in costume di Siegfried & Roy: The Magic Box nel 1999), matura quando le modalità di genere del tratto silvestriano appaiono già ampiamente palesate e forse - anche alla luce dei precisi riferimenti di Zemeckis allo score sul cacciatore di vampiri ritratto da Sommers - accusanti un certo logorio di frequentazione.

Proprio la tavolozza armonico-melodica di Van Helsing, intarsiata dalle asperità sinistre de Le verità nascoste, dà la misura della partitura di Beowulf, vera e propria ibridazione delle due precedenti prove il cui principale reagente è da ricondurre ad un scrittura orchestrale aspramente sonante, abrasiva e concentrata. L’alto tasso di ottoni propellenti e di archi sferzanti, incardinati sull’impalcatura battente dell’abbondante parco percussionistico, denunciano una propensione alla vigorosa marzialità di scrittura del peplum anziché ai floridi trattamenti sinfonici del fantasy contemporaneo. La dichiarazione d’intenti è nel tema portante predisposto per Beowulf, che apre lo score in “Main Title”, subito destinato a reggere centralmente l’epos virile del testo: nove note affidate alla solennità dei corni su scorta di uno staccato corale d’intaglio morriconiano, regolate da una processione melodica tipicamente silvestriana che ne garantisce la massima duttilità narrativa. Nella successiva “First Grendel Attack” è presentato il materiale musicale di controparte al personaggio principale, steso per il mostro Grendel e affermato sostanzialmente dalla combinazione archi/coro nel ritrarne l’angosciante disperazione di abnorme reietto. “What We Need Is A Hero” introduce prepotentemente il personaggio principale nella storia e il main theme a lui associato, che in “I’m Here To Kill Your Monster” guadagna una reiterazione di strutturazione sistematica con entrata a canone per corno francese e trombone particolarmente valida nell’affrescare il tono araldico dell’ambientazione. I due brani, all’ascolto svincolato dalle immagini, contribuiscono ad un crescendo sbrigliato in ultimo nelle prime pagine rappresentative del corpus action preparato dal compositore per il film, quelle di “I Did Not Win The Race”, coincidenti con uno dei rari flashback della filmografia zemeckisiana e certificante, sin dall’apertura rózsiana con l’accentuata figura marciante per pianoforte/cori/ottoni, quell’immanente piglio da “sword and sandal” caratterizzante l’intera composizione. Prima di risolvere il brano su una sognate pagina per arpa e coro il compositore anticipa rapidamente il fulcro motivico del materiale d’azione, un procedimento non dissimile da quello improntato per il sequel de La Mummia. Come concretizzava infatti in “Evy Kidnapped” il tema spiccatamente avventuroso della saga egizia, Silvestri sdogana qui le sette note della frase preposta a corroborante eroico del protagonista in “Second Grendel Attack” (estratto che tra l’altro sembra autorizzare l’unica speculazione in riferimento ad una possibile influenza del lavoro di Howard Shore per Il Signore degli Anelli sulla partitura, vista la fugace assonanza di alcune battute con il tratto shoriano).

Con il coro a bocca chiusa di “I Am Beowulf” (la traccia più aderente alla premiere spagnola) si apre idealmente la seconda parte dell’album rappresentativo dello score, contrassegnata dal passaggio di consegne della spavalda fanfara per il protagonista ad una composizione maggiormente meditativa ed elegiaca. Il cambio di tono del film e del commento sono evidenziati dall’infittirsi di un temperamento crepuscolare nella scrittura, cui contribuisce enormemente l’introduzione dell’ambigua cellula motivica ideata per la madre di Grendel. Fortemente debitorio del Jerry Goldsmith di Basic Instict ma altrettanto benefico nei confronti del personaggio destinatario, il motivo per arpa monopolizza “The Seduction”, quasi una seconda versione dell’altrettanto sensuale e instabile “Forbidden Fruit” da Le verità nascoste. Ad interrompere brutalmente la concentrazione drammatica di “King Beowulf”, “Full Of Fine Promises” e della particolarmente intensa “He Has A Story To Tell” (con uno dei migliori saggi d’orchestrazione mirata offerti dalla selezione discografica) è “Beowulf Slays The Beast”, estratto dal climax adrenalinico del lungometraggio e dichiaratamente segmento esemplare delle difficoltà affrontate dal compositore nel confrontarsi con l’impetuoso progetto sonoro dell’opera. Indicativo, a tal proposito, come dopo una rocambolesca vetrina del motivo eroico Silvestri a 1’50” inneschi un pattern elettronico punteggiato dalla deflagrante gestione ritmica delle percussioni, senza però trovare coerenza formale e dotare di compiutezza autonoma un brano oltremodo variato nel blocco conclusivo (non presente su disco).

Con l’espiazione e la morte di Beowulf (“He Was The Best Of Us”) lo spartito volge al termine sostando fatalmente sull’ambiguità del tema della madre di Grendel e apponendo così una chiusura incerta e sospesa, inedita tanto al cinema di Zemeckis quanto alle strutture silvestriane. E anche per questo di notevole effetto.
L’interpretazione ballad di Idina Menzel del secondario tema elegiaco associato a Beowulf (“A Hero Comes Home – End Credit Version”) cala infine il sipario, lasciando spazio all’attestazione di un risultato di robustissima professionalità, frequentemente fregiato di interventi al di sopra della media, ma anche lontano dalle citate, pregresse vette epiche raggiunte dal musicista newyorchese. L’estrema stringatezza del trattamento sinfonico, così come l’insistenza ad oltranza di alcuni episodi ritmici, sembrano testimoniare le problematiche di una musicazione in continua compensazione con un’eccedenza del visivo (il performance-capture unito al 3D) e in competizione con l’esuberante extra-campo sonoro. Le formalità che lo scenario storico di riferimento aveva forse pronosticato si riducono agli interventi monodici di Robin Wright Penn (“Gently As She Goes”, “A Hero Comes Home”) di collocazione diegetica in temperamento di musica cortese (alla stregua delle musiche di corte, rimaste inedite) e alla breve digressione di stampo modale che intarsia le ultime battute di “I Am Beowulf”. Di nuovo dunque Silvestri ha scelto la strada del bisogno filmico, senza cedere alle velleità di genere che magari avrebbero messo in ridondanza il già delicato sistema sonoro del testo. Come in Contact – dove alle sirene del vocabolario fantascientifico di grande impatto il compositore aveva risposto aderendo con discrezione all’iter intimo dei personaggi – la musica in Beowulf stenta a vivere lontano dalle immagini. E per quanto sia forse destinata a rimanere fuori dall’élite delle migliori prove del connubio Silvestri-Zemeckis, l’apporto al fotografico rimane votato a quella coscienza di equilibrio scrupoloso che continua a determinare la forza del duo.

lunedì, febbraio 04, 2008

MUSIC & TATTOO...

RIPORTO QUI DI SEGUITO UN CONTROVERSO ARTICOLO APPARSO SU "HOT" DI QUALCHE TEMPO FA, SUL LEGAME TRA IL MONDO DELLA MUSICA E QUELLO DEI TATUAGGI...


A discutere di tatuaggi e musica si ha una e una sola certezza: quella di finire col dire delle banalità. Sia che uno la prenda alta - e ragioni di naturale intersezione di due sottoculture unite dal bisogno di segni di riconoscimento forti (dico per dire: in realtà pagine di un certo spessore sul senso arcaico dei tatuaggi e come questo riverberi nelle sottoculture del dopoguerra lo trovate sul classico Sottoculture: il fascino di uno stile innaturale di Dick Hebdige) - sia che uno la prenda bassa, e si limiti a fare la conta delle molte star che hanno decorato in maniera più o meno indelebile il proprio corpicino. Perchè è vero che c’è più di un segnale a indicare come i due mondi - quello della musica, specie se "rock" in qualunque sua variante, e quello dei tatuaggi - abbiano numerosi punti di contatto, ma allora anche la birra, e perchè allora non fare un pezzo su musica e birra? (ops, meglio non dirlo troppo forte, o il mese prossimo...).

Breve riflessione preliminare. Il tatuaggio segna in genere un’appartenenza profonda e (si presume) duratura a qualcosa: uno stile, un linguaggio, un ideale. Quando rimanda a gruppi o simboli della scena musicale, il senso di apparenenza diventa atto di fede o addirittura vera e propria scelta di vita, anche in virtù dell’indelebilità del tatuaggio (contrapposta alla volubilità che è in genere, invece, connaturata ai gusti musicali). Inoltre, trattandosi alla fine dei conti di un "logo", il tatuaggio scopre con molto anticipo qualcosa che per noi è ormai esperienza quotidiana: la possibilità di veicolare messaggi anche articolati e complessi attraverso piccoli segni visivi immediatamente riconoscibili e facilmente decodificabili. Se ti tatui la mortecicca coi capelli fiammeggianti degli Exploited (un tatuaggio bicolore, nero e rosso, abbastanza in voga negli anni passati tra i teenager punk-estremisti americani nonostante l’ormai veneranda età anagrafica della band) è probabile che le vecchiette si scansino al tuo passaggio, ed è probabile che al di là del "riconoscersi" con gli altri fan degli Exploited fosse proprio quello l’effetto che volevi ottenere. Se invece, come il mio amico Nonci, scegli di decorare il tuo bicipite destro con la supernova che stava nella copertina interna di Marquee Moon dei Television, il novantanove per cento delle persone che incontrerai vedrà solo una patacca gialla fatta a spirale: ma con quell’uno per cento che invece coglierà la citazione saprai istantaneamente di poter condividere un mondo che non è solo estetico o di raffinati ascolti musicali...

Ci sono ovviamente dei "logo" che ricorrono più spesso di altri sulla pelle, e che anche per questo - cioè per la loro semplicità ed efficacia - hanno assunto con il tempo un significato speciale per chi decide di fregiarsene. I due universalmente più diffusi li si ritrova, inevitabilmente, in mezzo ad una babele di ragni, teschi ed altri segni, sul corpo del modello inarrivabile per chi coniuga l’interesse per il rock con quello per i tatuaggi: Henry Rollins. Vocalist nella prima metà degli anni Ottanta con i Black Flag - capostipiti della scena punk-harcore "impegnata" losangelena - e poi da solo con la Rollins Band, Henry Rollins è una delle figure più intense e dolorose, e al tempo stesso energetiche e politicamente interessanti, prodotte dalla gloriosa stagione dell’hardcore statunitense. Sul corpo di Rollins - che nelle interviste parla di tutto, ma pare non ami dare spiegazioni sul significato dei propri tatuaggi - spicca il semplicissimo e geniale logo dei Black Flag: quattro bande nere verticali leggermente sfalsate l’una rispetto all’altra che - mi ha spiegato sempre il mio amico Nonci, che non si è fatto mancare nemmeno quella - altro non è se non il disegno stilizzato di una bandiera nera che sventola mossa dal vento... Raramente il rock ha prodotto un logo di maggiore eleganza e capacità evocativa (anche se non conosci i Black Flag e la loro musica): siamo sullo stesso livello dello swoosh della Nike, per dire, anche se le implicazioni di marketing sono evidentemente differenti.

Comunque: la bandiera nera dei Black Flag in materia di tatuaggi è ormai un "classico", un simbolo che resiste - negli anni - sulla pelle di un sacco di gente. Come pure un altro logo piuttosto noto, anche questo presente sul corpo di Henry Rollins: l’omino stilizzato con un punto al centro del cerchio che gli fa da testa. Il disegno a quanto pare riprende una pittura rupestre preistorica (un geroglifico "olmec" o "toltec", si scopre facendo due ricerche in internet), ed è stato adottato a partire dalla prima metà degli anni Ottanta dal collettivo "industrial" berlinese Einsturzende Neubauten, quelli la cui strumentazione live - per un breve ma intenso periodo - comprendeva anche martelli pneumatici e seghe circolari. Per estensione, l’azzeccatissimo omino divenne in breve simbolo ufficiale e tatuaggio d’elezione di tutta la generazione industriale, superando di gran lunga l’altro logo allora di moda tra gli industrialisti più vicini all’esoterismo: il teschio con la croce a tre braccia simbolo degli Psychic TV e del Tempio della Gioventù Psichica di Genesis P.Orridge (e non dimentichiamoci pure - è proprio roba da cultori - il fulmine dei Throbbing Gristle, precedente incarnazione rumorista di Orridge: pure quello capita ancora di vederlo su qualche avambraccio).

Uno dice: ma allora sono solo il punk, il metal o l’elettronica industriale ad aver lasciato il segno nel mondo dei tatuaggi? In realtà pare proprio di no. Un gruppo (non-tatuato!) che gode di un incredibile ed in certa misura inspiegabile culto all’interno di certe frange della comunità dei tatuati (in realtà spiegabile, trattandosi di derive "emo" della comunità originariamente hardcore) sono ad esempio The Smiths. Senza andare tanto lontano, guardate il bassista dei torinesi Disco Drive, Andrea: all’interno dell’avambraccio destro ha una grossa scritta in caratteri gotici "handsome devil" (come la canzone omonima che sta su Hatful Of Hollow). E molti altri tatuaggi in tema - non belli e difinitivi come quello di Andrea, va detto - li trovate in una pagina dedicata del sito indie-porn irlandese supercult.com (il cui webmaster Chase Lisbon compariva anche nel videoclip di Irish Blood, English Heart di Morrissey). Ah, e se non l’avete mai fatto, magari buttate anche un orecchio all’album dei Rolling Stones che da il titolo a quest’articolo: tranne il titolo e la copertina in stile Panorama/Espresso non c’entra niente col tema qui dibattuto, ma Start Me Up non si discute...

venerdì, febbraio 01, 2008

OUR ROOTS OUR PRIDE...


ULTIMO GIORNO LAVORATIVO DELLA SETTIMANA (PER VOI) E ULTIMO POST FINO A LUNEDI'.
BELL'ARTICOLO DEDICATO ALLA COMPILATION HC USCITA DI RECENTE...
SEE YA!

p.s. : PER IL WEEK END VI CONSIGLIO : S.D.E. LIVE STASERA ALL'AURORA E S'AGAPO' DOMANI...
QUATTROASSI COME BACK 4 JAMI...
In primis, perché esce quasi in contemporanea con la versione italiana del documentario American Hardcore, un’opera che da una parte ripercorre in maniera toccante le origini e l’apice della scena hardcore mondiale, dall’altra si crogiola nel dichiarare morto lo spirito della scena con il finire del glorioso decennio, così da inficiare gli sforzi di tutte quelle persone che da allora si sono fatte il cosiddetto mazzo per portare avanti (con alterne fortune e più o meno encomiabile attitudine) quei valori e quegli ideali.
In secondo luogo, perché siamo reduci da un periodo di ristampe che hanno scandagliato in lungo e largo l’indimenticabile prima ondata italiana, quella dei vari Raw Power, Negazione, Declino, Crash Box, Indigesti e chi più ne ha più ne metta, ma che hanno anch’esse fermato le lancette alla fine degli anni Ottanta, ovverosia al termine del primo (e in qualche modo irripetibile) slancio creativo.
In realtà, mi permetto di dissentire in qualche modo da questa visione categorica delle vicende e degli accadimenti. Non tanto perché errata in via di principio, quanto perché viziata da una sorta di “mood” nostalgico proprio più dell’universo rock cui l’hardcore si opponeva che dello spirito iconoclasta e creativo dei pionieri dello stesso.
In realtà, più che finire, la scena mutò e in qualche modo si definì/spostò, così che venne ineluttabilmente meno parte della varietà iniziale, con la conseguente codificazione di un linguaggio che via via finì per stabilizzarsi e (purtroppo) livellarsi. Eppure al contempo si innescò una nuova reazione a catena, che portò nel decennio successivo alla nascita di moltissime realtà, tutte volte a riaccendere la fiamma e a proseguire quanto iniziato dalla generazione precedente.
Al di fuori di ogni discorso accademico sulla fedeltà ai principi originari e sulla validità delle nuove strade intraprese, resta indubbio che le nuove leve misero anima e corpo nella creazione di una nuova scena e fecero del tutto per non sfigurare di fronte ai predecessori.
Questa raccolta, dicevamo, ripiana in qualche modo la situazione e riporta in vita alcuni delle migliori espressioni di quel periodo: Growing Concern, Think Twice, Open Season, Maze, Creepshow e Reality. Quello che accomuna queste band è la scelta di abbracciare una filosofia positiva che prende spunto dall’originario movimento straight-edge e ne attualizza il messaggio, così da allargarla a ogni aspetto della vita quotidiana e della crescita personale. In breve, l’hardcore non viene utilizzato come mera espressione di ribellione e di guerra alla società, ma anche come tappa dell’evoluzione individuale, come scelta di seguire valori positivi e di fare la propria parte per migliorare la società, come volontà di utilizzare un approccio mentale costruttivo e non meramente “contro”.
Perfetta sotto questo profilo la scelta di corredare il booklet con i testi dei brani e brevi dichiarazioni da parte di alcuni dei protagonisti, così da rendere accessibile anche a chi non era presente allora il pensiero e l’attitudine di quelle formazioni.
Ovviamente, ciascuno resterà della propria opinione, ma sarebbe davvero cosa sciocca fare come chi asserisce che il rock è morto negli anni Settanta. L’hardcore in fondo non potrà mai realmente morire, visto che non è uno stile musicale ma un modo di porsi nei confronti della vita: se così non fosse, sarebbe davvero futile continuare a scriverne nel 2008.